Swansea-Liverpool 3-1: Guidolin batte Klopp e conquista la salvezza

Partita senza storia oggi al Liberty Stadium e non poteva essere altrimenti viste le premesse. Il Liverpool si presenta nel sud del Galles con una formazione piena di seconde linee. Se si escludono Clyne, Lovren, Coutinho e Sturridge, gli altri 7 sono chiaramente delle riserve che giocano oggi solo per far rifiatare i titolari in vista della semifinale europea di ritorno contro il Villarreal di giovedì prossimo. L’età media dell’undici di Klopp è di 23 anni e 218 giorni, la più bassa dei Reds da quando è nata la Premier League. In mezzo al campo prende posto persino il diciottenne spagnolo Pedro Chirivella, all’esordio nel massimo campionato inglese dopo un paio di apparizioni tra F.A. Cup ed Europa League. Dall’altra parte Guidolin gioca con la miglior formazione possibile perché vuole sfruttare l’occasione andando a vincere per la quarta volta di fila in casa e raggiungere così la salvezza matematica con due giornate di anticipo. Nel primo tempo non c’è partita, troppo molle il centrocampo dei Reds, poca convinzione, scarsa intensità, mancanza pressoché totale di personalità. Lo Swansea domina in lungo e in largo e vola sul 2-0 grazie al gol di testa da corner di André Ayew ed alla splendida conclusione di destro a giro di Jack Cork.

Nella ripresa Klopp prova a dare nerbo ai suoi inserendo Lucas Leiva per l’inconsistente Chirivella e Benteke per l’impalpabile Coutinho, ma la sua squadra non riesce minimamente ad alzare il ritmo e l’intensità della partita. Il secondo tempo vive solamente di 3 minuti di fuoco tra il 65′ ed il 67′. Prima Benteke di testa da corner trova il gol dell’1-2, poi una caparbia azione di Montero crea i presupposti per il gol di André Ayew. L’attaccante ghanese vince di cattiveria una serie di contrasti in area prima di concludere violentemente a rete senza dare scampo a Ward. E’ l’immagine del match: una squadra molle, il Liverpool, l’altra cattiva, lo Swansea. Per Klopp ed i tifosi Reds c’è ben poco da recriminare, una sconfitta annunciata e messa nel conto, visto che oramai tutte le energie sono rivolte al ritorno di coppa con il Villarreal. Quello sarà il crocevia della stagione, la vera partita da vincere. Guidolin invece esulta, perché la sua stagione di fatto finisce oggi con una salvezza raggiunta con due gare d’anticipo, come ampiamente previsto, ma solamente dopo la cavalcata degli ultimi mesi. Infatti ben diversa era la situazione nella quale versava la compagine gallese all’inizio dell’avventura del tecnico italiano.

Invischiato nella lotta salvezza con squadre più quotate come Sunderland e Newcastle, quasi considerate solamente di passaggio nei bassifondi prima della risalita, lo Swansea rappresentava per Guidolin una vera e propria sfida, oltre ad essere la prima volta per lui fuori dall’Italia. Un approccio pragmatico quello dell’ex tecnico dell’Udinese, senza troppe pretese di mercato e con tanta voglia di lavorare sul campo. Lo Swansea ha ritrovato sicurezza, soprattutto tra le mura amiche (quella di oggi è la quarta vittoria consecutiva al Liberty Stadium), ma anche contro le grandi, strappando con il Chelsea di Hiddink, l’Arsenal in trasferta ed il Liverpool oggi ben 9 punti, chiaramente decisivi per staccare definitivamente la terzultima posizione. Ora vedremo se per Guidolin questo è stato solamente un gustoso antipasto di una lunga avventura britannica oppure se le sirene di casa lo convinceranno a tornare, persino, secondo alcuni, nel ruolo di C.T. lasciato vacante da Antonio Conte, pronto al viaggio in direzione opposta.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.