SCOPPIA IL CASO RAMÓN DÍAZ – L’allenatore del River Plate dopo la partita vinta 2-0 contro il Rafaela ringrazia i Borrachos del Tablón, il gruppo violento della tifoseria. I come e i perché della saldatura strategica tra l’allenatore più vincente nella storia del club Millonario e una delle barra bravas storicamente più temute in Argentina e Sudamerica.
“Voglio ringraziare tutta la gente del River, ma principalmente ringrazio i Borrachos del Tablón perché hanno dato forza a tutto il resto della gente affinché incitasse la squadra”. Il giornalista di bordo campo di Fútbol para Todos, sta intervistando l’allenatore del River Plate, Ramón Angel Díaz come accade in tutti i post partita degli incontri del River nel campionato argentino. Ma dopo aver rilasciato le classiche dichiarazioni di circostanza, con commenti tecnici sull’incontro vinto contro l’Atletico Rafaela e considerazioni sull’immediato futuro che attende la squadra millonaria ,ecco che l’allenatore riojano improvvisamente manda un saluto e un ringraziamento che suscitano la sorpresa e lo sgomento di Marcelo Lewandowski, il commentatore di Fútbol para Todos , il quale immediatamente manifesta la sua contrarietà a questa dedica “Come un ringraziamento ai Borrachos del Tablón??! Bisognerebbe ringraziare sicuramente altra gente del River, non certo simili delinquenti”. A quel punto però l’ex giocatore di Napoli, Avellino, Fiorentina ed Inter si è già incamminato verso gli spogliatoi, salutando tutti e senza poter ascoltare l’obiezione proveniente dalla tribuna stampa.
I BORRACHOS DEL TABLÓN – Ma chi sono i Borrachos del Tablón? E’ la barra brava del River Plate, vale a dire il gruppo più radicale e violento della tifoseria riverplatense. Il nome in italiano potrebbe essere tradotto in maniera approssimata come ‘gli ubriachi del capoccia’. Le origini del fenomeno delle barras bravas in Argentina risale alla fine degli anni 1950. L’origine invece dei Borrachos del Tablón è difficilmente inquadrabile in un momento preciso, anche se più fonti indicano come primo capo storico il giovanissimo Alberto Matute Taranto, assassinato a 21 anni nel dicembre del 1983 dopo un Superclásico tra Boca e River fuori dallo stadio Amalfitani del Velez Sarsfield. Ai suoi funerali partecipò persino l’allora presidente del River Plate, a dimostrazione del potere di lobby che già 30 anni fa esercitavano i Borrachos nell’istituzione. Fu proprio in quegli anni che incominciò a forgiarsi l’influenza della barra, che iniziò ad attuare come un gruppo di pressione dentro al club. Incominciarono a tessere una rete di rapporti e connivenze con membri delle diverse dirigenze e forze dell’ordine, che ha permesso loro con il tempo di ottenere impunità e benefit attraverso cui autofinanziarsi: rivendita dei biglietti per le partite in casa, rivendita dei biglietti delle decine di concerti che il Monumental, lo stadio del River Plate, ospita ogni anno. E ancora il controllo su parte della vendita di merchandising del club, quello sui parcheggi intorno allo stadio nei giorni di partite e concerti e, secondo quanto rivelato circa 3 anni fa da Marcelo Barilli, un avvocato e socio del club Millonario, i barras avrebbero avuto accesso persino a percentuali sui trasferimenti di alcuni calciatori, come quello di Gonzalo Higuaín al Real Madrid e quello di Juan Pablo Carrizo alla Lazio. Si stima che i Borrachos del Tablón grazie al volume complessivo di tali attività abbiano un giro di affari intorno ai 500.000 pesos argentini al mese, 50.000 euro al cambio ufficiale, non certo pochi soldi per un gruppo che in maniera molto approssimativa potremmo accostare agli ultrà europei. Le guerre intestine si sono susseguite violente negli anni per il dominio di questo business dell’estorsione e del racket. Dal 1997 al 2002 per esempio, l’interna, ovvero il confronto tra bande rivali, coinvolse da una parte la fazione comandata da El Monito, Albino Saldivia e Alejandro Flores El Zapatero, vicini al Partito Giustizialista di Néstor Kirchner e radicati nel quartiere popolare di Constitución; dall’altra personaggi della classe media di Belgrano, quartiere agiato della zona nord della città, il gruppo dei cosiddetti patovicas, (tradotto, i buttafuori da discoteca), capeggiati da Adrian Rosseau e i fratelli Alan e William Schlenker. Quest’ultimo gruppo, nota anche come Banda de Palermo , fu quello che prevalse. Tale fazione dominante si disgregò però molto presto, dando vita a una vera proprio guerra di bande tra Rosseau e i fratelli Schlenker: a farne le spese nel 2007 il giovane Gonzalo Acro, 30 anni, non coinvolto nella lotta, ma amico di Rousseau e per tale ragione assassinato su mandato degli Schlenker a scopo intimidatorio nei confronti del nuovo nemico. Sebbene Alan e William Schlenker siano stati condannati all’ergastolo nell’ottobre 2011 come mandanti del suddetto omicidio, i loro compagni e nemici di tribuna sono a tutt’oggi sugli spalti a tenere alta la bandiera della barra e a dar vita a una nuova guerra interna: da una parte la fazione di Martín Araujo(erede indiretto del potere degli Schlenker) dall’altra il Pato Ariel, un barra brava del quartiere della Paternal, che sarebbe ben visto dalla dirigenza eletta alla fine del 2013.
