Il derby d’Inghilterra tra Liverpool e Manchester United, una delle rivalità più sentite della geografia calcistica mondiale, veniva da un’annata balorda in cui tutte e due le compagini erano sprofondate in classifica, tanto che oggi il cosiddetto Red Monday si prospettava come la grande rivalutazione della partita delle partite, lo spot della Premier League nel mondo. Bene, speriamo che il mondo ne abbia viste altre di gare di Premier, altrimenti, You’ll never walk alone a parte, c’è ben poco da salvare!
Oltremanica era diffusa la convinzione che fossero i Red Devils ad avere maggiormente da perdere in questa gara, visto che i Reds avrebbero potuto campar di rendita, grazie ai precedenti big match vinti, anche in caso di risultato negativo. Le stesse dichiarazioni di Mourinho sull’arbitro Anthony Taylor, giudicato inappropriato in quanto proveniente dalla zona di Manchester e quindi in difficoltà dovendo arbitrare la squadra del suo capoluogo senza apparire accondiscendente, avevano fatto pensare ad uno United sull’orlo di una crisi di nervi. Niente di tutto questo. Dopo anni ci si stupisce che in Inghilterra non abbiano ancora compreso i tatticismi calcistici ed extra di Mou. Semplicemente in questa gara, che, va detto, si giocava ad Anfield, lo United difficilmente avrebbe potuto ambire al massimo punteggio, perciò è iniziata, sin dal pre-partita, la lotta per riuscire ad agguantare almeno un punto ed evitare l’onta della sconfitta ad opera dei rivali più odiati.
Il primo tempo dimostra palesemente chi soffre maggiormente l’ansia della partita e chi invece va in campo con la solidità granitica della squadra pronta a battagliare su tutti i palloni. Klopp deve fare a meno di Wijnaldum infortunato e Lallana acciaccato (quest’ultimo, però, almeno va in panchina) e quindi deve modificare il suo assetto ideale arretrando Coutinho sulla linea dei centrocampisti con Can ed Henderson e mettendo Firmino e Mané ai lati di Sturridge punta centrale. Una formazione molto tecnica e piuttosto offensiva. Mourinho, in barba a qualsiasi obiezione di raffinatezza estetica, manda in campo un undici di giganti possenti e preparati più a distruggere che a costruire. Young va sulla fascia al posto di Martial, Rooney e Mata siedono fianco a fianco in panchina, mentre Herrera e Fellaini gestiscono il centrocampo alle spalle di Pogba, punto di riferimento sulla trequarti dietro ad Ibrahimovic unica punta. Il primo tempo, si diceva, parla chiaro: lo United mostra tutto il suo strapotere fisico e rende inutile il predominio tecnico dei Reds, ai quali sembrano quasi tremare le gambe. Oltre a distruggere ogni possibile trama di gioco, i Red Devils hanno pure la strafottenza di imbastire qualche sprazzo di manovra arrivando un paio di volte al tiro. Il risultato è un primo tempo brutto, ma equilibrato, che la squadra di Mourinho conduce allo 0-0 senza neanche sforzarsi troppo.
Il secondo tempo si riapre come si era chiuso il primo, tanto che Ibrahimovic sfiora persino il gol del vantaggio sull’unico assist degno di nota di mister 100 milioni di sterline Pogba. La prova del francese, tanto per cambiare, è decisamente sottotono e che non si dica stavolta che sia dovuto ad una posizione troppo arretrata, visto che aveva le spalle coperte da due come Fellaini ed il maestoso Ander Herrera, di gran lunga il migliore dei suoi, sia in fase di interdizione che in fase di impostazione. Il Liverpool si accende quando Klopp decide di rischiare Lallana. L’ex Southampton, oltre alle spiccate doti tecniche che gli permettono di trovare quei passaggi geniali che i suoi compagni manco si erano sognati di provare fino a quel momento, consente alla squadra di passare all’assetto più collaudato, il 4-3-3 con Coutinho nei tre davanti (decisamente meglio!) e Firmino punta centrale al posto dell’evanescente Sturridge (non a caso il prescelto ad uscire dal campo). E’ il 60′ quando la sostituzione ha luogo e da qui in avanti sarà solo Liverpool. Nello United emergerà definitivamente lo spirito con cui ha affrontato questa trasferta: pareggiare ad ogni costo. E pareggio è, ma grazie soprattutto ad un fenomenale De Gea che salva almeno un paio di gol quasi fatti.
Alla fine il pareggio soddisfa il Manchester United e lascia l’amaro in bocca al Liverpool, perché al di là della rivalità e dell’andamento nei precedenti big match, entrambi gli allenatori sapevano in che condizioni le loro rispettive squadre avrebbero giocato questa partita: il Liverpool in casa e sulle ali dell’entusiasmo per un avvio brillante ed un attacco super, lo United in trasferta, dopo un avvio stentato e con mille problemi a costruire gioco. Vista così a perderci di più con questo pareggio sono chiaramente i Reds, che potevano ambire ben più dei Red Devils al bersaglio grosso dei tre punti.