“Solo per la maglia”, spesso i tifosi usano queste parole per esprimere il proprio legame con la squadra in un’era nella quale i giocatori bandiera latitano, le proprietà cambiano a velocità razzo e pure gli stadi cambiano nome a seconda degli sponsor. I sostenitori della Steaua Bucarest non hanno neppure il nome della squadra come certezza.
Sembra incredibile, ricordiamoci che stiamo parlando di un club di grande tradizione, ma la Steaua Bucarest si ritrova senza simbolo, nome e colori sociali. Facciamo un passo indietro, il famoso club rumeno è stato per anni considerato la squadra dell’esercito da qui il nome Steaua, “Stella“. Tale nome e il simbolo sono stati dichiarati illegittimi dalla corte suprema rumena e il risultato ha dell’incredibile.
Arriviamo alla stringente attualità, ieri – in occasione del match casalingo contro il Csms Iasi, lo speaker ha accompagnato l’ingresso dei giocatori con queste parole: “Ecco i campioni di Romania”. Basta, il termine Steaua è tabù. Ancora più deprimente la visione del tabellone con il risultato (per la cronaca, la “Non Steaua” si è imposta per una rete a zero), recante la scritta “Padroni di casa”.
Ma non è finita uiì. Il club fondato nel 1947 non ha neppure sfoggiato la classica maglia rossoblù, in favore del kit giallo utilizzato come divisa da trasferta in questa stagione. A concludere il desolante quadretto pure una toppa a “cancellare” lo stemma societario. Più che la Steaua Bucarest, un gruppo di amici al campo da calcetto. Una situazione surreale, giovedì i rumeni dovranno vedersela contro la Dinamo Kiev in Europa League ma in questo caso potranno presentarsi con il nome di Steaua Bucarest. E poi? Dopo metà dicembre il ministero della Difesa dovrà fare chiarezza per trovare una soluzione.