Guida Copa América Centenario, Gruppo B: il Brasile

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Dici calcio e, inevitabilmente, pensi al Brasile, al Futebol, la fantasia, tecnica sopraffina e giocatori dai piedi vellutati. Storicamente, il Brasile è stato questo, fulgida cantera del talento calcistico a livello internazionale. I nomi dei brasiliani che hanno maggiormente inciso nella storia, e nella mente dei tifosi di ogni angolo del mondo, si perdono nella notte dei tempi, da Pelé, O Rey, a Kaka, passando per Garrincha, Zico, Careca, Romario e Ronaldo, il Fenomeno. Oggi, il calciatore brasiliano che accende maggiormente la fantasia dei tifosi è Neymar, l’idolo delle nuove generazioni, l’unico forse in grado, un giorno, di rompere il duopolio Messi-Cristiano Ronaldo nella lotta per il Pallone d’Oro. Ma l’attaccante del Barcellona, non prenderà parte al viaggio verde-oro negli States. Quest’anno, infatti, c’è un appuntamento che in Brasile vale più di qualsiasi Copa America, a maggior ragione di questa Copa, organizzata “solo” per festeggiare il proprio compleanno, cento anni portati con signorilità ed eleganza, abbinata ad una sconfinata passione per il calcio che, a quelle latitudini, ti entra nelle vene e non ti lascia più. Pasion. Il calcio, in Sudamerica, è questo.  Ma la vera “pasion” del Brasile per il 2016 è un’altra e si chiama Rio, le Olimpiadi. Troppo forte il richiamo a cinque cerchi, specie per una squadra, come la Seleçao, che non ha mai potuto forgiare la preziosa medaglia d’oro al collo. E Dunga, come capitò a Menezes a Londra, rischia di giocarsi il tutto per tutto nella manifestazione olimpica: un fallimento verrebbe difficilmente digerito dalla stampa brasiliana, che col proprio c.t. non è stata certo tenera all’indomani dell’eliminazione ai quarti di finale della scorsa Copa America e non lo è neppure attualmente, complice l’attuale deludente 6° posto nelle qualificazioni a Russia 2018, piazzamento che escluderebbe il Brasile dai prossimi Mondiali.

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Neymar, il grande assente della Seleçao targata Copa

Dunga, quindi, rinuncia a Neymar e Douglas Costa, protagonisti certi a Rio de Janeiro, e proverà a puntare su un mix fra calciatori giovani (con Gabigol in rampa di lancio) ed esperti, nella speranza di poter raggiungere comunque le semifinali, obiettivo minimo se ti chiami Brasile. E per farlo non rinuncia ad alcuni grandi vecchi, in primis Kaka, il trascinatore del primo Brasile di Dunga, quello che fece grandi cose in Sudafrica prima di incappare in un secondo tempo completamente da dimenticare contro l’Olanda, con un Felipe Melo che ancora oggi, a causa di quel che commise in quel quarto di finale, non può di fatto rimettere piede in Brasile. Ci sarà anche Hulk, mentre il grande vecchio Ricardo Oliveira, risorto miracolosamente con la maglia del Santos a 34 anni, non ci sarà per infortunio. Al suo posto, Dunga ha optato per la carta Jonas, altro esperto attaccante, che calca i campi del panorama calcistico europeo da diversi anni nonché autore di una stagione superba col Benfica, condita dalla bellezza di 32 goal e 14 assist nel campionato portoghese, oltre a tre reti in Champions League. Assente per motivi “disciplinari” Thiago Silva, che Dunga non reputa caratterialmente all’altezza della maglia verde-oro e col quale c’è stato uno scambio poco simpatico di vedute dopo la Copa America dello scorso anno, allorquando il calciatore del PSG commise uno stupido fallo di mano in area di rigore (e non fu la prima volta dell’ex rossonero).  Altri assenti illustri sono Marcelo, Oscar e David Luiz, anche se quest’ultimo molto probabilmente farà parte della spedizione olimpica come fuori-quota.

