Un campione amato per la sua caratura e per la sua disponibilità, Giuseppe Bergomi è per tutti lo “Lo Zio”. Campione del mondo disputando la finale del 1982, ha come idoli Collovati e Rivera. Ospite alla X° edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, è stato intervistato da Italo Profice e Giovanna Ortuño.
Qual è il campionato europeo che preferisci?
“Il campionato inglese, decisamente è quello che mi piace più di tutti. Per quale motivo? Beh, è quello che mi emoziona di più: ci sono sempre gli stadi pieni, i campi sono belli, giocano ad un ritmo intenso, hanno grande talento. Infine, particolare non trascurabile, soprattutto negli ultimi anni hanno dimostrato più coraggio nel lancio dei giovani”.
Dovendo fare una classifica, il campionato italiano quale posizione occupa?
“Non mi piace fare delle classifiche perché il nostro è un campionato molto più tattico, difficile: ne è una prova il fatto che quando arrivano dei giocatori stranieri, ad adattarsi ci mettono sempre un po’ più di tempo. Al di là di tutto, quello che mi piace più vedere è quello inglese; tecnicamente non posso fare a meno di apprezzare quello spagnolo, è un campionato dove c’è grande qualità; il tedesco lo apprezzo soprattutto dal punto di vista fisico”.
Perché il campionato italiano è così tattico?
“Perché abbiamo gli allenatori migliori del mondo. Nella fase di non possesso le squadre allenate da italiani riescono ad imbrigliare l’avversario; e quindi le nostre partite possono non essere avvincenti perché tatticamente le compagini si annullano a vicenda”.
A proposito del tiqui-taca, pensi che il ‘guardiolismo’ sia superato?
“Io credo che chi copia pigli quattro. Devi adattare il gioco in modo da esaltare le caratteristiche tecniche dei tuoi giocatori. Il Leicester di Ranieri non potrà mai giocare come il Barcellona: il suo calcio è architettato sulla base della rosa a disposizione, motivo per il quale bisogna andare in verticale. Il Barcellona, il Bayern Monaco, hanno determinati giocatori che permettono un gioco più articolato che si sviluppa orizzontalmente. Gli altri non se lo possono permettere: in base agli uomini che si hanno, bisogna sviluppare le proprie idee”.
In questo momento della stagione, secondo i tuoi gusti di commentatore, qual è la squadra che esprime e interpreta il miglior calcio?
“Mi verrebbe facile risponderti il Barcellona, ma in questo momento specifico non stanno bene così come neanche il Bayern Monaco. Io penso che ora come ora sia il Paris Saint Germain la squadra che giochi meglio”.
Il prossimo pallone d’oro ci riserverà delle sorprese?
“Non se ne esce da quei due lì… (Cristiano Ronaldo e Messi, ndr). Vediamo come andranno a finire la Champions e l’Europeo”.
Parliamo di nazionale: pronostico per Euro2016?
“Noi abbiamo una buona squadra, sostanzialmente non ci sono tante nazionali più forti della nostra. Non mi preoccupo tanto delle amichevoli, noi le interpretiamo spesso male. Ci manca forse qualcosa di talento in mezzo al campo e qualcosa davanti. Ma se fisicamente arriviamo bene, possiamo fare molto bene. Dobbiamo fidarci di Conte”.
Quanto pensi che il lavoro tattico di Conte sia decisivo a livello europeo?
“E’ fondamentale: noi italiani tatticamente siamo più bravi degli altri. Speriamo di reggere bene la pressione, soprattutto mentalmente”.