Italia-Uruguay è la partita della paura: una squadra blasonata lascerà sicuramente il mondiale brasiliano. Partita che si preannuncia una battaglia ma che inizierà in sordina.
Italia che cambia tutto dopo la brutta figura col Costa Rica e imposta un 3-5-2 stile Juve, Uruguay come al solito con Cavani arretrato a pressare Pirlo; ritmi blandi, Uruguay che non spinge più di tanto e Italia che aspetta i suggerimenti delle punte: risultato, nulla o poco più.
Prandelli si inventa un cambio strano, Parolo per Balotelli (forse dettato dal cartellino) e subito arretriamo inevitabilmente; il successivo rosso di Marchisio vanifica ogni tentativo di stare in campo in maniera ordinata, portando alla naturale conclusione, gol su corner e tutti a casa.
La qualificazione si è buttata via sicuramente con il Costa Rica, ma in ogni partita abbiamo messo un tassello per questo puzzle finale; oggi sicuramente molto meglio delle due precedenti uscite, ma non a sufficienza. Questa Italia non ha MAI creato un gioco alternativo al fraseggio, esasperato fin dalla difesa che spesso ci ha messo in apprensione anche in situazioni potenzialmente non pericolose.
Non siamo MAI andati sulle fasce con gli esterni a cercare qualche pallone in mezzo (dopotutto, oggi 2 punte in campo c’erano) e abbiamo tenuto sempre la palla rendendoci prevedibili. Il dato di tiri in porta e occasioni create non lascia molto spazio a interpretazioni…
Siamo NETTAMENTE la squadra che ha corso di meno di tutto il mondiale, vero che abbiamo giocato nelle città col clima peggiore ma oggi c’erano 27 gradi e 50% di umidità…qui si sta peggio eh! Avevamo anche attrezzato una preparazione apposita a Coverciano e mi sa tanto che era sbagliata se il risultato sono 2 cambi su 3 per crampi e non al 90°, a 20 minuti dalla fine.
Prandelli ha probabilmente sbagliato qualcosa nelle convocazioni (come tutti i ct della storia…), ha sbagliato approccio alle gare, lettura delle partite e preparazione all’evento.
Cesare, l’hai perso soprattutto te il mondiale.
Il calcio italiano torna indietro agli anni del dopoguerra, adesso dobbiamo iniziare ad essere contenti per le qualificazioni. Le responsabilità probabilmente sono di tutti gli addetti ai lavori, club italiani in primis che da anni ormai spendono malamente le poche risorse. I tre italiani che hanno giocato una Champions league decente erano all’estero, un altro giovane è appena partito.
Siamo diventati un paese minore esportatore di buoni giocatori e questo calcio ce lo siamo ampiamente meritati, tifosi compresi.