Calcio Sfogliato: “Uno-Due”, la nuova rivista di sport, cultura e società

Dai romanzi alle riviste, per questo appuntamento della rubrica “Calcio Sfogliato”, andiamo a scoprire una delle più gradevoli novità nel panorama dell’editoria italiana, la Rivista Uno-Due, un progetto semestrale da 176 pagine (120 più calci di rigore), con contenuti che non troverete altrove e con una veste grafica innovativa. Il primo numero,  (acquistabile qui) si focalizza principalmente sul Post Mundial, una spedizione, quella brasiliana che arreca sgradevoli ricordi per la nostra nazionale, ma che offre innumerevoli spunti di riflessione: dallo stato economico e sociale del paese carioca che si appresta ad ospitare le Olimpiadi questa estate, al futuro della nazionale italiana con una intervista a Demetrio Albertini, e tanti altri argomenti, come la Germania campione del mondo e l’espansione del football nella MLS.
Per presentare la rivista abbiamo intervistato gli autori, Andrea Timpani, Matteo Cossu e Daniel Sigalot.

Come nasce il progetto di questa rivista?

Il progetto “Uno-Due” nasce lontano dall’Italia, precisamente in quel di Berlino tra un tentativo di emulare il Foggia di Zeman con la nostra squadra di calcio Atletico Gastarbeiter e le gradinate degli stadi berlinesi. Abbiamo sempre amato il supporto non-analogico e volevamo creare una rivista che trattasse il calcio sotto tutti quei punti di vista che normalmente non vengono associati a questo sport. Inoltre pensavamo a una veste grafica innovativa in modo da modernizzare la proposta. In Italia il calcio non viene quasi mai elevato a cultura, ma è chiaro che è così. 1-2 è un tentativo di elevare la discussione culturale attorno al calcio, un fenomeno che coinvolge milioni di persone. C’è spazio e seguito a queste nuove realtà, e il giornalismo in Italia sta cambiando, come dimostrano anche altre realtà come 11, Ultimo Uomo, etc.

La tematica principale è quella del post-mondiale, il Brasile ospiterà anche le Olimpiadi di Rio 2016. I mondiali del 2014 hanno evidenziato i grandi problemi del paese carioca, e alla fine si è speso quasi il doppio di quanto prospettato, e alcuni stadi a posteriori si sono rivelati inutili. Il Brasile attualmente sta attraversando una grave crisi economica, le olimpiadi in tal senso saranno utili per risollevare le sorti del paese o saranno il definitivo colpo di grazia?

Gabriele Cosentino, studioso di sociologia e fenomeni mediatici, ha scritto per noi sulle proteste in Brasile. Tim Abrahams ha sottolineato anche come l’architettura e lo sviluppo in vista di grandi eventi deve essere messo in prospettiva, non solo economica ma anche etica. Non si può dire con certezza se un evento come il Mondiale o l’Olimpiade possano risollevare le sorti economiche-sociali di un paese. Ci sono degli aspetti economici che possono sicuramente essere visti, almeno in parte, come interesse per l’intera comunità. Bisognerebbe che ci fosse più equilibrio tra le parti, ma visto lo stato di corruzione e malgestione di organi come la FIFA e gli altissimi capitali investiti, è difficile aspettarsi che sarà così. Un’evento sportivo dovrebbe innanzitutto promuovere lo sport, con tutto il clima di competizione e festa che accompagna tale attività. Da parte nostra speriamo che l’Olimpiade del 2016 non sia solo una kermesse di vetrina, ma un momento oltre che sportivo anche di miglioramento delle condizioni economiche-sociali della intera nazionale brasiliana e non soltanto di una sua determinata parte.

Dall’ultimo mondiale ne esce con le ossa rotte anche l’Italia, che per la seconda edizione consecutiva non passa la fase a gironi. Secondo vuoi Conte è l’uomo giusto? E quale sarà il giocatore chiave della nazionale nel prossimo decennio?

