Zenit – Spartak 0-0 – Piteriani e moscoviti impattano in una partita dalle rare emozioni

 

ZENIT-SPARTAK 0-0 – Zenit-Spartak è la sfida più sentita di Russia. Avete presente Juventus-Inter in Italia? Ecco, l’odio tra le due tifoserie è viscerale. E i giocatori in campo questo lo sanno. E lo sentono: prendete la zuffa che si accende in un’area di rigore al 40′ dopo che l’arbitro ha giustamente annullato un goal di Fayzulin per fuorigioco di Rondon, che si trovava sulla traiettoria del pallone. Ecco: questo è il simbolo di una gara tesa, con uno Spartak che alla fine deve essere soddisfatto dello 0-0 ottenuto, in quanto trattasi della prima squadra a non perdere contro lo Zenit, vera schiacciasassi nelle prime otto giornate di RPL.

Non è stato sicuramente uno Zenit-Spartak indimenticabile. Tutt’altro: l’occasione del 40′ è, insieme ad un palo di Jurado in contropiede al 20′, l’unico avvenimento degno di nota della prima frazione di gioco. I ragazzi di Villas Boas attaccano, quelli di Yakin attendono l’avversario e vanno in ripartenza. Tattica efficace, che permette quanto meno di non soffrire. E poi, magari, il gollettino ci scappa anche, come al 50′, quando Dzyuba insacca un cross di Promes: anche questo, però, è giustamente annullato per fuorigioco. La partita procede nel nulla cosmico, all’80’ Hulk cerca la botta dalla distanza ma Rebrov blocca a terra senza alcun problema. L’occasione più importante per lo Zenit è al 94′, quando Garay di testa sugli sviluppi di un corner per poco non diventa eroe di un’intera città. Quel poco è identificabile in pochi centimetri, esattamente di quanto la palla finisce a lato della porta di Rebrov, che tira un sospiro di sollievo.

Finisce in un pareggio, tutto sommato giusto. Ci si aspettava qualcosa di più, da entrambe le squadre. La tensione, e la Champions in programma in settimana per lo Zenit, hanno fatto sentire il loro peso.

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Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.
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