In Spagna non si parla d’altro: come ha potuto un club prestigioso come il Real Madrid cadere in un errore così banale, come quello di schierare un giocatore squalificato in una partita di Copa del Rey? Possibile che nessuno si sia reso conto della sanzione di Denis Chéryshev? Il giocatore ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna comunicazione in merito da parte del Villarreal, mentre il presidente Florentino Pérez, dopo essersi consultato con il suo staff, ha citato due diverse fonti giuridiche in base alle quali il club madrileno intendere fare ricorso: l’articolo 41 e l’articolo 112 del Codice Disciplinare della RFEF, la Federcalcio spagnola. Innanzitutto è bene specificare che per quanto abbia da dire il calciatore, probabilmente ignaro di tutta la vicenda e preso alla sprovvista dai microfoni dei giornalisti, il Villarreal non aveva alcun obbligo nei confronti né del giocatore né del Real Madrid e tantomeno avrebbe dovuto preoccuparsi di un suo ex-tesserato, non avendo più alcun diritto sulle sue vicende professionali. Le comunicazioni dei sanzionati da parte della Federazione infatti, non sono individuali per ogni club e ogni giocatori, ma vengono diramate mediante circolari inviate via fax a tutte le società con un’unica notifica.
Mentre per quanto riguarda i codici è bene specificare in cosa consistano i passi citati dal numero uno blanco. L’articolo 41 del Codice Disciplinare spagnolo, precisamente nel paragrafo 2, quello a cui probabilmente si riferiva Florentino Pérez, si limita a specificare che a prescindere dalla pubblicazione degli squalificati queste sanzioni non hanno alcun effetto finché non vengono notificate personalmente agli interessati. Ed è proprio questo il punto su cui vuole far forza il club capitolino: la società non ha mai ricevuto questa notifica. Questa comunicazione dovrebbe essere avvenuta tramite apposita circolare lo scorso luglio, quando all’inizio della nuova stagione sportiva la RFEF ha inviato la lista degli squalificati, elencati in ordine alfabetico in base al club di appartenenza dell’ultima stagione, ovvero quella in cui i giocatori hanno accumulato la sanzione, visto che il mercato è aperto fino al 31 agosto, e lo avrebbe fatto congiuntamente a tutte le società. Ecco qui l’inghippo. Tutte le società, a causa di ciò, devono controllare i loro nuovi tesserati cercandoli non alla voce del proprio club ma a quella della società da cui li hanno prelevati.
L’uomo che si occupa di queste pratiche nel Real Madrid è il dirigente Miguel Porlán “Chendo“, e su di lui si sono avventati alcuni detrattori attenti alle vicende della società madrilena, che già qualche mese fa era finita al centro della cronaca per la vicenda de Gea, ridicolizzata dai media per un fax ricevuto qualche minuto di troppo. Ma il grosso del ricorso madridista si dovrebbe fondare sull’articolo 112 del Codice Disciplinare, citato dal presidente Pérez, in base al quale al termine del terzo turno eliminatorio di Copa del Rey vengono annullate tutte le precedenti sanzioni. In questo caso la normativa è molto vaga perché l’interpretazione generale è che questa norma sia stata introdotta per non creare uno svantaggio alle squadre di Segunda B e Tercera División che dopo aver superato già diversi turni, si ritrovano con vari cartellini pendenti contro squadre di massima serie che non hanno avuto questo problema. Proprio per questo altri club come Espanyol, che non ha convocato Arbilla, o lo stesso Villarreal, che si è privato di Tomás Pina, hanno evitato di correre rischi in materia. Florentino Pérez ha già annunciato di esser disposto ad arrivare fino al TAS pur di averla vinta, e leggendo l’articolo il ricorso potrebbe andare in porto. Di certo qualcuno (Chendo?) ha sbagliato, la società non vuole (giustamente) ammetterlo pubblicamente e farà di tutto per rimediare alla figuraccia appigliandosi alle armi che le normative permetteranno loro di impugnare.