Meglio tardi che mai. La qualificazione dell’Ungheria alla fase finale dell’Europeo rappresenta una novità assoluta: mai, infatti, nella storia del torneo, la Nazionale magiara era riuscita a superare la prima fase, almeno da quando fu introdotta, nel 1980, la formula attuale. Gli antichi maestri danubiani vantano, sì, un terzo posto nel 1964 ed un quarto nel 1972 ma, all’epoca, la fase finale si limitava ad una vera e propria “final four” (dopo gironi eliminatori e quarti di finale nello stile delle coppe europee).
Se si aggiunge il fatto che l’Ungheria manca dai tornei internazionali da Messico 1986 (!) il quadro è completo: il viaggio in Francia di Király e compagni è un autentico evento storico.
Una piccola annotazione, prima di addentrarci nella presentazione della squadra ungherese: il 14 giugno, a Bordeaux, per il loro debutto, Ungheria ed Austria si incontreranno per la 137esima volta. Si tratta della “decana” delle partite a livello di squadre nazionali europee (Argentina-Uruguay, per la cronaca, si è giocata 191 volte!) con primo rendez-vous, riconosciuto ufficialmente, l’11 ottobre 1902 a Vienna. Se non è storia del calcio questa…
ANALISI TECNICO-TATTICA
L’artefice dell’impronosticabile qualificazione magiara è un tedesco il cui volto sarebbe arduo definire famigliare anche ai più accaniti appassionati di calcio internazionale. Bernd Storck (ex-difensore, onesta carriera tra Bochum e Dortmund) eredita la panchina che fu di Sebes e Baróti il 20 luglio 2015, dopo che Pál Dárdai, accolto solo un anno prima come vero e proprio salvatore della patria, ha salutato tutti per raggiungere l’amato Herta Berlino. La Nazionale è in piena corsa per staccare l’agognato biglietto per la Francia.
Storck non fa rivoluzioni, il predecessore ha lavorato egregiamente e, d’altra parte, il movimento non mette a disposizione legioni di giocatori di talento.
Lo schema è un 4-2-3-1 nell’ambito del quale grande disponibilità al sacrificio è richiesta anche agli uomini di maggior tasso tecnico. L’intento è, per ora, riuscito data la scarsa perforabilità della difesa ungherese (eccezion fatta per l’inopinato 3-4 subito in Grecia nell’ultimo, drammatico, turno delle qualificazioni) a scapito di una certa qual sterilità dell’attacco: 8 dei 14, non molti, gol che hanno permesso all’Ungheria di approdare all’Europeo sono arrivati da calci piazzati.
In porta c’è Gábor Király, classe 1976, pantaloni lunghi (sole o pioggia che sia), buona carriera all’estero, specialmente in Inghilterra. Affidabilissimo, guida una difesa nella quale gli elementi di maggior spicco sono i “polacchi” Guzmics, centrale, e Kádár, laterale sinistro con licenza d’attaccare (cominciò la carriera come esterno offensivo). Da vedere in una competizione d’alto livello il giovane Lang, 23 anni, del Videoton: ha scalzato nelle gerarchie di Storck il collaudatissimo Juhász, 200 e passa presenze con l’Anderlecht in carriera, uno degli uomini di maggior esperienza internazionale e più alto tasso tecnico dell’intera rosa.
In mediana spicca la presenza di Zoltán Gera, 37 anni, probabilmente il miglior giocatore ungherese degli ultimi 20 anni: centrocampista offensivo, ha arretrato il suo raggio d’azione nel finale di carriera. 10 anni in Premier League, amatissimo dai tifosi del Fulham con il quale raggiunse nel 2010 la finale di Europa League (ricordi, Juve?). Tornato all’amore di una vita, il Ferencváros, la sua esperienza e la sua classe saranno a dir poco essenziali.
Per i trequartisti (Dzsudzsák a parte) la scelta dovrebbe cadere tra Németh, Stieber e Kleinheiser. Il primo è la classica eterna promessa, caso peraltro tipico del calcio ungherese degli ultimi 30 anni, grandi mezzi tecnici, fiuto del gol, punta di diamante della Under-20 terza al Mondiale 2009. Gioca in Qatar (…).
Stieber, dal canto suo, bazzica per i campi di Germania ormai dal 2009, a cavallo tra Bundesliga e serie cadetta. Elemento se non altro affidabile.
L’uomo nuovo, e protagonista di un caso quantomeno curioso, è il giovane László Kleinheisler: fuori rosa al Videoton per questioni contrattuali viene convocato da Storck per la delicatissima trasferta in Norvegia, gara di andata dello spareggio di qualificazione e, a sorpresa, schierato nell’undici titolare. Al 26′ del primo tempo riceve, appena dentro l’area, un pallone da Elek e “buca” Ørjan regalando all’Ungheria un’inaspettata vittoria e, di fatto, decidendo le sorti dell’intera campagna europea. In un’imprevedibile, fino a poche settimane prima, evoluzione degli eventi il 22enne nativo di Kazincbarcika si ritrova, a gennaio 2016, con in mano un contratto da Bundesliga: se ne va al Werder Brema, dove ha finora collezionato 6 presenze.
Il vero dilemma per Storck è però rappresentato da chi schierare come punta centrale. I numeri direbbero senza esitare Nemanja Nikolics, 28 gol con il Legia Varsavia campione di Polonia, oppure il popolarissimo Dániel Böde, ariete del Fradi, dominatore delle aree di rigore in NB1.
