Lo ammetto, sin dalle prime righe: da tifoso (forse uno dei pochi) in Italia del Krasnodar, non posso non essere contento. I russi passano il turno – in maniera più che meritata, i baschi tornano in Spagna con la coda tra le gambe e la sensazione che era difficile fare di più.
E’ passata la squadra più forte, e ve lo dico con spirito giornalistico, tralasciando l’animo del tifoso. Il Krasnodar -che in Italia molti pseudoesperti confondono con i concittadini del Kuban – è una squadra sconosciuta, e quindi automaticamente associata a “scarsa“. Non è così: all’andata il successo del club di San Sebastian fu un mezzo furto, il ritorno ha rimesso a posto le cose. E’ il successo della programmazione, di un progetto vero e proprio, con giocatori che stanno affermando sempre più le proprie qualità.
Il talentuoso brasiliano Joaozinho, il fortissimo (e sottovalutatissimo) centrale uruguaiano Pereyra, lo “scarto” dello Spartak Ari (e i neroverdi, che lo hanno pagato due noccioline, se lo godono), marchiano una partita perfetta, dominata per tutti i novanta minuti. Merito loro, di chi è sceso in campo, ma anche di Kononov – agevolato dalla folle tattica attendista messa in atto dal collega spagnolo Arrasate – che sta trovando la quadratura del cerchio in una squadra che si preannuncia una delle peggiori – se non la peggiore – tra tutte quelle che si possono trovare in quarta fascia.
Qualunque altra parola è superflua: vi lascio ai video dei goal.