Con la Gran Bretagna sotto i riflettori di tutto il mondo per il referendum sull’uscita dall’Unione Europea, a Parigi va in scena un ottavo di finale tutto British: Galles da una parte, Irlanda del Nord dall’altra, arbitro inglese. Ci può essere spettacolo migliore? Sì, decisamente!
Sin dai primi minuti appare evidente che, seppure in campo vadano quasi tutti giocatori provenienti da Premier o Championship, il livello tecnico e spettacolare delle giocate è decisamente basso, con lo scontro fisico e la disciplina tattica a farla da padrone a discapito delle occasioni da gol e dei preziosismi dei pochi elementi di classe. Il Galles si ripresenta con il suo ormai classico 3-4-3, dove Vokes trova nuovamente posto davanti a far da torre per gli inserimenti laterali di Ramsey e Bale. L’Irlanda del Nord contrappone un 4-5-1 molto difensivo in cui Corry Evans funge da raccordo centrale tra difesa e centrocampo, arretrando o avanzando all’occorrenza la propria posizione. Il piano di Michael O’Neill prevede un’asfissiante marcatura quasi a uomo sul fulcro del gioco avversario, vale a dire Joe Allen, ed un’autentica gabbia attorno a Gareth Bale, di gran lunga il giocatore più temuto.
Il Galles, abituato a giocarsi le sue chance sfruttando lo scontro fisico e le qualità tecniche del fenomeno del Real e di Ramsey, va in difficoltà in una gara in cui, per una volta, rappresenta la squadra qualitativamente migliore, quella che insomma dovrebbe fare la partita. Molto difficile sfuggire al pressing alto dei quattro centrocampisti (Corry Evans resta più arretrato) e di Lafferty. Il gioco dei Dragoni, inevitabilmente, è costretto a passare dai piedi dei tre difensori centrali, gli unici a poter godere di una maggior libertà di movimento. Le loro doti tecniche non sono per nulla in linea con quelle che sempre più spesso si ricerca nei difensori cosiddetti “moderni“, quelli capaci di impostare il gioco. Il solo Ben Davies riesce talvolta a destreggiarsi, forte del suo buon piede da terzino crossatore, ma Ashley Williams e Chester sbagliano diversi disimpegni e Joe Ledley, meno marcato del compagno Allen, non riesce quasi mai ad entrare nel vivo del gioco.
La delusione più grande per Chris Coleman, però, è Ramsey, che in questo contesto potrebbe trovare più spazio per incidere, ma non sembra per niente in giornata e con l’andare dei minuti l’Irlanda del Nord, tra gli sbadigli generali, continua a mantenere in equilibrio il match. Gli uomini di O’Neill trascinano lo 0-0 fino a oltre metà secondo tempo. Serve un elemento di discontinuità per sbloccare la partita. Bale ci prova su punizione, ma McGovern non ripete gli errori dei portieri avversari del Galles nel girone e mantiene la propria porta inviolata. Al 75′, però, capitola. Per la prima volta in tutta la partita, Gareth Bale si ritrova palla al piede sulla fascia sinistra con cinque o sei metri di spazio dal marcatore. E’ una manna dal cielo per lui, punta l’area, crossa teso e McAuley, nel tentativo di anticipare Robson-Kanu alle sue spalle, infila la propria porta decidendo la partita. Sì, perché è chiaro a tutti che l’Irlanda del Nord non può avere la forza per sovvertire l’esito della partita, come probabilmente non l’avrebbe avuta a sua volta il Galles in caso di svantaggio.
La favola dei nord-irlandesi festanti sugli spalti finisce qui, con il coro Will Grigg’s on fire che continua per tutta la durata della partita e oltre, nonostante gli ultimi 90 minuti abbiano ormai certificato la completa assenza dal campo del bomber del Wigan, divenuto oramai il panchinaro più idolatrato della storia degli europei di calcio. Il Galles va avanti, in maniera poco brillante, ma va avanti e questo è l’importante in una parte di tabellone che non presenta squadroni imbattibili. Certo, il prossimo avversario potrebbe essere il Belgio, ma non è detto che sia un male per la squadra di Chris Coleman partire sfavoriti e senza l’onere di dover creare gioco. Attenzione ai Dragoni, autentica sorpresa di questo Euro 2016.