Strano a dirsi, ma la lotta per il titolo passa anche dal derby del Caucaso. Dieci anni fa, in questi giorni, le forze speciali russe riempivano di gas il teatro Dubrovka di Mosca, dove 40 terroristi ceceni avevano preso in ostaggio 912 persone. Morirono in 170, in larga parte nell’impotenza dei medici, cui le autorità si erano rifiutate di rivelare la composizione del gas. Dieci anni dopo la normalizzazione del Caucaso passa anche per lo sport. Sochi ospiterà i Giochi invernali del 2014, mentre Grozny e Makhachkala si sfidano ai vertici della Premier (sabato la sfida). L’ascesa di Terek e Anzhi non riflette nessun miracolo economico: è il capriccio di due uomini forti, tanto distanti nei modi quanto vicini al Cremlino. Suleyman Kerimov, presidente dell’Anzhi, è un oligarca anomalo: niente privatizzazioni rapaci, ma una fortuna costruita nella finanza. Per il Financial Times Kerimov vanterebbe partecipazioni in Goldman Sachs e JP Morgan. Ha speso all’ultimo mercato 28 milioni di euro (2˚ solo allo Zenit). Odia apparire, al contrario di Ramzan Kadyrov (nella foto), presidente del Terek e della Cecenia tutta. La via principale di Grozny si chiama «Prospettiva Kadyrov», e non c’è muro che sfugga ai manifesti col suo viso. Per animale domestico ha un leone, mentre i suoi «kadyroviti » sono noti per ricorrere a sequestri e torture. Da un punto di vista tecnico non dovrebbe esserci partita. Eto’o, Zhirkov, Lacina Traoré (Diarra è k.o.) giocano tutti per l’Anzhi. Ma il tecnico Cherchesov ha imposto al Terek una disciplina ferrea, che ha pagato ben oltre le attese. Di fronte agli stenti delle grandi – Cska escluso – i fan di Mosca e S. Pietroburgo temono una ridefinizione degli equilibri a vantaggio del Sud. Di che esacerbare l’odio per gli immigrati caucasici, che già soffia forte nelle curve «etnicamente russe». L’ennesima dimostrazione il 7 ottobre, quando l’Anzhi ha giocato a Mosca. Gli ultrà Zenit sono andati in trasferta solo per unirsi ai tifosi moscoviti in chiave anti-caucasica. La marcia di Terek e Anzhi finisce così per mettere a nudo una delle linee di faglia più delicate della Federazione. Ma il valore inestimabile del Caucaso sconsiglia di lasciar deflagrare gli odi. Sochi 2014 mira a portare stabilità dal Mar Nero al Caspio. La marcia di Terek e Anzhi serve la stessa logica. Vederle lassù non deve dispiacere dalle parti della Piazza Rossa.
Fonte: ExtraTime, Gazzetta dello Sport