Una guida spirituale ed un punto di riferimento per tutti gli appartenenti di Chelsea Italia e non, Stefano “Lampard” Foschi è uno di quei tifosi più unici che rari e le sue trasferte a Stamford Bridge ed in giro per l’Europa (minuziosamente documentate dalle sue numerosissime foto) sono nell’immaginario comune di tutti coloro che seguono i Blues. Impegnato in prima persona come referente e responsabile in ogni singolo aspetto del Chelsea Italia Supporters Club, porta avanti da anni con passione il proprio amore per la squadra di Londra in maniera impeccabile ed esemplare. TuttoCalcioEstero.it lo ha contattato per fare quattro chiacchiere e saperne di più su di lui e sul Chelsea Italia.
Ciao Stefano benvenuto su Tuttocalcioestero, presentati pure ai nostri lettori.
“Mi chiamo Stefano Foschi, ho 27 anni e abito a Mensa, una piccola città di 10 gatti in provincia di Ravenna; mi sento comunque “Cesenate” a tutti gli effetti. Da amante del calcio mi piace seguire quanto più possibile il Cesena Calcio essendo Cesena stessa la città in cui sono nato e cresciuto, ma il mio cuore batte esclusivamente per i Blues. Da tanti anni e per tanti motivi.”
“Ho conosciuto il Chelsea per caso e per fortuna. Da piccolo passavo parecchi pomeriggi al bar di fianco a casa mia e, di tanto in tanto, alla TV trasmettevano qualche spezzone di partite della Premier League. Ovviamente nel mio gruppo di amici eravamo equamente suddivisi tra juventini, milanisti ed interisti, e io appartenevo (seppur mi vergogni oggi un po’ a dirlo) alla prima categoria. Adoravo la Serie A che a fine anni ’90 primi anni 2000 era di un altro livello rispetto a quello attuale, ma quel calcio d’Oltremanica suscitava in me emozioni diverse e ben superiori. Non ho immagini troppo nitide di quel periodo, ma ricordo chiaramente che una delle prime partite che vidi fu un Chelsea-Aston Villa in cui segnarono Zola e Flo. Avevo circa 10 anni e guardavo con interesse il Chelsea e il Manchester United, pensando tra me e me “cavolo, perché non posso vivere in Inghilterra?” oppure “perché a me è toccata proprio la Juve? Chi ha scelto la MIA squadra al mio posto?”. Mi incantavo davanti alle magie di Zola e Beckham. Per fortuna la vita mi ha dato l’occasione di scegliere.”
“Non so esattamente che cosa mi abbia fatto pendere dalla parte dei Blues piuttosto che dalla parte dei Red Devils (che oggi ovviamente vedo come nostri acerrimi rivali), ma credo che sia stato il Chelsea a scegliere me anziché il contrario. Ho adorato con il passare degli anni le magie di Zola, la ruvidità e il cuore immenso di Dennis Wise, i gol storici di Di Matteo, l’immensità di due leggende come Lampard e Terry, la forza bruta di Drogba, ma credo che due cose abbiano principalmente dato vita al mio amore per i Blues: la presenza di giocatori italiani nel Chelsea e, in primis, l’anima di questa squadra. Il Chelsea ai tempi non era al livello dello United e forse questa “debolezza” ha contribuito a renderlo più umano ai miei occhi, non mi interessava tifare una squadra che vincesse tutto, ma una che aveva bisogno di supporto e che rappresentasse il mio modo di essere e il mio carattere.
Quella che ai tempi era solo una sensazione si è rivelata negli anni una vera e propria illuminazione. Il Chelsea si è evoluto negli anni nella disponibilità economica, nei giocatori, negli obiettivi, nei tifosi, ma è rimasto intatto nella passione che l’ha sempre contraddistinto, la stessa che avevo “sentito” io quando ho iniziato a seguire la squadra. Siamo una grande famiglia che vive il calcio senza l’ossessione del risultato (per quanto molti ci descrivano in maniera prevenuta come l’esatto contrario), in modo “carefree”, spensierato, seppur cercando di dare sempre il massimo per vincere. Si è Blues allo stadio e nella vita, siamo determinati ma non ossessionati, non pensierosi ma spensierati, sempre pronti ad aiutarci l’un l’altro che sia per un biglietto di una partita o per qualcosa di più serio.”
“Vado a Stamford Bridge circa 4-5 volte a stagione, a volte più e a volte meno a seconda degli impegni lavorativi e delle possibilità economiche del momento. Cerco sempre di alternare le partite in casa con alcune in trasferta, europee e non, in quanto si tratta di atmosfere completamente differenti. Negli ultimi anni ho seguito la squadra tra Londra, Manchester, Praga, Torino, Amsterdam, Klagenfurt, Gelsenkirchen, Parigi e Monaco. Una giornata “tipo” a Londra è solitamente molto lunga e stancante, ma quello che lascia dentro fa sì che ne valga sempre la pena. Io solitamente viaggio verso l’aeroporto di Bologna alle 4 del mattino, da lì prendo l’aereo per Londra Stansted, atterro, prendo il treno o l’autobus che in un’ora circa mi lascia nel centro della città. Poi un po’ di metro e finalmente arrivo allo stadio. Mi piace scaricare la tensione del viaggio visitando (da solo) il Chelsea megastore, mi rilassa molto e mi aiuta a recuperare un po’ di brillantezza.
