Non ci resta che scomodare Einstein oramai. Guardiamo la Premier League 2015/2016 e le nostre domande calcistico-esistenziali si moltiplicano. Tutte le nostre certezze crollano, resta solo il Leicester, in testa. Considerando due eventi, cioè due fenomeni osservabili in un determinato luogo ed un determinato momento, osserviamo come è stato plasmato lo spaziotempo in quel di Leicester nell’ultimo anno: 4 aprile 2015, il Leicester è ultimo in classifica con 19 punti in 29 partite, in molti lo considerano già retrocesso; 3 aprile 2016, il Leicester è primo in classifica con 69 punti in 31 partite. Che cosa è successo? E’ cambiato l’allenatore ok, ma la squadra più o meno è quella, non è diventata improvvisamente ricchissima come il City o il PSG, né è arrivato qualche grosso fenomeno del calibro di Messi o CR7. Niente, è così. Per ora non siamo in grado di formulare teorie. Oggi al King Power Stadium arriva il Southampton, una squadra piuttosto in forma, che ha raccolto 10 punti nelle ultime 5 partite e con un Pellè in grande spolvero, trascinatore nell’ultimo match vinto in rimonta contro il Liverpool.
In effetti le Foxes prendono l’avversario con le molle ad inizio partita, ma poi si sciolgono ed iniziano a pungere in velocità sfruttando le folate di Jamie Vardy. I Saints studiano la situazione ed intorno alla metà del primo tempo salgono in cattedra e portano l’inerzia del match dalla propria parte. Sembra che per il gol del vantaggio sia questione di minuti ormai: prima Pellè sfiora la rete di testa, poi Manè, lanciato da solo contro Schmeichel, supera l’estremo difensore ma non si avvede del recupero di Simpson che salva clamorosamente sulla linea. Non è finita, perché una serie di tre corner consecutivi inchioda la squadra di Ranieri nella propria area di rigore ed il pubblico sugli spalti se la vede brutta. Fino a che… le leggi del calcio, della fisica, tutto insomma cambia, improvvisamente. Un cross dalla tre quarti senza molte pretese di Fuchs diventa un assist perfetto per Morgan in area di rigore. Incornata, palla che bacia il palo ed entra in rete, ma che ci faceva Wes Morgan, difensore centrale, al centro dell’area avversaria?Un minuto prima c’era stato un calcio di punizione per il quale era salito in avanti, ma poi aveva pensato bene di rimanere nei paraggi. Quest’anno funziona così, non cercate troppe spiegazioni. Probabilmente è magia. Nella ripresa il Southampton prova a stringere d’assedio le Foxes e la partita diventa uno scontro rugbystico con la linea dell’attacco ospite a fronteggiare la linea dei difensori di casa facendo girare la palla da un lato all’altro del campo nel tentativo di trovare il pertugio giusto. Il pacchetto di mischia in maglia blu regge e le occasioni più importanti le ha proprio il Leicester in contropiede.
Al 61′ Fonte nell’anticipare Vardy lanciato in area si produce in uno splendido tiro verso la propria porta che solo grazie all’intervento spettacolare di Forster non diventa il più bell’autogol della Premier. L’estremo difensore ospite è decisivo poi al 71′ su Simpson servito a porta semivuota da Vardy e sullo stesso Vardy all’85’ su passaggio di Albrighton. Koeman non ci capisce molto e negli ultimi minuti manda in campo il secondo pivot Austin al fianco di Pellè, perdendo fluidità di manovra e convogliando le ultime speranze nel classico lancio lungo a cercare la torre. Huth e Morgan sembrano le leve di un flipper e spazzano tutto ciò che si avvicina dalle parti di Schmeichel, fino all’ultimo calcio piazzato al 96′. Ennesimo 1-0, 7 punti di vantaggio sul Tottenham fermato ieri dal Liverpool, 11 punti sull’Arsenal che deve recuperare una partita, 18 punti sul West Ham quinto in classifica per quanto riguarda la zona Champions. Insomma il sogno continua e si rafforza, la cosa più incredibile è che non ci rendiamo neanche conto di quanto sia straordinario per una squadra con l’organico del Leicester continuare a vincere partita dopo partita come si conviene ad una solida capolista. Il miracolo di Ranieri ha del clamoroso, la storia e la gloria sono oramai a pochi passi.