Da anni il nome Cina è sinonimo di potenza emergente, supercolosso economico e nazione che sta vivendo uno sviluppo senza precedenti. Nello sport l’occasione per mostrare i muscoli sono state le Olimpiadi di Pechino, un’orgia di medaglie per il Dragone. La Cina vuole fare la voce grossa e ci riesce quasi sempre. Quasi. Nel calcio la rappresentativa in maglia rossa non è mai riuscita a compiere imprese, per ritrovare un bel risultato dobbiamo far un salto indietro di dieci anni. Guarda caso in occasione della Coppa d’Asia disputata in casa. Allora fu finale, due anni dopo la storica qualificazione ai mondiali nippo-coreani, da lì in poi il buio (esclusa la vittoria in East Asian Cup del 2010, ma comunque non parliamo di un alloro così importante).
Stavolta la musica sembra essere cambiata. Due partite, due vittorie e qualificazione ai quarti nel taschino con una gara d’anticipo. Dopo la vittoria sull’Arabia Saudita, gli uomini di Alain Perrin raccolgono lo scalpo dell’Uzbekistan, che ben aveva figurato contro i nordcoreani. La Cina passa come prima del girone, lasciando sauditi e uzbeki a scannarsi per il secondo posto. Il gara finale contro la Corea del Nord sarà più affascinante per i collegamenti politici che non per la partita in quanto tale.
La Cina prende subito in mano le operazioni ma non il tema tattico non è dei più creativi. Palle buttate in mezzo un po’ alla “Spera in Dio”, la qualità non abbonda di certo al momento dell’ultimo passaggio. Il portiere uzbeko Ignatiy Nesterov lavora bene, soprattutto in uscita, il suo collega Wang Dalei invece capitola dopo 22 minuti. Tiro di Ahmedov che trova una deviazione decisiva, con la palla che conclude la propria corsa all’nagolino destro. La squadre di Qosimov è avanti e dieci minuti prima dell’intervallo potrebbe pure raddoppiare con un calcio piazzato da buona posizione che Ahmedov scarica sulla barriera. Le cose non si fanno facili per la Cina, ma nel secondo tempo il gruppo di Perrin dimostrerà tutte le sue energie, fisiche e nervose.
Il pareggio arriva dieci minuti dopo il rientro in campo, ci pensa Wu Xi. Il tema tattico cinese è sempre lo stesso, la difesa uzbeka però stavolta non sbroglia bene e Wu – appostato vicino al dischetto, piazza nel sacco il pallone del pari. Radhidov, entrato nella ripresa, mette alla prova Wang con un tiro da posizione defilata, ora entrambe le squadre cercano un gol che vorrebbe dire qualificazione ai quarti di finale. Posta in palio altissima dunque, è qui che si vede di che pasta è fatto un gruppo.
Al 66esimo entra Sun Ke al posto di Gao Lin, un cambio che muterà la storia di questa partità. Al nuovo entrato bastano due minuti per farsi spazio nella difesa avversaria prima di far partire una conclusione di destro che batte il portiere. C’è una deviazione anche in questo caso. Zhang Linpeng a un quarto d’ora dal termine potrebbe mettere in cassorte i tre punti ma spreca un’occasione ghiotta. La Cina legittima il passaggio del turno chiudendo in avanti e ottiene quei quarti di finale che mancavano dal 2004. Di quella storia abbiamo già parlato, riuscirà la Cina a scriverne un’altra?