MILITO – Sessanta minuti. Tanto tempo è bastato a Diego Milito per andare segnare nella Primera Division Argentina, dove è tornato quest’anno dopo il fruttuoso periodo trascorso nel Vecchio Continente. La maglia, come dieci anni fa, è sempre la stessa, quella del Racing Club de Avellaneda, club con il quale debuttò e si impose prima di passare al Genoa, prima tappa della carriera europea del Principe.
E anche il gol, come da quindici anni a questa parte, è realizzato sempre nel medesimo modo, da matador dell’area di rigore: Diaz gli offre un cioccolatino, El Principe – mollato dalla maldisposta retroguardia avversaria – stoppa di petto, fa rimbalzare il pallone due volte e poi, con un chirurgico piatto destro, batte Pellegrino in uscita disperata. La gioia viene manifestata con la corsa sotto lo spicchio riservato ai tifosi dell’Academia nel fatiscente Tomaghello e con un bacio alla maglia del Racing, la stessa che l’ha visto crescere come uomo e calciatore. El Principe è tornato. E ha timbrato ancora il cartellino.
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