1.Quel grido ‘Pirlo Pirlo Pirlo’ riecheggiante nella foresta pluviale
L’Italia rare volte ha giocato partite a distanze cosi siderali da casa ma mai come questa volta ha trovato tante persone sul posto tifando per lei. Nel ricordo della notte dell’Arena Amazonas, a parte ovviamente il maiuscolo successo sull‘Inghilterra, non possono che restare gli incitamenti forti e prorompenti del pubblico locale, che salvo rarissime eccezioni non ha avuto dubbi nel prendere partito per gli azzurri di Prandelli. Al momento dell’annuncio delle formazioni in campo, ovazioni sovrastanti hanno accompagnato i nomi di Mario Balotelli e Andrea Pirlo, indiscutibilmente i più amati: il primo ha coronato la serata con quella zuccata al 5 della ripresa che fatto letteralmente esplodere il settore A, la parte di stadio occupata dai tifosi azzurri, tra locali e provenienti dall’Italia e dal resto del mondo; Pirlo ha invece scheggiato la traversa negli ultimi istanti dell’incontro, ma come dimenticare quei tre quarti di stadio alzare alto il suo nome nell’aria rarefatta e appiccicosa della notte amazzonica. Già andando verso lo stadio in autobus si notava che ciò era stato annunciato mesi fa sarebbe divenuto realtà: i manauaras, gli abitanti di Manaus, avrebbero tifato proprio per gli azzurri. Sull’avenida Getulio Vargas venditori ambulanti, oltre alle bandiere del Brasile, vendevano anche bandierine tricolori, ma non quelle con la croce di San Giorgio, come a dare già un indizio forte su come si sarebbero comportate le persone del posto. Quindi all’arrivo allo stadio tante maglie azzurre sì, ma indosso a brasiliani del posto, pronti a dare un saluto solidale a tutti gli italiani presenti all’Arena Amazonas. Oltre alle dure critiche sul clima da parte di Hodgson dopo il sorteggio di dicembre, i manauaras hanno deciso in molti di tifare Italia in certi casi per le origini che li legano alla penisola.
2. Caldo
Il clima in effetti è stato ostile, non solo per chi ha giocato ma anche per gli spettatori non locali presenti in tribuna. L’umidità e l’elevata temperatura provocavano una sudorazione simile a quella che si produce durante una corsa anche stando semplicemente seduti. Un altro cartellino giallo che si potrebbe mostrare alla FIFA e ai suoi partner commerciali è il fatto di non aver disposto la vendita di acqua da parte dei venditori ambulanti di bibite, che solamente distribuivano Coca Cola e le birre Budweiser e Brahma. Per ottenere bottigliette d’acqua si era costretti a fare file interminabili e francamente l’impressione è stata quella di una gestione un po’ irresponsabile del caso, perché l’acqua è un elemento essenziale e le condizioni climatiche equatoriali, per chi non vi è abituato, possono produrre disidratazione e scompensi importanti. Il buon senso in questo caso avrebbe probabilmente dovuto indurre persino a una distribuzione gratuita di bottigliette, perché il calore ad un certo punto risultava veramente difficile da sopportare: se Prandelli esige il time out in campo per questi casi, anche l’altra parte della cornice meriterebbe un’attenzione maggiore.
Il viaggio prosegue adesso verso Rio de Janeiro: non andrò infatti a Recife, ma mi sposterò tra la capitale carioca e Belo Horizonte nella prossima settimana. Alle prossime!