Guida Copa America Centenario, Gruppo C: l’Uruguay

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L’Uruguay arriva alla Coppa del centenario dopo l’eliminazione subita ai quarti di finale della Copa America cilena, proprio ad opera dei padroni di casa. Una prestazione, quella dell’anno scorso, non propriamente brillante per la Celeste di Oscar Tabarez. Dopo un girone superato solamente con il terzo posto dietro ad Argentina e Paraguay ci ha pensato un gol di Isla a spedire a casa Cavani e compagni. Il bilancio finale contò una sola vittoria in quattro gare, quella con la Giamaica nel match d’esordio con uno striminzito 1-0. Dopo di che arrivarono una sconfitta con l’Argentina grazie al gol di Aguero ed un pari contro il Paraguay. Giocarsi il quarto di finale in casa del Cile è stato troppo per una squadra priva della sua punta di diamante, Luis Suarez, ancora squalificato per il morso mondiale a Chiellini e l’avventura finì lì. Proprio Suarez è la chiave per ribaltare i pronostici nella Copa America Centenario, la fame del Pistolero sulla via della redenzione verso se stesso ed i suoi compatrioti è la leva motivazionale su cui puntare per arrivare in fondo. Già nel girone sudamericano di qualificazione ai mondiali è bastato il suo ritorno per catapultare la Celeste al primo posto in classifica dopo una splendida prestazione in Brasile (2-2 in rimonta) ed un successo sul Perù.

Vale la pena di ricordare che fu proprio la Celeste la prima squadra ad aggiudicarsi la Coppa America, esattamente un secolo fa. Era il 1916 e si giocava in due città argentine: Avellaneda e Buenos Aires. Le nazionali partecipanti erano 4: Argentina, Brasile, Cile e Uruguay. Mentre in Europa imperversava la prima guerra mondiale, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico andava in scena un girone all’italiana che propose all’ultima giornata la sfida tra i padroni di casa e la Celeste, con i secondi in vantaggio in classifica e dunque con la possibilità di conquistare il trofeo con un semplice pareggio. Insomma, una sorta di anticipazione di quel che fu il Maracanazo 34 anni dopo. In entrambi i casi non si trattava di una finale, ma dell’ultima partita di un girone che assegnava la coppa al primo classificato ed in entrambi i casi l’Uruguay arrivava alla sfida decisiva contro i padroni di casa. Solo che in Argentina la Celeste era davanti in classifica, mentre al Maracanà nel ’50 in testa c’era il Brasile. Ad ogni modo ad Avellaneda, nello stadio del Racing, si dovette posticipare il match per l’eccessivo afflusso di persone. Sembra che arrivarono in oltre 30.000 in un impianto da 18.000 posti, tanta era la febbre del calcio già 100 anni fa in Sudamerica. Si giocò il giorno successivo e finì 0-0: padroni di casa sconfitti e coppa all’Uruguay, la prima di ben 15 affermazioni, record davanti all’Argentina ferma a quota 14.

ANALISI TECNICO-TATTICA
La forza dell’Uruguay, si sa, è la compattezza difensiva. La coppia dell’Atletico Madrid Godin-Gimenez è una certezza e partirà quasi certamente titolare davanti al portiere Muslera. Il terzino destro dovrebbe essere quasi certamente Maxi Pereira, esperto giocatore del Porto. Più problematica sarà la scelta del terzino sinistro. Di fatto in rosa c’è il solo Alvaro Pereira, che, però, non viene da una stagione brillante col suo Getafe, dove la sua ultima presenza risale ad aprile scorso contro il Real Madrid, 9 minuti complessivi in un match perso 5-1. Dunque non sarebbe una sorpresa ritrovare in squadra Fucile sulla fascia opposta a quella abituale, cosa che Tabarez ha già sperimentato in passato. A meno che non si propenda per un cambio di modulo, con la difesa a 3, ma quest’evenienza sembra alquanto remota stando alle ultime uscite della Celeste. La variante tattica principale sarà invece il centrocampo, dove sono possibili almeno due alternative collaudate. La prima e più utilizzata nelle gare di qualificazione ai mondiali è quella dei due mediani e tre trequartisti, ma da quando è rientrato Suarez, Tabarez sembra aver optato per un centrocampo a 4, più di sostanza che di qualità, a supporto dei due fenomeni davanti. Ad ogni modo, nel primo caso si potrebbe chiedere un sacrificio a Cavani, spostato sull’ala sinistra, in contrapposizione a Sanchez sull’ala destra, con Lodeiro trequartista centrale, sebbene sia reduce da un infortunio al menisco, ed il duo dell’Atlas Guadalajara Alvaro Gonzalez-Arevalo Rios a sostegno. In caso di centrocampo in linea a 4 invece, sulle ali dovremmo trovare Sanchez e Cristian Rodriguez, con Rios sicuro titolare affiancato da uno tra Vecino e Gonzalez. Il dualismo Vecino-Gonzalez verte soprattutto attorno all’equilibrio di squadra: il primo la può spuntare nelle gare in cui c’è bisogno di maggiore qualità in mezzo al campo, il secondo nel caso in cui serva più gamba che fantasia. Davanti non ci dovrebbero essere dubbi: Luis Suarez sarà il trascinatore, affiancato da Cavani, che si tratti di attacco a 2 o 4-2-3-1.