Una volta svuotata la carta di credito solitamente incontro i ragazzi italiani che come me fan parte del gruppo Chelsea Italia e insieme ci si sposta al pub per rivedere gli altri amici russi, inglesi, francesi, ecc… con i quali abbiamo stretto amicizia nel corso degli anni. Si beve, si canta, si ride, si beve ancora e poi tutti insieme ci si sposta allo stadio dove arriva il nostro momento. Foto di rito con la bandiera davanti alla statua di Peter Osgood e poi 90 minuti di batticuore e passione cantando a squarciagola per i Blues. Dopo la partita (ammesso sia un match pomeridiano) solitamente le strade si dividono, qualcuno (me ad esempio) preferisce il pub, altri lo shopping terapeutico, qualcuno il classico giro a Piccadilly, qualcuno aspetta l’uscita dallo stadio dei giocatori per una foto o magari un autografo. Poi se capita ci ritroviamo tutti a cena la sera. La cosa più traumatica è sicuramente il ritorno a casa, che spesso prevede passare la notte sul comodissimo pavimento di Stansted prima del volo di ritorno nelle prime ore del mattino. Ma per il Chelsea, questo ed altro.”
“La mia partita preferita per forza di cose non può che essere la finale di Champions a Monaco del 19 Maggio 2012, che ci ha coronati Campioni d’Europa per la prima volta nella nostra storia. Eravamo in più di 100 in un pub di Fagagna (vicino Udine) a tifare per i Blues, con maxischermo e fiumi di birra ad attenuare la tensione. Piangevamo in tanti e per diversi motivi, è stato un giorno che non dimenticherò mai. Anche se devo ammettere che ci sono altre due partite che porto nel cuore più di tutte le altre: Barcellona-Chelsea (e il grido di Gary Neville al gol di Torres) e Chelsea-Napoli, sempre di quella grandiosa stagione 2011/2012. Per la seconda partita ero al Bridge con mio fratello, nessuno avrebbe scommesso un euro su quel Chelsea sciagurato che era stato sconfitto per 3 a 1 a Napoli nella gara di andata. E invece è successo il miracolo, e tutto grazie a 4 leggende del club: Drogba, Terry, Lampard e Ivanovic. Ho fatto fatica a lasciare lo stadio da quanto mi tremavano le gambe per l’emozione. Partita indimenticabile.”
Per quanto riguarda il mio giocatore preferito, non ho alcun dubbio: sicuramente Frankie Lampard! E’ stato il mio idolo fin dal primo giorno in maglia Blue, l’emblema del Chelsea, giocatore incredibile con un cuore e una passione inarrivabili per chiunque. Ho sognato per anni di poterlo vedere giocare dal vivo e di incontrarlo, cosa che solo 10 anni fa mi sembrava assolutamente impossibile. Ho fatto di tutto per andare a vedere il Chelsea allo stadio e Frankie giocare, sono volato addirittura a Londra mentre i miei genitori pensavano fossi a Bologna a studiare. Certo, studiavo come andare a Stamford Bridge…ho avuto occasione durante gli anni di incontrare tantissimi giocatori, ma non Frankie. Sembrava una maledizione. Finchè una sfortuna si è rivelata la più grande fortuna della mia vita. Colleziono le sciarpe delle partite che vado a vedere dal vivo, soltanto una volta (ancora mi chiedo come possa essere successo), mi sono dimenticato di comperarla. Era Juve-Chelsea del 2012, a Torino. La Juve vinse 3 a 0 e io passai i 3 mesi successivi a cercare la match-scarf online. Un giorno un amico mi fece notare un’asta su Ebay UK e senza nemmeno guardare il prezzo di partenza inviai un messaggio in inglese al venditore:“ti prego, ti posso dare anche 50 euro ma devo avere quella sciarpa in tutti i modi. Sono italiano e seguo il Chelsea ovunque per l’Europa collezionando le sciarpe di ogni partita che vedo, e quella è l’unica che mi manca…per favore togli l’asta e trattiamo”.