MA PERCHE’ QUEL SALUTO? – Ramón Díaz ha smentito nella giornata di lunedì in un’intervista a Radio América qualsiasi legame con la barra brava, sostenendo che al momento di salutare i Borrachos del Tablón si è semplicemente confuso, affermando che fosse semplicemente sua intenzione far riferimento in generale alla popular, ovvero alla curva e al calore del suo tifo. Ma i rapporti tra il tecnico riverplatense e la fazione violenta risalirebbero alla fine dell’anno scorso. Negli ultimi giorni del 2013 infatti, Emiliano Díaz, figlio di Ramón e suo assistente in panchina, avrebbe avuto dei contatti diretti con il capo della barra, Martín Araujo. In una telefonta intercettata nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria sulla rivendita dei biglietti delle partite del River, Díaz junior si sarebbe rivolto ad Araujo in questo modo : “Mio padre vuole vedervi, così sistemiamo tutto”. Quindi il saluto e il ringraziamento di Ramón Díaz ai Borrachos del Tablón di domenica scorsa, non sarebbe stato un caso o un ingenua confusione. Da quando Rodolfo D’Onofrio è stato eletto presidente del River Plate, la saldatura tra l’allenatore e i violenti si sarebbe consolidata: il tecnico è stato infatti messo più volte in discussione dalle alte cariche del club durante il torneo in corso, e alla stessa guisa la dirigenza del River ha assunto iniziative concrete per disfarsi di certi personaggi che occupano la tribuna Omar Sivori alta, la curva, per ripulirla in ogni caso con nuovi alleati più malleabili. D’Onofrio ha infatti chiuso alcuni rubinetti al finanziamento della barra ufficiale, negandogli biglietti per le partite e l’accesso facilitato alle strutture del club, di cui hanno sempre goduto. Ha inoltre applicato il derecho de admisión, divieto di ingresso allo stadio, allo stesso capo barra Araujo, che in ogni caso ha nella persona di Godoy Caverna un cobelligerante sugli spalti per continuare a comandare la curva dall’esterno. Pertanto il gruppo dei violenti ora al potere, adesso che il River Plate è tornato ad occupare le posizioni alte della classifica, si fa scudo con la figura del tecnico, legittimato dagli ultimi risultati della squadra, proiettata nella lotta per il titolo. Ramón Díaz, dal canto suo, ha tutta l’ intenzione di restare sulla plancia di comando e cerca quindi dei pretoriani dentro al club, appoggiando i Borrachos nella loro guerra contro i dissidenti fiancheggiati dal nuovo presidente D’Onofrio.
Prima delle dichiarazioni di domenica sera, il momento più emblematico di questa ‘nuova’ alleanza tra Ramón e i barras si era avuta due settimane fa, il 29 marzo, il giorno prima del Superclásico contro il Boca alla Bombonera: in un sabato in cui lo stadio Monumental era teoricamente chiuso all’accesso di ‘chiunque non appartenga al club’, appariva sulla tribuna Sivori nello stadio vuoto questa bandiera. Sotto il classico striscione del gruppo, appariva uno stendardo che celebra la figura di Ramón Díaz, el más ganador, il più vincente. Lo stadio era vuoto, nessun estraneo al club poteva entrare senza permesso. Ma evidentemente, nonostante le recenti misure adottate nei loro confronti, qualcuno appoggia i Borrachos del Tablón e Ramón Díaz non ha nascosto la sua solidarietà a una delle barra bravas più temute dell’Argentina e dell’America Latina. Intanto è notizia della notte di lunedì che un pubblico ministero della Ciudad de Buenos Aires ha iscritto Ramón Díaz nel registro degli indagati, poiché le dichiarazioni dell’allenatore del River costituirebbero una possibile violazione a normative sulla sicurezza durante gli spettacoli sportivi di massa. Se il River non sarà campione, difficilmente Díaz resterà al suo posto. Triste dirlo, ma purtroppo in un paese che vive sulla frenesia dei successi e delle sconfitte, un trionfo Millonario nel Torneo Final avrebbe il potere di far dimenticare queste dichiarazioni.