ANALISI TECNICO-TATTICA

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Dopo la deludente Copa America dello scorso anno, e un avvio tutt’altro che entusiasmante nelle qualificazioni a Russia 2018, Carlos Dunga è chiamato ad un pronto riscatto

4-3-3 o 4-2-3-1, questo è il dilemma tattico con cui Dunga si presenterà, il 4 giugno, dinnanzi all’Ecuador nel debutto della Seleçao nella Copa. Crediamo, nonostante i risultati altalenanti, che il c.t. verde-oro opterà – nonostante l’assenza di diversi uomini chiave –  per il più sperimentato 4-2-3-1, considerato il massiccio ricorso a trequartisti nell’elenco dei convocati (Coutinho, Kaka, Renato Augusto, Willian e Lucas Lima). La porta verde-oro sarà difesa da Alisson, giovane ed affidabile portiere dell’Internacional, che il prossimo anno giocherà nella Roma di Spalletti. In difesa, Dunga opterà sicuramente per una linea a 4. A destra, la maglia da titolare spetterà a Dani Alves,  l’alternativa al calciatore del Barça è Fabinho, elemento in grado di giocare, all’occorrenza, anche a centrocampo. Dubbi, invece, su chi affiancherà Miranda nella costruzione della coppia centrale difensiva: Marquinhos è il candidato numero uno, ma non va sottovalutata l’opzione Gil, titolare anche in alcune ultime uscite della Seleçao. Nessun punto di domanda sul titolare della fascia sinistra: sarà Filipe Luis, risorto a Madrid, sponda Atletico, dopo l’annata disastrosa al Chelsea. I maggiori dubbi di Dunga sono sicuramente a centrocampo. Tenendo buona l’ipotesi che il c.t. opti per il 4-2-3-1, è molto probabile che la mediana venga composta da Luiz Gustavo e Casemiro, una coppia in grado di ben integrarsi grazie a caratteristiche tecnico-tattiche complementari, anche se entrambi eccellono, specialmente il primo, in rottura piuttosto che in costruzione. Tuttavia, non è da escludere che al fianco di Luiz Gustavo giochi Elias, uno, fin qui, dei titolari indiscussi del “Dunga II”.

La fantasia si accende dalla trequarti in su. E nonostante i nomi non siano all’altezza del Brasile che fu, ci si può sbizzarrire nell’ipotizzare quali saranno i titolari. A destra, il favorito indiscusso è Willian (in grado di giocare sia da trequartista che da esterno sinistro offensivo, ruolo quest’ultimo dove può rientrare sul destro e dar sfogo al suo tiro melefico), mentre il trequartista titolare è un rebus di difficilissima soluzione: il più talentuoso è Coutinho (che potrebbe giocare anche largo a sinistra), ma nell’ultimo anno in quel ruolo si sono alternati Lucas Lima e Renato Augusto (prezioso jolly sulla trequarti offensiva, in grado di ricoprire tutte le posizioni); ruolo più marginale, invece, per Kaka, carta eventualmente da giocare a partita in corso. A sinistra il ruolo di titolare se lo contenderanno Coutinho (sempre che non venga impiegato da centrale) e Gabriel, mentre il ruolo di prima punta, considerata l’assenza di Ricardo Oliveira, dovrebbe essere appannaggio di Hulk. Dunga, nonostante il talento non sia a livelli altissimi, può vantare su una vasta gamma di opzioni nei ruoli offensivi, con l’opportunità di mescolare le carte anche a partita in corso.

LA STELLA

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Ormai prossimo alla trentina, Hulk è chiamato a guidare un gruppo privo di alcune stelle di prima grandezza

In un Brasile privo della sua stella più luminosa, Neymar, risulta difficile attribuire il ruolo di giocare cardine, anche perché l’attuale situazione del calcio brasiliano non è certamente brillante come nelle epoche passate. Considerata l’esperienza internazionale fin qui maturata, e le tante presenze accumulate nella Seleçao,  la palma di giocatore cardine spetta a Hulk, che potrebbe incidere significativamente nelle fortune di questo Brasile. Il calciatore dello Zenit, ormai vicino alla trentina, può recitare il ruolo di protagonista. E lo potrebbe fare, oltretutto, agendo da prima punta,  posizione dove ai tempi del Porto diede il meglio di sé. Da non sottovalutare anche l’ipotesi di un impiego da esterno destro offensivo, dove potrebbe convergere verso il centro e liberare il suo tiro mancino potente e letale. Da vedere se il ruolo di leader si potrà addire alle doti caratteriali del brasiliano, fin qui sempre oscurato, perlomeno in nazionale, dalla presenza di giocatori dal peso specifico maggiore.

