“Il destino mescola le carte ma è l’uomo a giocare la partita”.
Victor Hugo
Se non fosse stato un calciatore, avrebbe certamente intrapreso la carriera da cantante hard rock. Capelli lunghi, faccia quadrata e massiccia, ghigno balordo ma felice e quasi due metri in altezza di muscoli. Stiamo parlando di Tomas Skuhravy, forse il più grande attaccante ceco degli anni ’90. Nato nel 1965 a Prerov Nad Laben, al 35 km da Praga, Tomas, questo alto giovane con l’aria da latin lover entra a far parte nelle giovanili della squadra locale della sua città e poi, a 17 anni, nella formazione ufficiale dello Sparta Praga. Con la Zelezna Sparta, la “Sparta di ferro”, Tomas nelle primissime stagioni dimostra grinta ed audacia da condottiero, contribuendo con un totale di 46 punti alla vittoria del Campionato Cecoslovacco del 1984 più una Coppa di Cecoslovacchia (Ceskoslovensky Pohar) vinta dopo un 4-2 con i rivali dell’Inter Bratislava. Inizialmente con i granata le presenze sono poche e Tomas viene ceduto per un paio d’anni all’Union Cheb dove nell’ultima stagione con i biancoazzurri realizza ben 13 gol.
Saranno il lascia passare verso la porta della leggenda. Lo Sparta Praga ritorna sul giovane Skuhravy e dal 1986 al 1990 la squadra della capitale domina nella sua nazione a livello calcistico. Per quattro anni di fila vince il Campionato Cecoslovacco, nel 1987 (42 punti), nel 1988 (49 punti), nel 1989 (45 punti) e nel 1990 (46 punti). Ben 2 invece sono le Coppe di Cecoslovacchia vinte ai danni di avversarie storiche come l’Inter Bratislava (1988) e lo Slovan Bratislava (1989). La società della nazionale cecoslovacca (allora non ancora divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia) non ha dubbi. Incantata dal modo di giocare di Tomas, sempre appresso al pallone come se fosse un pitone attorno alla propria preda, decide di portarlo ai mondiali di Italia 1990, competizione in cui Tomas ha la possibilità di far vedere il suo gioco schioccante anche al di là della sua patria. In un girone non troppo difficile, con Italia, Usa e Austria, la squadra di Skuhravy riesce ad arrivare seconda dopo gli azzurri e ad accedere agli ottavi di finale. Merito è anche dello straordinario ceco che realizza una doppietta con gli Stati Uniti e una tripletta incredibile con la Costa Rica nella successiva gara, finita poi 4-1.
La Cecoslovacchia si fermerà solo ai quarti contro la Germania futura campione del mondo. Con 5 reti Tomas è il secondo marcatore del mondiale dopo Schillaci e ciò convince l’Italia stessa a chiamarlo sotto le sue braccia. E’ il Genoa di Bagnoli a riceverlo, a fianco di ottimi giocatori come Branco, Collovati e, soprattutto Aguilera. E’ proprio con quest’ultimo che Tomas forma nei primissimi anni ’90 la coppia d’attacco più forte del campionato italiano, regalando al Grifone nella stagione 1990-1991 un grandioso quarto posto e la prima qualificazione alla Coppa Uefa, nell’anno dello scudetto della rivale di sempre, la Sampdoria. “Con i pantaloni rossi e la maglietta blu è il simbolo della nostra gioventù, in dieci o centomila non puoi tenerli più, son sempre più festosi i tifosi rossoblù!”. Skuhravy e il piccolo Aguilera giocano a memoria e solamente loro nel primo campionato italiano di Tomas realizzano 30 dei 51 gol segnati dai rosso-blu (15 a testa), esaltando le platee genoane e gridando al miracolo per la storica qualificazione ad una competizione europea.
E’ proprio nell’anno successivo che grazie a questa formidabile coppia buca-reti che il Genoa sfiora l’impresa di accedere alla finale di Coppa Uefa col Torino di Mondonico, perdendo la straordinaria occasione con gli olandesi dell’Ajax di Van Gaal (poi vincitori) nella doppia semifinale. Ma a rimanere indelebili nelle teste dei genoani resteranno i quarti di finali contro il Liverpool dove per ben due volte, all’andata a Genova (accolti dallo striscione “We are Genoa”) e al ritorno in Inghilterra, il Grifone batte gli inglesi senza se e senza ma, grazie ad uno epico lavoro di squadra composta da Braglia, Torrente, Branco, Eranio, Collovati, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati. Erano gli anni in cui i club italiani dominavano in Europa, tra Uefa e Coppa dei Campioni. Erano gli anni di Baggio, Vialli e Mancini, Van Basten e Baresi. Erano però anche gli anni di Skuhravy ed Aguilera, coppia di attacco formidabile, difficile ritrovarne una simile oggigiorno in Serie A. Con l’uscita di scena di Aguilera nel 1992, il Genoa è tutto nelle mani di Skuhravy ma è difficile competere per i primi posti.
Il Milan di Capello è imbattibile e successivamente si affianca la Juventus di Lippi. Dopo 5 stagioni in Serie A, il Grifone cade in Serie B, in una squadra lontana anni luce dai fasti dei primi anni novanta. Nel 1996 finisce la carriera italiana di Skurhavy che ancora adesso è l’idolo dei tifosi rossoblù e guai a toccarlo, si rischia l’ingiuria! Ma non solo si conclude la carriera al Genoa ma anche quella calcistica di Tomas che l’anno successivo finisce allo Sporting Lisbona vedendo le partite portoghesi in pratica dalla panchina. Se non avesse conosciuto il pallone forse sarebbe diventato un cantante rock, abbiamo detto all’inizio. Ma a vedere e rivedere le sue esultanze, le capriole dopo i gol fatti ci viene da pensare che forse sarebbe diventato uno stuntman od un atleta circense. E sentiamo ancora gli applausi a scandire le sue acrobazie fino a che l’udito andrà scemando con gli anni.
“Si chiama Tomáš Skuhravý, con le sue reti si vola, facci la capriola, facci la capriola”.
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