Sarebbe stato bello poter entrare sul terreno di gioco a fine partita. Immaginatevi a camminare sopra l’erba umida dell’Etihad sotto la pioggerellina fine di Manchester immediatamente dopo la fine della partita. Farsi un giro in lungo e in largo, aggirandosi tra i giardinieri che vanno a controllare le zolle scosse dai tacchetti e alzare lo sguardo al tabellone col punteggio: 1-3. Poi, guardando il pubblico uscire dalle gradinate, al posto dei tifosi, vedere gli opinionisti, i bookmakers, gli osservatori, gli operatori di mercato, gli investitori, i procuratori, i tecnici, i calciatori, i giornalisti sportivi, che escono a testa bassa: Manchester City-Leicester è stata la loro Waterloo. E’ il fallimento del pensiero calcistico contemporaneo: tutto quello che consideravamo assodato nelle nostre discussioni calcistiche si è dissolto nel primo pomeriggio inglese del 6 febbraio 2016. Spogliamoci di tutti i preconcetti, di tutti gli schemi logici per così dire “classici” e cerchiamo di analizzare obiettivamente questa partita. In campo scendono 11 ragazzi in maglia nera e 11 in maglia celeste, sì sicuramente pagati meglio degli altri, ma ricordiamoci che il conto in banca non vale niente sul terreno di gioco.
Consideriamo solamente le caratteristiche dei singoli e la situazione di squadra. Il Manchester City si trova in un momento di svolta paradossale: proprio mentre ospita in casa l’unica squadra che la precede in classifica sugli spalti si alternano i ringraziamenti e gli applausi per Pellegrini alle sciarpe azzurre con la scritta Pep Guardiola. In campo la squadra è decimata dalle assenze, ma soprattutto manca il leader della difesa Kompany e l’imprevedibile esterno De Bruyne. La difesa si compone dei macchinosi Demichelis e Otamendi, mentre a centrocampo hanno trasportato in elicottero Yaya Touré. Se fosse arrivato sulle sue gambe, probabilmente avremmo dovuto aspettare domattina! In avanti la speranza è riposta nella fantasia di Silva e nella rapacità di Aguero. Il Leicester ha una difesa solida, non meno macchinosa di quella avversaria, ma certamente più umile, coperta da due mediani equipaggiati di polmoni supplementari come Kanté e Drinkwater. Albrighton e Okazaki infine forniscono il contorno ai due fenomeni Vardy e Mahrez. La caratteristica principale dei 4 elementi offensivi è la velocità. Lo spogliatoio di Ranieri è rilassato, la squadra ha già raggiunto qualsiasi obiettivo stagionale, oramai gioca solo per il sogno: che sia l’Europa, che sia la Champions o che sia perfino la vittoria della Premier non importa. Si gioca e quel che viene viene. Presentata così è ovvio che la squadra più sciolta sia quella ospite e lo dimostra l’andamento della partita. Pronti, via e 1-0. Subito in gol Huth su schema da calcio piazzato.
I primi 15 minuti sono di un’intensità assurda ed il Leicester sfiora più volte il raddoppio. Saliti in cattedra gli elementi di maggior classe, quali Silva e Aguero, il City chiude la prima parte di gara schiacciando gli avversari in area di rigore, ma il gol non arriva. Ci possiamo figurare l’aria tesa dello spogliatoio del City a fine primo tempo: se c’era un momento in cui Golia poteva veramente spegnere le residue speranze di Davide era questa partita. Vittoria netta, schiacciante superiorità di uomini e di risultato, aggancio in vetta, contraccolpo psicologico e strada libera per la combriccola di Pellegrini. Così sarebbe potuta andare. Invece no, la ripresa inizia come era iniziato il primo tempo: 2-0 di un meraviglioso Mahrez prima, 3-0 con incredibile doppietta di Huth poi. Ammainate le bandiere di Touré e Silva, la partita scorre via senza grossi scossoni, con Joe Hart migliore in campo dei suoi e Aguero che mette la zampata per il suo tredicesimo gol nelle ultime 11 gare di Premier. Che cosa dire? I numeri parlano da sé: 28 punti in trasferta (miglior risultato della Premier), 6 punti di vantaggio sul City secondo (potrebbero essere 5 su Arsenal o Tottenham in caso di vittoria di almeno una delle due londinesi) e non stiamo parlando della situazione di fine ottobre o fine novembre. Questa è la classifica a inizio febbraio! Bisogna fare i conti con il Leicester di Ranieri, non c’è più alternativa. E per chi ancora facesse fatica a trovare una logica a tutto questo: do you believe in miracles?
Manchester City-Leicester 1-3 (3′ Huth, 48′ Mahrez, 60′ Huth, 87′ Aguero)