LA SORPRESA

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Gabriel, per tutti “Gabigol”, astro nascente del calcio brasiliano

La sorpresa, perlomeno a livello internazionale, potrebbe essere Gabriel, per tutti “Gabigol“, considerato in patria l’erede naturale di Neymar (forse più per la comune militanza nel Santos che per le effettive doti calcistiche). Il giovane calciatore del Peixe, già appetito da tutti i grandi clubs europei, non ha ancora debuttato con la maglia della Seleçao, guadagnandosi solo una convocazione nell’ultimo week-end delle qualificazioni a Russia 2018. E in Copa America, potrebbe essere la carta a sorpresa di Dunga, che lo può impiegare sia da ala sinistra che da prima punta, anche se si esprime meglio quando parte dall’esterno. La Copa è sicuramente un test probante, una manifestazione che è in grado di consacrare o lanciare un calciatore nel gotha del calcio che conta. Per Gabriel, quindi, la kermesse a stelle strisce rappresenta una fantastica opportunità per mettersi in luce e, perché no, raggiungere quanto prima l’Europa.

PROSPETTIVE

Quando ti chiami Brasile, l’obiettivo, normalmente, non può che essere uno: vincere. Quest’anno, considerato primario l’impegno olimpico di Rio, la Seleçao deve quantomeno agguantare le semifinali della manifestazione, risultato che migliorerebbe le ultime due partecipazioni alla Copa, quando fu estromessa, in entrambi i casi, ai quarti di finale contro il Paraguay. Il girone, oggettivamente, non è proibitivo, anche se l’Ecuador ammirato nella prima parte delle qualificazioni al prossimo Mondiale non è una compagine da sottovalutare. Ma ai quarti, come noto, passano le prime due. E le altre nazionali incluse nel gruppo B, rose alla mano, non possono destare problemi al Brasile: il Perù, infatti, ha deciso da vivere la Copa del Centenario come una sorta di laboratorio sperimentale, lasciando a casa diverse stelle impegnate all’estero privilegiando la convocazione di calciatori impegnati nel campionato locale, mentre Haiti è destinata a recitare il ruolo di vittima sacrificale.

Pericoloso, eventualmente, l’incrocio ai quarti di finale: la Colombia è una delle rappresentative più competitive della manifestazione, oltre ad avere il dente avvelenato con la Seleçao per esser stata estromessa ai quarti di Brasile 2014; gli Usa sono i padroni di casa, mina vagante pericolosissima della Copa; il Paraguay evoca bruttissimi ricordi nella mente della Torçida brasiliana, una sorta di bestia nera nella massima manifestazione continentale; Costa Rica ha dimostrato nell’ultimo Mondiale di essere una compagine assai ostica, nonostante negli ultimi due anni abbia vissuto una sorta di involuzione/appagamento. Arrivare fra i primi quattro, però, è il minimo sindacabile per i Pentacampeão: uscire ancora i quarti, sarebbe un (ennesimo) fallimento.

CONVOCATI

Pos. Giocatore Data Nascita Squadra
P Alisson 02/10/1992 Internacional (Brasile)
P Diego Alves 24/06/1985 Valencia (Spagna)
P Ederson 17/08/1993 Benfica (Portogallo)
D Marquinhos 14/05/1994 PSG (Francia)
D Miranda 07/09/1984 Internazionale (Italia)
D Rodrigo Caio 17/08/1993 San Paolo (Brasile)
D Gil 12/06/1987 Shandong (Cina)
D Filipe Luis 09/08/1985 Atletico Madrid (Spagna)
D Douglas Santos 22/03/1984 Atletico Mineiro (Brasile)
D Fabinho 22/10/1993 Monaco (Francia)
D Dani Alves 06/05/1983 Barcellona (Spagna)
C Luiz Gustavo 23/07/1987 Wolfsburg (Germania)
C Casemiro 23/02/1992 Real Madrid (Spagna)
C Rafinha 12/02/1993 Barcellona (Spagna)
C Elias 16/05/1985 Corinthians (Brasile)
C Coutinho 12/06/1992 Liverpool (Inghilterra)
C Lucas Lima 09/07/1990 Santos (Brasile)
C Renato Augusto 08/02/1988 Beijing Guoan (Cina)
C Kaka 22/04/1982 Orlando City (USA)
C Willian 09/08/1988 Chelsea (Inghilterra)
A Gabriel 30/08/1996 Santos (Brasile)
A Hulk 25/07/1986 Zenit San Pietroburgo (Russia)
A Jonas 01/04/1984 Benfica (Portogallo)