Manchester City-Chelsea 1-3: la Premier League nel blu dipinto di Blues!

A volare è dunque il Chelsea di Antonio Conte dopo un infuocato pomeriggio di Premier all’Etihad Stadium, dove il Manchester City perde la partita, la testa e due giocatori fondamentali, Fernandinho e Aguero, per le prossime giornate, entrambi espulsi nella clamorosa rissa finale, emblema di una frustrazione a lungo covata dagli uomini di Guardiola per il disgraziato secondo tempo di oggi.

Non era iniziata male la giornata dei Citizens. Guardiola e Conte non si erano mai affrontati, ma se l’allenatore italiano può già contare su un assetto solido e ben definito, che gli ha garantito ben sette vittorie consecutive con un solo gol subito, il collega catalano ha sì riportato il bel calcio nella parte celeste di Manchester, ma ha anche dovuto sopportare un’infinita serie di pareggi a causa di una difesa un po’ troppo ballerina. Per cui, strano, ma vero, sembra quasi che Guardiola si adatti a Conte provando a contrastarlo ponendo la partita sul piano degli uno contro uno, schierando cioè una formazione a specchio, un 3-4-3 con Kolarov sulla linea dei difensori insieme a Otamendi e Stones, Fernandinho e Gündogan a centrocampo, Jesus Navas e Sané ai lati ed il trio delle meraviglie De Bruyne-Aguero-Silva davanti. Conte manda in campo i soliti, ma deve fare a meno di Matic, rimpiazzato da Fabregas, giocatore di centrocampo anche lui, ma con caratteristiche decisamente diverse, certamente meno fisico e difensivo, ma più inventivo e, come vedremo, questo aspetto tornerà utile.

Il primo tempo è uno spot per la Premier League. Se l’avete visto, facile che decidiate di abbonarvi alla pay TV per seguire il calcio inglese. Un tecnico spagnolo e uno italiano, ma, se si gioca in Inghilterra, palla bassa, ritmo e atletismo emergono sempre. Il City propone il suo gioco arioso e raffinato, il Chelsea contrappone la velocità e la ferocia dei suoi attaccanti, Diego Costa in primis. Le occasioni da gol si alternano da un’area all’altra, le più clamorose capitano sui piedi Hazard, che, saltato Bravo, cerca un improbabile assist anziché mirare alla porta vuota, e di Aguero, che si ritrova la palla in area su assist di Sané inseritosi alle spalle del sorpreso Moses su lancio magistrale di Silva, ma sbaglia tirando addosso ad Azpilicueta da dentro l’area piccola. Il gol del vantaggio dei padroni di casa è frutto invece di un incredibile svarione di Cahill, che interviene goffamente su un pallone crossato da Jesus Navas, alzandolo quanto basta per scavalcare Courtois sul secondo palo. E’ il 44′ e sembra una rete da possibile ko. La tesi è avvalorata dal pessimo inizio di secondo tempo dei Blues, che sembrano quasi rimasti negli spogliatoi quando assistono inermi all’attacco forsennato del City. Al 48′ Courtois salva di piede sul diagonale di De Bruyne servito da Sané, sei minuti dopo Cahill si fa soffiare la palla da Aguero in area, ma riesce a salvare sulla linea dopo che l’argentino era riuscito a saltare anche Courtois, infine al 57′ Silva lancia Navas sulla destra, cross teso per De Bruyne che da due passi a porta vuota centra la traversa.

Ranieri avrebbe esclamato: dilly ding dilly dong! La palla che si stampa sulla traversa è il segnale, è la sveglia: i guerrieri in maglia blu finalmente entrano in campo. Dopo due minuti Otamendi si supera salvando su Diego Costa dopo uno splendido contropiede orchestrato da Hazard e Willian (subentrato a Pedro, uscito acciaccato dopo il primo tempo). Passa un minuto ancora e stavolta Diego Costa non perdona. Fabregas, come anticipato, non è Matic e sfodera un gran lancio per l’attaccante brasiliano naturalizzato spagnolo, che addomestica la palla di petto, salta Otamendi e scaglia di potenza in rete battendo Bravo. La palla in fondo al sacco è psicologicamente vissuta come un’ingiustizia dai Citizens, è qui che la rabbia repressa inizia a covare prima dell’esplosione conclusiva. Guardiola in primis non ci sta ed inizia a prendersela con tutto e tutti, incapace di accettare che anche giocando alla grande si possa subire il pari. Il nervosismo rende imprecisa la manovra del City ed ancor più perforabile una difesa decisamente prevedibile e mal organizzata.

I tre ultimi uomini di Guardiola stazionano, come al solito, dalle parti della linea di metà campo, cosa buona in fase offensiva, cosa inconcepibile in fase di non possesso contro giocatori velocissimi quali Willian e Hazard. Bastano due contropiedi ai Blues per firmare prima il 2 e poi il 3-1. Guardiola in realtà ha un sentore premonitore al 69′ e mette Clichy per Sané al fine di bloccare Willian che stava imperversando da quella parte, ma il francese subentrato non fa in tempo ad acclimatarsi che il brasiliano, un minuto dopo, gli scappa servito da Diego Costa e vola incontrastato a battere Bravo in timida uscita. La frustrazione cresce col passare dei minuti e con un attacco, quello del City, oramai prevedibile ed inconcludente, che dopo l’ennesima occasione sprecata da Gündogan, permette il lancio lungo di Marcos Alonso per Hazard. Tutta una metà campo vuota per il velocista belga che, come accaduto con Willian, arriva fino in area da solo e trafigge nuovamente Bravo. E’ il novantesimo e l’energia negativa accumulata dai Citizens si scatena nei minuti di recupero, quando Aguero si produce in un’entrata assassina sulle gambe di David Luiz beccandosi il rosso diretto ed innescando una rissa in cui anche Fernandinho trova modo di farsi buttar fuori dopo aver preso per il collo Fabregas. Quasi scontate delle lunghe squalifiche per entrambi e per Guardiola saranno guai.

Ora il Chelsea è a +4 sul City e con questa raggiunge quota otto vittorie consecutive da quando Conte ha varato il 3-4-3. La squadra insomma sembra invincibile e dopo aver definitivamente allontanato lo United dalla corsa al titolo, sembra intenzionata a fare lo stesso con l’altra compagine di Manchester. L’unico avversario che pare per ora in grado di rimaner vicino ai Blues è il Liverpool, ma i tre punti conquistati dal Chelsea oggi, impongono una vittoria dei Reds domani a Bournemouth. Mourinho e Guardiola erano sbarcati in Inghilterra per uno scontro dalle tinte epiche, ma se invece fosse Klopp vs. Conte la vera sfida per il titolo?

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.