QATAR: IL BRANDING DI UNA NAZIONE ATTRAVERSO IL CALCIO (PARTE 1)
IL PROGETTO ASPIRE
Dalla pallamano torniamo al fronte sino-qatariota, con l’amichevole che si è disputata il 12 gennaio 2017 fra Shanghai Sipg e i belgi del Kas Eupen, in una partita il cui significato andava molto oltre il rettangolo di gioco.
Se proprio vogliamo dirla tutta la squadra cinese non affrontava una rappresentativa del Belgio, bensì del Qatar. Ma se vogliamo scendere ancora di più nel dettaglio quella è stata un’amichevole fra lo Shanghai International Port Group e l’Aspire Fund Zone, disputatasi a Doha, all’ombra del grattacielo Aspire, a forma di Torcia. Per la cronaca, la partita è stata vinta per 1-0 dal Kas Eupen.
Nel 2006 si sono disputati i primi Giochi Asiatici in Qatar, e per quell’occasione fu costruita l’Aspire Tower, un grattacielo a Forma di torcia, uno dei tanti edifici dalle forme bizzarre che potete trovare dalle parti di Doha. Alla manifestazione, la Cina come da previsione si impose nettamente ai Giochi con la conquista di 165 ori, contro i 58 della Sud Corea giunta seconda nel medagliere. Il Qatar giunse nono con nove ori (32 medaglie totali), un risultato incredibile se si pensa che nell’edizione del 2002 non figurava nemmeno nella Top 10. Per rivedere il Qatar così in alto bisognerà però attendere otto anni e i Giochi di Incheon del 2014, dove il paese arabo ha messo a segno dieci ori e quattro bronzi.
Aspire è anche il nome del grande progetto calcistico del Qatar, per costruire la nazionale del futuro. L’Aspire Academy, che fa parte della Fund Zone, il grande centro sportivo di Doha che comprende anche il Khalifa Stadium, il Parco acquatico e strutture polivalenti costruite per i Giochi del 2006.
L’Aspire Academy è stata fondata nel 2004 e in collaborazione con il Comitato Olimpico e il Concilio Supremo dell’Educazione, si pone di effettuare un’azione di scouting per identificare i giovani talenti che faranno parte della nazionale del futuro. Che siano qatarioti? Non importa, possono essere figli di migranti che lavorano in Qatar oppure essere prelevati da Africa, Asia o America Latina.
Quella del Qatar è una società estremamente gerarchica, e per diventare cittadini qatarioti sono necessari 25 anni di lavoro. Un tempo inammissibile, a meno che non si è buoni a giocare a calcio, in quel caso si può diventare cittadini del Qatar in due anni e intraprendere un percorso di studi di alta formazione presso l’Aspire Academy.
Oltre alla struttura principale presente a Doha, vi è anche un Academy in Senegal, nella città di Dakar, mentre da qualche anno è stato avviato l’H.O.P.E Project – Habituating Overseas Professional Experience, che permette ai prodotti dell’Academy che hanno compiuto 18 anni, di completare il processo di formazione calcistica presso il Kas Eupen (di proprietà dell’Aspire Fund Zone), il Real Madrid e la Real Sociedad in Spagna e il Lask Linz e il RB Salisburgo in Austria. Tutte società nei cui settori giovanili è possibile identificare giocatori qatarioti.
In questi anni le squadre dell’Aspire Academy hanno ottenuto ottimi risultati a livello internazionale, ma quello più importante senza ombra di dubbio è stato il successo nella AFC U19 che si è disputata a Myanmar nel 2014.
Il progetto non è però esente da tante polemiche da parte delle federazioni estere, che rischiano di vedersi soffiati i migliori talenti in favore di un processo di naturalizzazione. In particolar modo le federazioni di Thailandia, Guatemala e Paraguay hanno accusato l’Aspire Fund Zone di azioni di scouting illecite e di aver provato ad avvicinare senza alcuna autorizzazione alcuni giovani calciatori. Accuse che però rimbalzano contro l’immagine del progetto Aspire e dei suoi autorevoli ambasciatori nel mondo, come Xavi Hernandez, Messi, Raul e lo stesso Pelè.
