“Molte sono le cose incredibili, ma nessuna è più incredibile dell’uomo”.
Sofocle
Come sta scritto ne Il Milione, una volta giunto nel Catai Marco Polo disse “E sì vi dico che tra tutti gli signori del mondo non hanno tanta ricchezza quanta ne ha il Gran Kahn solo!”. Kublai Kahn, signore dell’Asia, condottiero della Cina. Ma c’è un altro Kahn famoso. No, non Gengis Kahn che del Kublai fu nonno ma un certo Oliver Rolf Kahn. Vi dice nulla? Io credo proprio di sì. Oliver Kahn, classe 1969, è stato senza alcuna ombra di dubbio uno dei più grandi portieri di calcio di tutti i tempi, nonché il più grande portiere tedesco degli ultimi 20 anni. Dai riflessi d’acciaio come se fosse un supereroe, dalle mani grandi come se fosse il colosso di Rodi, Oliver inizia a farsi le ossa nella squadra locale della sua natìa cittadina tedesca, il Karlsruhe. Incoraggiato dal padre e dal fratello, anche essi calciatori, gioca dapprima come difensore per poi cambiare ruolo (per fortuna!) e diventare portiere delle giovanili dei biancoblù. A soli 18 anni entra nelle file della prima squadra in Bundesliga e per un po’ di tempo, circa due anni e mezzo, è la riserva del titolare Famulla. Siederà come secondo sulla panchina del Karlsruhe fino alla stagione ’90-91 quando diventa titolare inamovibile del club. E’ un periodo splendido per la Germania. E’ prima nei mondiali di Italia ’90 ed ha sotto le sue ali giocatori di tutto rispetto quali Matthaus, Brehme e Klinsmann. Il giovane Kahn decide quindi di cambiare aria, anche lui vuole diventare un mito per la sua nazione.
Nell’estate del 1994 infatti, dopo essersi visto sfumare l’accesso nella finale di Coppa Uefa contro l’Inter con la sconfitta subita ai danni del Salisburgo e dopo aver partecipato come riserva di Illgner ai mondiali di USA ’94 dove uscirà ai quarti contro la sorpresa Bulgaria di Stoichkov, Oliver passa al Bayern di Monaco con cui inizierà una serie di vittorie straordinarie in patria. Guidato dal grande Beckenbauer e affiancato da campioni quali i già citati Matthaus e Klinsmann, Scholl, Papin e Babbel conquista la Coppa Uefa nel 1996 nella doppia finale vinta col Bordeaux (2-0 all’andata e 3-1 al ritorno). Sono i prodromi di un dominio totale in Germania fra campionato e coppe. Vinto lo straordinario europeo di Inghilterra ’96 (anch’esso visto dalla panchina come secondo di Kopke), dall’anno successivo arriva la prima Bundesliga e la Coppa di Lega tedesca (2-0 allo Stoccarda), trofeo conquistato anche l’anno successivo (4-0 allo Stoccarda) dopo la vittoria della DFB Pokal (la Coppa di Germania, 2-1 al Duisburg). Il 1998 è l’anno di un ennesimo mondiale, Francia ’98, dove però anche in questa occasione Kahn non è titolare ma può tranquillizzarsi perché è l’ultima competizione di Kopke con la nazionale, d’ora in poi sarà il portiere d’acciaio di Karlsruhe il titolare della sua Germania.
Il 1999 è un anno invece triste per quanto concerne la sua carriera dal punto di vista europeo. In patria si va a nozze d’oriente, con un altro campionato vinto e una ennesima Coppa di Lega (2-1 al Werder Brema). Fuori dalla Germania invece sarà la clamorosa sconfitta con il Manchester Utd di Ferguson nella finale a Barcellona di Champions League, nei minuti di recupero, a portare un alone di rabbia nella porta di Oliver. Sheringham pareggia al 90° il gol del 1-0 di Basler ad inizio gara e due minuti dopo un gol volpino di Solsjkaer chiude incredibilmente i conti. Kahn perde la Coppa Campioni ad una manciata di secondi dalla fine. Lui però non si arrende, decide che quella coppa un giorno sarà sua. Dopo altre due Bundesliga conquistate più Coppa di Germania (3-0 al Werder Brema) e Coppa di Lega (un pazzesco 5-1 all’Hertha Berlino) nel 2001 arriva come l’incornata di un ariete la Coppa dei Campioni alzata nella calda serata di San Siro dopo i calci di rigore contro il Valencia di Cuper. E saranno proprio i tre rigori calciati rispettivamente da Zahovic, Carboni e Pellegrino e parati da Kahn – gazzelle i palloni, mascelle di leone i guantoni – a farne il Miglior Portiere Uefa dell’anno e l’assoluto protagonista del calcio europeo di quegli anni. Anzi mondiale perché a novembre il Bayern di Hitzfeld acciuffa anche la Coppa Intercontinentale dopo il risultato di 1-0 ai supplementari contro il Boca Juniors ma soprattutto, nel giugno 2002 giunge finalmente il primo mondiale da titolare di Kahn, quello giocato in Giappone e in Corea del Sud. Sotto il pugno di ferro di Voller, la Germania arriva a giocarsi la finale con il Brasile a Yokohama dopo aver subito un solo gol, per altro al 90°, contro l’Irlanda nel girone iniziale.
E’ la miglior difesa del mondiale e Kahn è pronto a parare il mondo quella sera ma davanti a lui questa volta c’è un certo Ronaldo, uno dei più grandi attaccanti brasiliani di tutti i tempi. Con due incornate infila la porta di Oliver (che non è molto in vena di riflessi in quella gara) e la sua Germania perde 2-0. “Non c’è nessuna consolazione, è stato l’ unico errore che io ho fatto in sette partite e siamo stati brutalmente puniti”, sosterrà in una intervista Oliver parlando del primo gol di Ronaldo il cui tiro non viene trattenuto dalle sue mani giganti. Il titolo di Miglior Portiere del Mondiale e dell’Anno non glielo leva nessuno però. Le vittorie con il Bayern non finiscono ma iniziano i primi infortuni di Oliver che lo terranno lontano dal campo per qualche mese. Intanto il Bayern vince ancora nel suo campionato (3 Bundesliga nel giro di 4 anni senza contare altre 3 DFB Pokal e un’altra di Lega Tedesca), fino all’aprirsi, nell’estate 2006 ad un altro mondiale, quello in Germania. Kahn lascia il posto da titolare a Lehmann e vedrà la sua nazionale fortissima guidata dal suo ex compagno di squadra Klinsmann alla mala sconfitta in semifinale contro l’Italia di Lippi. I gol di Grosso e Del Piero allo scadere dei 120 minuti sono un colpo al cuore per Oliver che decide, dopo 12 anni, di lasciare definitivamente la nazionale. Al Bayern invece, dirà addio due anni dopo con un’ottava Bundesliga e una Coppa di Germania (2-1 al Borussia Dortmund con una doppietta del nostro Toni).
Lascia il calcio il 2 settembre del 2008 in una amichevole giocata a Monaco, indossando una maglia con su scritti i nomi dei suoi migliori fan, segni indelebili di un amore che mai avrà fine. Anche a noi sarebbe piaciuto scrivere i nostri nomi sulla sua casacca o sui suoi guantoni d’acciaio, i guantoni di uno dei più grandi portieri di tutti i tempi che sorvegliava i pali come Ercole custodiva Calpe ed Abila, incidendone sulle colonne le parole “Nec plus ultra”, non più avanti. Con Kahn davanti alla porta non si passerà mai.