Oporto sorride a metà ai giallorossi costretti a serrare i ranghi per quasi un’ora di gioco e lasciare il possesso palla ai padroni di casa, bravi ad impostare ma inefficaci negli ultimi trenta metri. La versione umanizzata dei ‘draghi’ portoghesi impatta sulle mura greco-romane innalzate da Kostas Manolas e Daniele De Rossi mentre trova terreno fertile per attaccare lo spazio lì dove si parla la stessa lingua, a casa Juan Jesus (esordio da dimenticare). Vermaelen abbandona anticipatamente la contesa, troppa distanza di pensiero tra lui e il centrale ex Inter che, in occasione dell’espulsione del giocatore belga, è tardivo nell’avanzare la sua posizione e lasciare in fuorigioco il centravanti avversario, obbligatoriamente atterrato dal difensore che fu blaugrana fino ad alcune settimane fa.
Strootman il barbaro e Nainggolan il ninja mostrano il ghigno beffardo di chi sa che l’abnegazione e il sudore sono le caratteristiche che più forgiano un guerriero e decidono di prendere in custodia il centrocampo del Porto, salvo poi nel finale, allo stremo delle forze, invocare il rissaiolo Paredes che ingaggerà una tipica faida tra bande sudamericane contro Pereira che già prima aveva limitato al compitino un altro puro sangue argentino, Diego Perotti (diciamocelo, deve giocare al centro non a sinistra). Con Salah chiamato al difficile compito di predicare nel deserto dell’attacco giallorosso (d’altronde 11 vs 10, in trasferta, con il risultato a favore mi sembra impossibile tenere il pallino del gioco), l’appiglio dei giallorossi è stato il bosniaco Edin Dzeko che ha dispensato il solito grande lavoro di sponda. Nonostante le mura controllassero alla grande le truppe di terra, il condottiero Spalletti (pur essendo consapevole di dover lasciare in panchina l’ultimo dei gladiatori) ha schierato Fazio nella difficile posizione del contraereo.
La guerra fredda italo-portoghese si conclude senza vincitori né vinti: la Roma strappa un piccolo vantaggio in vista del ritorno mentre il Porto è consapevole che valicare le mura romane sarà un’impresa. Chissà in che modo Espirito Santo incoraggerà i suoi valorosi uomini prima della trasferta, mi piace pensare, però, che dia loro la consapevolezza che basta poco sia per ottenere la gloria, sia per cadere nella mediocrità di chi non è riuscito nel suo intento. A tal proposito un portoghese che con la penna se la cava decisamente bene, Jose Saramago, ha scritto: “È come se stessimo camminando nel buio, il passo successivo può servire tanto ad avanzare come a cadere”. Mi permetterei di aggiungere, dopo aver visto la partita d’andata, che un piede è già sospeso nel vuoto ma l’altro è ancora ben saldo a terra.