La notizia era nell’aria, è arrivata l’ufficialità: Jurgen Klinsmann non è più il ct della nazionale degli Stati Uniti. Il tedesco paga di certo il pessimo inizio nell’Esagonale, il girone finale di qualificazione ai Mondiali 2018 della zona Concacaf. Due sconfitte su due, entrambe a loro modo storiche: prima la vittoria del Messico a Columbus (2-1 con la rete nel finale di Marquez), in uno stadio considerato una sorta di fortino inespugnabile dagli States, poi l’umiliazione in Costarica (4-0) in una delle serate più amare della storia recente del calcio a stelle e strisce. L’avventura da ct degli Usa è durata 5 anni e 4 mesi, il bilancio totale parla di 55 vittorie, 16 pareggi e 27 sconfitte in 98 partite.
I margini per recuperare ci sono tutti (mancano otto partite e si qualificano le prime tre, con la quarta costretta agli spareggi intercontinentali), probabilmente lo stesso Klinsmann sarebbe riuscito nella rimonta tanto è il divario con alcune delle altre cinque partecipanti. Ma la Federazione ha preferito agire subito, concedendo al futuro ct (si parla con insistenza del ritorno di Bruce Arena) diversi mesi prima dell’esordio ufficiale che avverrà a marzo, nella sfida da vincere a tutti i costi contro Honduras. Una scelta condivisibile, considerato anche che l’aria attorno al tecnico tedesco era diventata pesantissima. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata probabilmente la sconfitta in Guatemala, lo scorso marzo, nella fase di qualificazione precedente, un k.o. che ha messo sulla graticola l’ex allenatore del Bayern. Che, fino a qualche mese fa, poteva almeno contare su diversi punti a favore: il buon Mondiale in Brasile (eliminazione agli ottavi, a testa altissima), la Gold Cup del 2013 e esaltanti vittorie in amichevole contro delle big del calcio mondiale (storiche le vittorie in Germania e Olanda oltre a quella con l’Italia nel 2012). Ma gli ultimi due anni sono stati un calvario anche sotto questo punto di vista: gli USA hanno disputato in casa sia la Gold Cup 2015 che la Copa America del Centenario 2016, rimediando due pessime figure (sconfitte in semifinale contro Giamaica e, di goleada, contro l’Argentina). Fallendo anche la qualificazione alla Confederations Cup 2017, ritenuto obiettivo primario.
Risultati a parte, Klinsmann finisce per pagare d’un colpo una considerazione del campionato locale pari a zero. Nel corso degli anni l’ostracismo verso i giocatori che si mettevano in luce in Mls è diventato quasi ridicolo. L’andazzo fu chiaro sin dalle prime convocazioni, i “casi” si sono succeduti nel corso degli anni. Clamoroso fu quello che riguardò Landon Donovan: quello che da molti, a ragione, è considerato come il più grande calciatore nella storia degli Stati Uniti, fu clamorosamente escluso, all’ultimo momento, dalla lista dei convocati per i Mondiali 2014 in Brasile. Donovan, a 32 anni, fu ritenuto non in grado di essere tra i 23 della spedizione americana nonostante un’annata (chiusa tra l’altro col titolo in Mls) più che positiva con la maglia dei Los Angeles Galaxy. L’avventura in nazionale di Donovan terminò in quel momento, a fine anno arrivò poi anche il clamoroso ritiro dall’attività agonistica. “Capitan America” è tornato a giocare da 3 mesi, ha contribuito al buon finale di 2016 dei suoi Galaxy, ma quell’esclusione brucia ancora, tantissimo.
Il caso di Donovan è il più famoso, ma si possono segnalare altre situazioni simili: Benny Feilhaber, ad esempio, lo scorso anno andò allo scontro frontale con l’ormai ex ct. Nonostante una stagione ad altissimi livelli con gli Sporting Kansas City, il centrocampista fu escluso praticamente sempre dalla lista dei convocati: cominciò una diatriba, anche via social, a distanza, chiusa da un’eloquente risata, tramite emoticon, di Feilhaber dopo le “spiegazioni” tecnico-tattiche di Klinsmann che non fu di certo tenero nel difendere le sue scelte. Altri casi emblematici sono quelli di Dax McCarty, polmone e simbolo dei New York Red Bulls, e Matt Hedges, centrale dei Dallas FC, quest’anno premiato come miglior difensore della Mls (ma da anni è ritenuto uno dei più affidabili) e che a 26 anni può contare solo una presenza in nazionale. In amichevole, 18 minuti contro Panama.
Insomma, Klinsmann ha contribuito poco, pochissimo, alla crescita del livello medio del calcio a stelle e strisce. E per un ct, che tra l’altro col rinnovo del 2013 fu nominato anche direttore dell’area tecnica della federazione, è gravissimo. Ha visto il campionato locale, in costante crescita anche tecnica, proprio come lo vede un appassionato europeo medio, una sorta di torneo semi-dilettantistico. Considerazioni non accettabili per chi ricopre ruoli tecnici di questo spessore. E che forse sono giustificate in personaggi che arrivano dal Medio Evo calcistico e dalla provincia più profonda, come Giampiero Ventura che preferisce convocare panchinari in giro per l’Europa al posto dell’Mvp dello scorso campionato, Giovinco, ma non in un tecnico che si riteneva facesse parte di una nuova generazione e che, anche grazie alla sua carriera da calciatore, ha avuto modo di girare il mondo. Gli USA non rimpiangeranno Klinsmann.