VILLARREAL-RAYO VALLECANO 4-2 – Remontadón del Villarreal che va sotto di due reti ma si aggiudica comunque l’incontro con il Rayo Vallecano, contro cui ha inanellato la sesta vittoria consecutiva (13 reti negli ultimi tre scontri diretti). Si tratta della terza volta che recupera due gol in massima serie agguantando i tre punti, era successo solamente contro l’Atlético Madrid nel 2005 (3-2) e nel 2007 (3-4). Coincide inoltre con la vittoria numero 250 di Marcelino come allenatore – la numero 35 su 70 gare con il Sottomarino giallo. La formazione di Vallecas invece si fa rimontare per la terza volta due reti di vantaggio chiudendo poi a secco, non accadeva dal ’99 contro il Real Madrid. Mentre la situazione di classifica inizia a farsi pesante, dopo quattro giornate non ha ancora provato l’ebbrezza di un successo, e le uniche due volte in cui è rimasto a secco dopo 360 minuti è poi retrocesso, ovvero nel 1995/06 e nel 2001/02.
La prima partita sul nuovo terreno del Madrigal vede Marcelino mischiare le carte ancora una volta, schierando un undici nuovamente inedito. Se si presumeva la presenza di Adrián Marín – ormai titolare fino al ritorno di Jaume Costa ma risparmiato in Europa per dosarne l’acerbezza – e di Espinosa con conseguente spostamento di Chéryshev in attacco, in pochi avrebbero scommesso su Rukavina, preferito a Mario, e su Uche, che giovedì scorso aveva lasciato il Borussia-Park in barella, con l’esclusione di Vietto e non del russo in prestito dal Real Madrid. Paco Jémez risponde con un 4-2-3-1 con Kakuta, Alberto Bueno e Licá a ridosso di Leo Baptistão. Manca Aquino, sostituito da Licá, in quanto la presenza del messicano, in prestito proprio dal Villarreal come Jonathan Pereira, costerebbe 100 mila euro al club madrileno in virtù di una clausola deterrente a schierare il calciatore contro il club di appartenenza.
Appare chiaro fin dai primi minuti che è il Rayo, come spesso accade da qualche anno a questa parte in Liga, a detenere le chiavi del centrocampo: il 4-2-3-1 permette una superiorità numerica in quella zona di campo rispetto al 4-4-2 di Marcelino e gli ospiti iniziano a macinare gioco. L’atteggiamento degli uomini di Paco Jémez è aggressivo e propositivo, le ali si allargano per fornire la massima ampiezza possibile e la squadra guadagna metri con scambi veloci e verticali. La manovra diventa più avvolgente col passare dei minuti finché arriva un uno-due che vede gli ospiti condurre la gara. In entrambi i casi l’azione parte dalla fascia destra con un traversone: prima Kakuta taglia dalla sinistra verso il centro, anticipando Rukavina di testa, e poi è Baptistão a inserirsi tra i due marcatori diretti a trovare lo spazio per concludere, con Alberto Bueno a ribadire in rete sulla respinta di Asenjo. Lo 0-2 è la scossa che serviva agli uomini di Marcelino per iniziare a carburare, e non bisogna aspettare l’intervallo per vedere la reazione. Il Submarino sfrutta un calcio piazzato per accorciare le distanze: Uche accorcia il campo creando lo spazio per gli inserimenti alle sue spalle, stoppa e innesca Chéryshev sul cui tiro si avventa Espinosa che segna la sua prima rete in Primera. 1-2. Da qui è tutt’altra squadra, e pochi minuti dopo Uche sfiora il pari: la difesa sbaglia la trappola del fuorigioco, lui scatta sul lancio lungo, si libera di Cristian Álvarez con un sombrero e tira al volo, ma la sfera si stampa sul palo.
La ripresa ricomincia all’insegna del Rayo ma stavolta il Sottomarino sa come disinescare la manovra degli avversari, la mossa vincente è aggredire il possesso palla con un pressing a tutto campo che mandi in tilt una squadra con un tasso tecnico inferiore. Proprio così i rayistas non riescono più a far girare la palla, perdendola in fase di costruzione – vale a dire scatenando i contropiedi dei padroni di casa – o costringendo il portiere a tentare passaggi spericolari – Paco Jémez aborre il rinvio. E infatti è Cristian Álvarez a salvare i suoi in almeno un paio di occasioni, sempre su Uche, prima su un tiro ravvicinato poi su un colpo di testa, senza poter far nulla su una chiara chance sui piedi di Chéryshev, che imbeccato da Espinosa, butta incredibilmente a lato. A questo punto ci pensa Marcelino a cambiare gli uomini giusti: fuori un Trigueros poco ispirato dentro Jonathan dos Santos; fuori Espinosa, dentro Vietto con spostamento dell’esterno russo al suo ruolo naturale. L’inerzia è ormai invertita, e la conferma arriva quando Musacchio sovrasta Tito e da calcio d’angolo riporta i suoi in parità. Nell’ultimo blocco di gara arrivano il sorpasso e il poker, entrambi con un’azione fotocopia: Jonathan aggredisce e recupera palla, allarga per Chéryshev che serve al centro l’accorrente Vietto.
Alla fine il Submarino riemerge a galla dopo un avvio difficile e si conferma competitiva su tutti i fronti, seppur con limiti di inesperienza e di gestione delle gare, dovuti a un’età media molto bassa. Ma l’immagine che resta più impressa a chi è rimasto all’interno dello stadio fino all’ultimo, è quella del presidente Fernando Roig, che a riflettori spenti scende in campo per controllare lo stato dell’erba appena impiantata in settimana. Questo è il rigore per i dettagli e la programmazione di un club che non vuole lasciare nulla al caso, e i risultati lo confermano.