I CASI LESTIENNE ED EZEKIEL
Quello di Sebastian Soria non è un nome tipicamente qatariota, bensì uruguagio. Nemmeno quelli di Tabata e Junior hanno a che fare con lo stato mediorientale, dato che vengono dal Brasile. Eppure i tre calciatori appena citati fanno parte della selezione maggiore del Qatar in quanto naturalizzati nel corso degli anni, così come 13 dei 25 giocatori convocati da Jorge Fossati nel marzo 2017.
Sebastian Soria in particolar modo è un pioniere in questo processo di nazionali senza una vera bandiera. Attaccante classe 1983, si è formato nel Liverpool uruguagio per poi trasferirsi all’Al Gharafa nel 2004, a soli 21 anni. Da quel momento non è più spostato dal campionato qatariota ed ora milita nell’Al Rayyan, avendo anche collezionato ben 109 presenze con la maglia della nazionale del Qatar a partire dal 2006. Due anni, quelli che ci vogliono per ottenere la cittadinanza se si è buoni con i piedi nel deserto.
Siamo nell’estate 2014 e in Italia approda Lestienne al Genoa, giovane talento belga proveniente dal Club Brugges… o meglio, dall’Al-Arabi, club nel quale è stato parcheggiato dall’Aspire Fund Zone, che ha investito nel suo cartellino 7.3 milioni di euro.
Un esplicito esempio di TPO e di come siano questi a decidere in parte le sorti del mercato anche nella nostra Serie A. Quella stessa estate ha fatto molto discutere il trasferimento del giovane nigeriano Ezekiel, passato dallo Standard Liegi sempre all’Aspire Fund Zone, ma che a differenza di Lestienne è rimasto in Qatar per vestire la maglia dell’Al-Arabi.
Entrambi i giocatori avevano un prerequisito, il fatto che non erano stati ancora convocati dalle rispettive nazionali maggiori. Oggi Lestienne, dopo due anni non è più proprietà del fondo Aspire, bensì dei russi del Rubin Kazan e non ha ancora disputato partite con la nazionale belga, mentre Ezekiel milita ancora nell’Al Arabi. E’ dunque lecito porsi un interrogativo: Lestienne ed Ezekiel sono stati acquistati tramite TPO per operare in plusvalenza o dietro vi è un progetto più ampio, ovvero quello di naturalizzarli a qatarioti?
Il destino di Ezekiel sembra essere scritto, anche se ha militato con la maglia nigeriana, ma alle olimpiadi e dunque in una competizione che non fa parte del circuito Fifa, e dunque potremmo vedere l’ex Standard Liegi con la maglia del Qatar prossimamente, mentre per Lestienne ci si chiede se i due anni trascorsi sotto la proprietà dell’Aspire Fund Zone sono sufficienti per ottenere la cittadinanza.
OBIETTIVO 2030
Il grande disegno del Qatar va oltre il Mondiale del 2022, bensì quello varato quasi dieci anni fa, il Qatar National Vision 2030, un grande disegno economico, politico, sociale ed economico che vuole fare trasformare radicalmente il paese, rendendolo innovativo ed auto sostenibile al 100%.
Le risorse petrolifere sono destinate a finire, e anche il Qatar sa che la sua crescita non può dipendere per sempre dall’oro nero, altrimenti quei grattacieli dalle forme così bizzarre si attorciglieranno su loro stessi fino a collassare.
Anche il Qatar sta cercando dunque una deviazione nel proprio percorso di sfrenato capitalismo, in modo da potersi salvare e continuare a crescere incessantemente ed avere un ruolo sempre più decisivo sullo scacchiere internazionale. In tal senso, il branding qatariota attraverso il calcio aiuterà ad attrarre sempre più investimenti dall’estero. Il calcio si pone dunque come uno strumento politico, l’entertainment viene in secondo piano.