Conte non è certamente arrivato in punta di piedi nell’entourage azzurro, quindi tutti si aspettano grandi cose da lui. Noi non pretendiamo da lui sonanti vittoria, ma sicuramente valorizzare i calciatori italiani migliori dando spazio ai giovani e quelli che possano dare il loro contributo per gli anni a venire. Stravediamo per Marco Verratti e speriamo che la sua classe cristallina venga supportata e valorizzata nel corso del prossimo decennio. Non avrà il codino di Baggio, ma crediamo che possa fare grandi cose con la maglia azzurra considerando anche la sua giovane età. Il problema della Nazionale italiana è profondo ed è stato più volte sottolineato nella conversazione avuta con Albertini. In Italia, per quanto si dica, ci si ricorda della Nazionale solo 15 giorni dei tornei, Europei o Mondiali. Ma la Nazionale é l’espressione suprema del calcio e per questo risente del male generale che affligge il calcio. Ci dovremmo chiedere: il calcio é veramente lo sport più amato dagli italiani? Perché non ci sono più campetti, perché i tesserati in ogni regione sono in diminuzione? Perché la FIGC non investe sulla formazione di allenatori e di preparatori all’avanguardia.

È un problema globale, nazionale, e soprattutto ideologico. Se non formiamo calciatori, se non fomentiamo la passione, se lasciamo tutto in mano a società private, come ci aspettiamo di raccogliere dei frutti 15-20 anni dopo? Guardate l’esempio del Belgio, e andatevi a leggere l’articolo. di Cesare Alemanni (http://www.rivistaundici.com/2015/11/13/lo-statalismo-a-zona/). Il materiale umano lo abbiamo, ma lo sprechiamo con cattivissime politiche di gestione.In ogni caso, per noi che siamo stati emigrati, prima dei club, dovrebbe esserci la nazionale, sempre e comunque!

Negli ultimi anni, come avete evidenziato, sta emergendo la MLS. L’America ha ben figurato anche al mondiale, dove ha raggiunto gli ottavi di finale e si è area solo ai tempi supplementari con il Belgio. Le proprietà americane si stanno interessando notevolmente al calcio europeo, pensiamo al Manchester United e alla Roma. Sempre più giocatori inoltre scelgono la MLS per il termine della propria carriera. Ma all’orizzonte si sta profilando anche la nuova potenza della Chinese Super League, in tal senso il calcio può essere un elemento che accentuerà il nuovo bipolarismo Cina-America?

Uno di noi ha vissuto in America (in costa Est, per essere precisi) in due periodi. Negli anni 90 (da bambino) e l’anno scorso. Da esperienza personale può dirvi che con suo padre giravano per tutti i bar e ristoranti italiani per trovare uno straccio di partita, ma non c’era niente da fare. Ora a NY e nel NJ esistono addirittura leghe ricreative domenicali che si alzano presto per giocare e poi guardare insieme le partite. Chiedete a chiunque vada a vedere una partita della MLS: gli stadi sono tutto quello che erano quelli italiani tanti anni fa. Si canta per 90′.

Il calcio negli USA é un fenomeno culturale–un segnale di “cambiamento culturale”. Di avvicinamento e di globalizzazione se vogliamo, ma in senso positivo. Che cresca o no, starà alle prossime stagioni.

Riguardo alla Cina. Ho la sensazione che qui si tratti più di un fenomeno guidato da interessi economici, come per i grossi investitori del Qatar nei primi anni 2000. Il calcio è anche un grande volano economico e una via preferenziale per investitori che non avrebbero altresì maniera di entrare a far parte di certi giochi. Mansour e soci hanno sì aumentato il volume d’affari e gli interessi intorno a squadre come PSG e Man City, ma l’effetto totale sul calcio in generale non è stato nel complesso tutto da salvare. Certamente queste squadre hanno ora campioni incredibili, ma la fidelizzazione, la passione, non si crea se non col tempo e con un lavoro certosino sul territorio.

Staremo a vedere!

About Nicholas Gineprini 544 Articoli
Sono nato a Urbino il 2 maggio 1991. Nel luglio 2015 ho conseguito la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Mi occupo di giornalismo sportivo con un'attenzione particolare al lato economico e allo sviluppo del calcio in Cina, che approfondisco nel mio Blog Calcio Cina. Nel febbraio 2016 ho pubblicato il mio primo libro: IL SOGNO CINESE, STORIA ED ECONOMIA DEL CALCIO IN CINA, il primo volume, perlomeno in Europa a trattare questo argomento. Scrivo anche di saggistica (sovversiva) per kultural.eu