In realtà Storck pare vedere meglio uomini in grado di “immolarsi” per la causa rientrando a dar man forte al centrocampo e andando a pressare i difensori avversari. Si spiega così la scelta, ritenuta assai probabile, di Ádám Szalai, una vita nel calcio tedesco e già con Tuchel al Mainz, che però può vantare (si fa per dire) la miseria di 4 gol nelle ultime 2 stagioni.
Da non escludere a priori Priskin, altro globetrotter attualmente allo Slovan Bratislava, autore di una magnifica rete nella gara di ritorno contro la Norvegia.
LA STELLA
Pochi dubbi al riguardo, il numero 1 è Balázs Dzsudzsák, 29 anni, del Bursaspor. Cresciuto nel Debreceni, campione d’Olanda col PSV ed ex Dinamo Mosca. Esterno sinistro d’attacco, tecnicamente dotatissimo, abile sui calci piazzati (in gol contro gli arcirivali rumeni, nelle qualificazioni). Più volte accostato a club di un certo rilievo (si parlò in alcune occasioni di lui anche per la nostra Serie A), buona parte del destino della spedizione magiara dipende dai suoi estri, specialmente in considerazione dello scarso peso offensivo fin qui dimostrato dalla squadra.
LA PROMESSA
L’uomo nuovo è certamente Ádám Nagy, centrocampista di lotta e di governo del Ferencváros, 21 anni da compiere il 17 giugno proprio nel corso della manifestazione francese. Brevilineo, dotato di grande mobilità ed eccellente tocco di palla, è un classico prototipo di “volante”, certamente uno dei giovani di maggior qualità prodotti dal calcio ungherese nell’ultimo decennio. Storck lo ha spesso utilizzato come titolare al fianco di Gera, suo compagno di squadra al Fradi davanti alla difesa. Fosforo e polmoni, ha come limite la scarsa pericolosità in fase offensiva (nessun gol all’attivo in questa stagione). Si giocherà il posto con il più esperto Elek, che gode di gran credito in patria. Sul taccuino di diversi osservatori europei (Chelsea e Liverpool tra gli altri), ha di recente dichiarato di non aver fretta di lasciare Budapest ritenendo più utile per la sua crescita proseguire, per il momento, sotto la guida di Thomas Doll (provando, magari, a centrare i gironi di Champions’).
Non male per uno che a 12 anni fu giudicato inadatto per il calcio.
PROSPETTIVE
L’Ungheria figurava 54esima nel ranking FIFA non più tardi che nel settembre 2014. Nonostante la situazione sia migliorata fino all’attuale, dignitosissima, ventesima posizione è arduo pronosticare un lungo soggiorno in Francia per la compagine tricolore. Numerosi osservatori, anzi, ritengono la nazionale ungherese come la più debole delle 24 qualificate. Passare il turno sarebbe, quindi, una vera e propria impresa considerato il livello tecnico attuale di Austria ed Islanda e dando per scontato un compito tutto sommato agevole per il Portogallo, naturale favorito del girone. L’entusiasmo suscitato dall’approdo ad Euro 2016, però, non è da sottovalutare, come non sono da sottovalutare la presenza del derby (per definizione imprevedibile) con l’Austria e la solidità dimostrata dagli ungheresi negli incontri di qualificazione, con pochi gol subiti ed un record immacolato con gli avversari scandinavi (4 vittorie su 4 con Norvegia e Finlandia).
Con un po’ di fortuna, questo sì storicamente tallone d’achille del calcio ungherese, e tanta voglia di combattere l’impresa è possibile.
CONVOCATI
Pos. | Giocatore | Data nascita | Squadra |
---|---|---|---|
P | Gábor Király | 1 aprile 1976 | Szombathely Haladás (Ungheria) |
P | Dénes Dibusz | 16 novembre 1990 | Ferencváros (Ungheria) |
P | Péter Gulácsi | 6 maggio 1990 | RB Leipzig (Germania) |
D | Roland Juhász | 1 luglio 1983 | Videoton (Ungheria) |
D | Tamás Kádár | 14 marzo 1990 | Lech Poznań (Polonia) |
D | Ádám Pintér | 12 giugno 1988 | Ferencváros (Ungheria) |
D | Attila Fiola | 17 febbraio 1990 | Puskás Akadémia (Ungheria) |
D | Richárd Guzmics | 16 aprile 1987 | Wisła Kraków (Polonia) |
D | Barnabás Bese | 6 maggio 1994 | MTK Budapest (Ungheria) |
D | Ádám Lang | 17 gennaio 1993 | Videoton (Ungheria) |
D | Mihály Korhut | 1 dicembre 1988 | Debreceni VSC (Ungheria) |
C | Zoltán Gera | 22 aprile 1979 | Ferencváros (Ungheria) |
C | Gergő Lovrencsics | 1 settembre 1988 | Lech Poznań (Polonia) |
C | Zoltán Stieber | 16 ottobre 1988 | Nürnberg (Germania) |
C | Ádám Nagy | 17 gennaio 1993 | Ferencváros (Ungheria) |
C | László Kleinheisler | 8 aprile 1994 | Werder Bremen (Germania) |
C | Ákos Elek | 21 luglio 1988 | Diósgyőri VTK (Ungheria) |
A | Tamás Priskin | 27 settembre 1986 | Slovan Bratislava (Slovacchia) |
A | Ádám Szalai | 9 dicembre 1987 | Hannover (Germania) |
A | Krisztián Németh | 5 gennaio 1989 | Al Garafa (Qatar) |
A | Nemanja Nikolics | 31 dicembre 1987 | Legia Warszawa (Polonia) |
A | Dániel Böde | 24 ottobre 1986 | Ferencváros (Ungheria) |
A | Balázs Dzsudzsák | 23 dicembre 1986 | Bursaspor (Turchia) |