Udite udite, l’Amburgo sembra per la prima volta da anni in grado di salvarsi senza eccessivi patemi e mantenere il proprio posto in Bundesliga. Gli anseatici, rinati sotto la guida dell’emergente Zinnbauer, hanno centrato la terza vittoria consecutiva tra le mura amiche. L‘Imtech Arena può quindi diventare una sorta di fortino? È ancora presto per dirlo in realtà, ma ad oggi ci sono diversi segnali confortanti: L’HSV ha affrontato in casa dopo il cambio di tecnico Bayern Monaco, Eintracht Francoforte, Bayer Leverkusen, Werder Brema e Mainz. Il grande cambiamento si era già avvertito nel primo di questi match, con una gara fatta di cuore e sudore, in cui gli uomini di Guardiola non erano quasi mai riusciti ad essere veramente pericolosi. Contro l’Eintracht è arrivata una sconfitta benchè la squadra avesse retto molto bene, ma va puntualizzato il fatto che essa sia giunta a seguito di quello che al bar definiamo “Gol della Madonna” di Lucas Piazon su punizione all’ultimo secondo. Dal match contro il Bayer Leverkusen, l’Amburgo ha aperto una strada che è passata attraverso la vittoria nel Nordderby e il colpo contro il Mainz.
La scelta di Zinnbauer, alla luce dei risultati, pare avere un senso molto preciso. L’Amburgo veniva considerato dai propri tifosi una squadra senz’anima, che nella scorsa stagione contava tra i propri effettivi ben pochi giocatori “mit der Raute im Herz” o, traducendo il concetto, con il rombo dello stemma della squadra nel cuore. Forse Diekmeier e Westermann, uomini senz’altro legati alla squadra ma tecnicamente tutto fuochè fenomeni. Inoltre quelli che dovevano essere i trascinatori e i giocatori di maggior prestigio come Jansen, Van der Vaart o Adler, si erano resi protagonisti di una stagione terrificante. La rinascita con Zinnbauer avviene attraverso la promozione di un cospicuo numero di giovani dall’Under23, tutti in grado di portare attaccamento alla maglia e di lottare in parte con l’orgoglio di far parte dell’Amburgo, in parte con la forza dell’entusiasmo che solo dei ragazzini possono garantire. Bel lavoro, Joe, ma la strada è ancora lunga. Senz’altro, però, il pubblico anseatico è tornato allo stadio con rinnovato entusiasmo dopo la terribile stagione terminata con lo spareggio a Fürth.
Segnali di speranza per il Borussia di Klopp, ma le vittorie ottenute restano ancora fin troppo risicate per una squadra che si era imposta mondialmente e che ancora fa bella figura in Europa. Com’è possibile che i gialloneri si ritrovino nella zona calda della classifica? Molte, troppe le teorie possibili. In primis, forse, l’aver sottovalutato la partenza di uno come Lewandowski, capace di segnare con occhi bendati e gambe e piedi legati. La sua partenza non ha portato linfa nelle casse della società della Ruhr, mentre a sostituirlo sono arrivati Ciro Immobile, reduce da un ottimo campionato a Torino, e Adrian Ramos, buon attaccante dell’Hertha Berlino. Sono sufficienti questi nomi a non far sentire la mancanza del polacco? Difficile, veramente difficile a dirsi. Certo è che Immobile, benchè non piaccia alla critica, i suoi gol li fa, e Adrian Ramos giochi sempre delle prestazioni discrete. Eppure, secondo molti, il problema risiede qui, nell’attacco che non riesce a pungere a sufficienza in Bundesliga. E le sirene di mercato su Reus possono influenzare il rendimento del giocatore e la serenità di tutta la squadra? E il riacquisto di Kagawa, in fondo, quanto serviva? E il reintegro di Gündogan, dopo più di un anno d’inattività, riconsegnerà il giocatore tanto ammirato due anni fa?
Troppo difficile e caotico riuscire a trovare una risposta sicura a tutte questo domande. Ed è forse per questo che Klopp e i suoi uomini sono in crisi.