“Niente è troppo brutto per essere impossibile” .
Honoré de Balzac
Nel Fifa 100, la lista dei migliori 125 giocatori del secolo ventesimo, oltre ai più recenti Zidane, Vieira ed Henry troviamo nel gruppo della Francia anche un uomo che a dir uomo è riduttivo, una leggenda del calcio transalpino, Raymond Kopa. Centrocampista di gran talento che sapeva essere un vero e proprio muro invalicabile per gli attacchi avversari in campo, Raymond (classe 1931) uscì da ragazzino dalle fangose e claustrofobiche miniere di carbone di Noeux les Mines, un paesino a nord della Francia, e si ritrovò a 17 anni nell’ampio spazio calcistico dell’Angers. E’ soltanto l’inizio di una carriera stellare. Dal carbone ai diamanti, come direbbe Kopa quando, dopo due anni coi bianconeri dell’Angers passa, nel ’51 allo Stade de Reims, formazioni che in quegli anni era paragonabile per forza e determinazioni all’attuale Psg. Con la maglia biancorossa conquista nel giro di pochi anni due campionati francesi della Division 1 ed una Coppa Latina che era più o meno accostabile a quella che a breve sarebbe stata la Coppa dei Campioni. Nel campionato 1952-53 con 48 punti (10 in più rispetto al precedente anno), Kopa e compagni si aggiudicano la Division e nello stesso anno, il 7 giugno a Lisbona, la Coppa Latina battendo in finale 3-0 il Milan di Nordhal. Successivamente è il ’55 l’anno del suo secondo campionato conquistato con 44 punti, grazie anche ad uno strepitoso marcatore che era Renè Bliard.
Kopa è già un ragazzo prodigio, veloce come un’aquila e statuario come un bronzo di Riace. Prevedeva già le mosse avversarie, come un vero giocatore di scacchi. E se ne accorgerà il Real Madrid quando nella serata del 13 giugno 1956 a Parigi, al Parco dei Principi, davanti a circa 38 mila spettatori se lo trovò di fronte nella primissima finale di Coppa dei Campioni disputata proprio a partire da quell’anno. La corazzata spagnola formata da uomini di razza quali Gento e Di Stefano riuscì a strappare il trofeo prestigioso a Raymond con un emozionante 4-3. Alla squadra di Villalonga la gloria e al 25enne Kopa un terzo posto nella prima classifica del Pallone d’Oro, sotto a Di Stefano e al vincitore inglese Matthews del Blackpool. La Spagna si è convinta e in quell’estate torrida acquista Raymond nelle file di quegli che pochi mesi prima gli hanno strappato la Coppa, i blancos.
Dal carbone ai diamanti, dai diamanti al cielo. I 3 anni che Kopa trascorre a Madrid sono tutto ciò che un giocatore novello sogna di realizzare nella sua professione. Con i blancos vince tutto: due campionati e due Coppe dei Campioni. Ma andiamo con ordine. Nel ’57 con 44 punti, 3 in più del Siviglia, e con un toro d’acciaio come Di Stefano, Kopa alza il trofeo della Primera Division ma alle sue gambe veloci questo non basta perché un mese dopo, il 30 maggio, ritorna in finale di Coppa dei Campioni, questa volta nella capitale Madrid, al Bernabeu, davanti a circa 124 mila paganti. Un muraglia sugli spalti ed anche di fianco alle spalle di Kopa perché come compagni ci sono Di Stefano, Gento, Rial, Mateos, Zarraga, Marquitos, Munoz, Lesmes, Torres nonché il portiere Alonso. La vittima sacrificale per queste divinità fu la nostra Fiorentina di Bernardini, detentrice l’anno prima del suo primo scudetto. Con un secco 2-0 (Di Stefano su rigore al 23° del secondo tempo e Gento al 30°) il Real è ancora padrone d’Europa e Kopa è sul tetto del mondo. L’anno successivo, il ’58, ancora Primera Division (strappata all’ultimo sui rivali dell’Atletico Madrid) e ancora Coppa dei Campioni.
All’Heysel di Bruxelles, il 28 maggio, circa 67 mila spettatori videro il trionfo di Kopa e compagni questa volta contro il Milan, ancora una squadra italiana sotto le fauci blancos. La formazione rossonera di Viani passa in vantaggio a metà del secondo tempo con Schiaffino (24° st), cinque minuti dopo il Real trova il pareggio con Di Stefano ma è ancora il Milan a passare in vantaggio al 33° st grazie a Grillo e pochi secondi dopo Rial riporta il tutto in parità. Toccano i tempi supplementari a decidere le sorti della gara. Il vantaggio blanco arriva al 2° minuto del secondo tempo supplementare. E’ Gento a realizzare la segnatura. Il Real è ancora campione, il terzo titolo di fila. La Coppa dei Campioni è dominio spagnolo. E sarà il quarto consecutivo l’anno dopo, nel ’59. Ma quella finale non è una finale qualsiasi. Kopa, nel suo ultimo anno col Real Madrid, il 3 giugno a Stoccarda al Neckarstadion, di fronte ad 80 mila persone, si trova davanti la sua ex amata squadra, lo Stade de Reims. Il destino è curioso a volte ma Kopa stavolta, a malincuore, non sbaglia e grazie a 2 reti realizzate da Mateos al 2° minuto del primo tempo e Di Stefano al terzo del secondo tempo vince il trofeo. Con due campionati, tre Coppe dei Campioni e un Pallone d’oro arrivato finalmente nel ’58 Kopa è da considerarsi a pieno titolo uno dei migliori centrocampisti degli anni ’50.
Si conclude in maniera leggendaria per non dire mitologica la carriera di Raymond a Madrid. Ritorna a Reims, per la seconda volta, e ci resterà per i suoi ultimi 8 anni da calciatore. Ma sono annate ancora piene di vittorie. Nel ’60 ancora un campionato francese e nello stesso anno il titolo di migliore giocatore francese. Due anni dopo è ancora lo Stade de Reims a vincere in Francia, questa volta grazie alla media gol appena superiore del Rc Parigi visto che entrambe le squadre conclusero il campionato a pari punti (48). Due anni dopo però, incredibilmente, Kopa e compagni si trovano retrocessi in Division 2 (la nostra serie B) ma conquistano nel ’66 la Supercoppa di Francia battendo 2-0 il Nantes. Finisce qui la carriera da calciatore di Raymond, il ragazzo nato da famiglia polacca che portava fuori dalla miniera il carbone e che anni dopo alzava alle stelle le coppe. E con la nazionale? Probabilmente il campionato del Mondo migliore disputato dalla sua Francia fu quello di Svezia 1958, quando si arrese solo in semifinale allo stratosferico Brasile di Pelè e Garrincha ed arrivò terzo dopo aver battuto la Germania Ovest nella finale terzo-quarto posto. Kopa realizzò anche un gol su rigore, quello del momentaneo 2-1 per la Francia che fece da apripista al successo francese per ben 6 a 3.
Che dire di questo bellimbusto non tanto alto (1,70 circa) dal robusto fisico e dall’aria gallica? Che se non ci fosse stato Alain Delon o De Gaulle sarebbe forse stato lui il Luigi XIV del ‘900, Raymond Kopa. O meglio, l’Asterix della storia del calcio.
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