Sembrava non dovesse farcela neanche questa volta. Quella palla velenosa ballava, ormai a pochi centimetri dalla fatidica linea di gesso che demarca il confine tra il paradiso del trionfo e l’inferno della caduta. Bastava sospingerla quella sfera danzante, quasi con la sola forza di un soffio. Ma questa volta il grande almanacco del calcio aveva deciso di tornare a dedicare un capitolo alla mistica e alla tradizione di chi tante altre pagine storiche ha vergato a suon di gol e trionfi nelle tante epopee del pallone internazionale. L’attaccante paraguayano Pablo Velázquez calciava alto e l’1-1 finale lasciava i Diablos Rojos del Toluca senza ulteriori chance. Il gol dell’altro guaraní, Edgar Benítez, non serviva ai padroni di casa. Questa volta il Cruz Azul, grazie alla rete in trasferta di Mariano Pavone, è tornato a vincere. E’ tornato lì in alto, dopo 17 anni passati a fare il vicecampione, quello che sempre si avvicinava alla vittoria e mai poteva coronarsi d’alloro: 5 sconfitte nelle finali del campionato messicano (1999, i due tornei del 2008, l’apertura 2009 e il Clausura 2013) quella nella finale della Libertadores 2001 ai rigori con il Boca Juniors, e la caduta contro l’Atlante nella finale di Concachampions 2009.
Storceranno forse il naso i più esperti ed appassionati di calcio azteca, perché potrebbero obiettare che l’Azul l’anno scorso sollevò la Coppa MX Apertura. Ma questo trionfo nella CONCACAF Champions League significa ben altro rispetto al trofeo nazionale. Real Madrid in Europa, Independiente in Sudamerica, Al Ahly in Africa, Pohang Steelers in Asia, Auckland City in Oceania e, adesso, il Cruz Azul in Nord Centro America. Dopo la tripletta del 1969, 1970 e 1971, e la doppietta del 1996-1997, la Máquina Cementera ha centrato il sesto trionfo ed è divenuta la squadra più gloriosa della storia nella regione settentrionale del continente americano. Staccato con questo successo l’América, che fino a mercoledì condivideva con la azzurra, a quota 5, il vertice dell’albo d’oro della competizione per club del Cono Nord. E’ vero, la Concachampions non è forse il trofeo più ambito e tenuto nella più elevata considerazione dagli appassionati messicani, più propensi ad esaltarsi per le vittorie ottenute nel campionato locale. Ma questo è un alloro che vale comunque tantissimo, perché apre alla squadra di Mexico City le porte al campionato mondiale per club, che si disputerà in Marocco tra il 10 e il 20 dicembre, competizione questa dove i cruzazulinos non sono mai stati presenti fino ad oggi.
Sei vittorie, due pareggi e due sconfitte: è il bilancio delle 10 partite che hanno condotto la squadra guidata da Luis Fernando Tena al trionfo, con 18 gol fatti e 6 subiti. Nella fase ad eliminazione diretta non è riuscito a vincere nessuno dei 3 incontri disputati lontano dallo stadio Azul, ma è stato proprio il gol in più in trasferta contro il Toluca a regalargli la vittoria. L’argentino Mariano Pavone, 5 gol segnati in questa coppa, è stato eletto miglior giocatore del torneo. Altri elementi importanti nella marcia trionfale sono l’altro argentino ed ex palermitano Mauro Formica, il trequartista campione olimpico 2012 Marco Fabiàn, il laterale destro ecuadoriano Joao Rojas e gli esperti difensori Gerardo Torrado e il colombiano Luis Amaranto Perea.
Per il Cruz Azul adesso il compito di rompere la maledizione del campionato: non vince dal 1997. E l’allenatore era Luis Fernado Tena. Proprio lui, tornato a dirigere la Cooperativa per la quarta volta in carriera all’inizio di quest’anno. Trentadue campionati corti si sono disputati da allora e i Cementeros, dopo 5 finali perse, cercheranno di rompere il sortilegio anche a livello locale. Nel fine settimana l’Azul avrà definito la propria posizione finale nella classifica della stagione regolare: è in testa con 33 punti, due in più dei 31 dello stesso Toluca. Ma forse arrivare primi non è poi un gran portafortuna: dal 1970, da quando esiste la Liguilla, solo 18 dei 59 titoli assegnati sono stati appannaggio della squadra con più punti nella stagione regolare. Contundente il dato relativo ai tornei corti: dal 1996/97, su 33 tornei disputati, appena 5 volte ha vinto la squadra capolista alla fine della fase campionato.