LA STELLA
Finalmente la stella dell’Uruguay torna ad essere Luis Suarez! Finita la quarantena imposta per l’episodio di mini-cannibalismo di cui si rese protagonista in Brasile contro l’Italia, il Pistolero si riprende tutta la nazione sulle spalle, provando a ripetere l’exploit del 2011, quando annichilì perfino il padrone di casa Leo MessiSuarez di natura ha fame di gol, di vittorie, di grandi successi, ma questa volta ne avrà anche di più perché per lui il ritorno in nazionale all’interno di una competizione continentale così importante rappresenta un’enorme opportunità di riscossa e, conoscendo il personaggio, difficilmente ci arriverà impreparato. Già con il Barça ha dimostrato di che pasta è fatto, toccando quota 40 gol segnati in Liga, 5 più di Cristiano Ronaldo, 14 più del compagno Messi, 16 più di Benzema e Neymar. Basta così?

LA SORPRESA
La formazione titolare della Celeste offre più certezze che possibili crack. José Maria Gimenez, nonostante l’età, sarebbe riduttivo considerarlo una sorpresa, mentre tra centrocampo ed attacco i nomi sono più o meno sempre quelli, salvo rare eccezioni. Vecino per esempio potrebbe essere un fattore se riuscisse ad instaurare con Rios lo stesso feeling che con la maglia della Fiorentina aveva raggiunto, soprattutto nella prima parte di stagione, con Badelj. Magari potrebbe dare quel minimo tasso tecnico che gli avversari difficilmente si aspettano da una squadra di lottatori come quella di Tabarez. In uscita dalla panchina, invece, occhio ad Abel Hernandez, tornato in versione bomber da 20 reti con la maglia dell’Hull City in Championship, ma anche al duo del neopromosso Middlesbrough Stuani-Gaston Ramirez. L’ex talento del Bologna potrebbe rivelarsi utile sulla trequarti o sulla fascia sinistra all’occorrenza. Con un Lodeiro convalescente ed un Cristian Rodriguez francamente in calo, non è detto che non riesca a ritagliarsi uno spazio nell’11 di partenza.

PROSPETTIVE
L’Uruguay è inserito in un girone non impossibile sulla carta, il gruppo C, con il Messico rivale più quotata, il Venezuela terzo incomodo e la Giamaica potenziale squadra materasso. Poi, però, bisognerà considerare i fattori ambientali. Ad esempio la Celeste viaggerà in lungo ed in largo per gli States, disputando tre partite in tre zone con fuso orario differente e con clima decisamente diverso: la prima in Arizona a Glendale, contro il quasi confinante Messico, la seconda a Filadelfia col Venezuela e la terza a Santa Clara, California, con la già acclimatata Giamaica, che sarà reduce dalla gara nella vicina Pasadena. I fattori ambientali saranno il vero ostacolo per la Celeste, che, una volta superato il girone, si proporrebbe senza dubbio come una delle favorite alla vittoria finale. L’Uruguay è una nazione relativamente piccola, che non ha mai chiesto alla sua selezione calcistica di portare a casa trofei, ma semplicemente di lottare fino alla morte per la vittoria. Questo differente tipo di pressione, rispetto ad esempio alle pretese che i media torneranno ad esercitare sull’Argentina incompiuta di Messi, potrebbe essere un forte vantaggio per gli uomini di Tabarez. Considerato che ai quarti di finale il gruppo dell’Uruguay si incrocerà proprio con quello dell’Argentina e del Cile campione uscente, si rischiano big match sin dalle prime gare ad eliminazione diretta e, quando il clima si surriscalda, non c’è squadra più temibile della Celeste e giocatore più temibile di Suarez. Insomma, clima e ambiente permettendo, l’Uruguay si presenta negli States come la più accreditata anti-Argentina della kermesse del centenario.

CONVOCATI

Pos. Giocatore Data Nascita Squadra
P Fernando Muslera 16 giugno 1986 Galatasaray (Turchia)
P Martìn Silva 25 marzo 1983 Vasco da Gama (Brasile)
P Martìn Campaña 29 maggio 1989 Defensor Sporting (Uruguay)
D Maxi Pereira 8 giugno 1984 Porto (Portogallo)
D Jorge Fucile 19 novembre 1984 Nacional (Uruguay)
D Josè Maria Giménez 20 gennaio 1995 Atletico Madrid (Spagna)
D Diego Godìn 16 febbraio 1986 Atletico Madrid (Spagna)
D Sebastián Coates 7 ottobre 1990 Sunderland (Inghilterra)
D Mathìas Corujo 8 maggio 1986 Universidad de Chile (Cile)
D Mauricio Victorino 11 ottobre 1982 Nacional (Uruguay)
D Alvaro Pereira 28 novembre 1985 Getafe (Spagna)
C Matìas Vecino 24 agosto 1991 Fiorentina (Italia)
C Alvaro González 29 ottobre 1984 Atlas (Messico)
C Cristian Rodriguez 30 settembre 1985 Independiente (Argentina)
C Carlos Sánchez 2 dicembre 1984 Monterrey (Messico)
C Egidio Arévalo Rìos 1 gennaio 1982 Atlas (Messico)
C Nicolás Lodeiro 21 marzo 1989 Boca Juniors (Argentina)
A Gastón Ramirez 2 dicembre 1990 Middlesbrough (Inghilterra)
A Diego Rolán 24 marzo 1993 Bordeaux (Francia)
A Edinson Cavani 14 febbraio 1987 PSG (Francia)
A Cristhian Stuani 12 ottobre 1986 Middlesbrough (Inghilterra)
A Abel Hernández 8 agosto 1990 Hull City (Inghilterra)
A Luis Suárez 24 gennaio 1987 Barcellona (Spagna)
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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.