Quello che è successo dopo ha semplicemente dell’incredibile. La ragazza che vendeva la sciarpa era torinese, all’incirca mia coetanea, residente a Londra e…era vicina di casa di Frankie Lampard! Si è offerta gentilmente di farmelo conoscere e ho avuto così modo di incontrarlo e chiacchierare con lui tantissime volte nel corso degli ultimi 3 anni. Gli ho portato la sciarpa di Chelsea Italia, le magliette del fan club per le sue bambine e ho potuto conoscere il favoloso lato umano del campione che è. Un vero gentiluomo, sempre disponibile, gentile e riconoscente verso i fans. Sentire che oggi mi chiama per nome e mi riconosce quando mi vede è un’emozione indescrivibile. Quando ha lasciato il Chelsea è stato un durissimo colpo per me, ho pianto come un neonato per diverso tempo. Riabbracciarlo a fine partita a gennaio 2015, al suo ritorno al Bridge con la maglia del City, è stato uno dei brividi più intensi della mia vita.”
“Chelsea Italia è una famiglia vera e propria, nata nel 1996 dalla mente e dal cuore dell’attuale presidente Stefano Frantz. E’ più di un gruppo e più di un classico fan club. Nel corso degli anni ci siamo evoluti sensibilmente, passando dalla ventina di membri del 1996 all’attuale centinaio di iscritti, provenienti da ogni parte d’Italia. Grazie a questo splendido pretesto sono nate amicizie vere, scambi culturali con i nostri amici inglesi, viaggi di gruppo e addirittura anche una love story! C’è chi si iscrive e va a vedere una partita a stagione, chi va a vedere più partite, chi può partecipare soltanto al raduno di fine anno in Italia e chi soltanto al classico torneo di calcio a 7 estivo che prende appunto il nome “Chelsea Italia”. C’è anche chi non può muoversi e decide di tesserarsi soltanto per sentirsi parte di questa famiglia.
In ogni caso restiamo tutti in contatto tramite il nostro gruppo Facebook e chiunque può rimanere aggiornato sulle iniziative del gruppo tramite la nostra pagina “Chelsea Italia Travellers”, presente sia su Facebook che su Twitter. Visti gli impegni lavorativi di Stefano Frantz, da qualche mese mi sto occupando io (con la collaborazione di altri membri) della gestione “logistica” del fan club, e ciò mi rende molto orgoglioso. Chi si iscrive paga una piccola quota (9 euro questa stagione) e ha diritto alla ricezione della tessera sociale e alla possibilità di richiedere biglietti per le partite dei Blues. Dato che siamo tornati ad essere “supporters club ufficiale”, è necessario da quest’anno possedere comunque una membership (o True Blue) per poter richiedere biglietti. Spesso organizziamo ritrovi in occasione di qualche partita: nel 2012 eravamo una trentina a Monaco per la Supercoppa Europea contro l’Atletico Madrid mentre nel 2013 eravamo addirittura 42 membri presenti a Stamford Bridge per la partita di Premier contro il West Ham. Da quest’anno abbiamo perfino un banner personalizzato fissato a Stamford Bridge, e per ogni partita in casa o in trasferta c’è praticamente sempre qualcuno di noi a tenere alta la bandiera del Chelsea e di Chelsea Italia.”
“Things will come for those who wait” come si suol dire. Purtroppo siamo arrivati alla fine di questo fantastico viaggio nel mondo di Stefano e del Chelsea Italia, ti ringraziamo per il tempo concesso e per ora ci salutiamo sperando che sia un arrivederci. Vuoi lasciare un consiglio per tutti coloro che vogliono approcciarsi alla squadra o diventare tifosi, senza essere solo figli di una moda?
“Non credo ci siano tifosi migliori di altri, ognuno se la può e se la deve vivere come meglio crede…personalmente preferisco stare vicino alla squadra e andarla a tifare ogni qualvolta mi è possibile, e Chelsea Italia fornisce una solida base sia per quanto riguarda l’acquisto dei biglietti per le partite, sia per la compagnia, sia nel fornire tutte le informazioni che possono essere utili (riguardo voli, hotel economici, treni, ecc…). C’è chi si accontenta di guardare le partite in tv, chi vive di Chelsea sui social, chi non riesce a fare a meno di prenotare voli e andare allo stadio a tifare i Blues. Chi vorrebbe andare a Londra ma non può, chi potrebbe andare ma non vuole. Ognuno è tifoso a modo suo. Certamente il mio consiglio è quello di provare almeno una volta ad andare a Stamford Bridge per vivere al meglio il Chelsea e quello che significa. Londra, Fulham Broadway, i poliziotti in giro coi cavalli, l’odore di hamburger, cipolla e fritto che inebria Fulham Road nei match days, le bancarelle con sciarpe e gadget di ogni tipo, i pub pieni di tifosi che cantano, Stamford Bridge stracolmo. E poi la sensazione di essere “tifosi attivi”, che seguono la squadra dal vivo e la sostengono con la voce e la passione necessari…perché da casa, purtroppo, non si può essere “supporters” nel vero senso della parola. Concludendo, vi ringrazio di cuore per avermi concesso l’opportunità di raccontarmi in questa intervista. Mi auguro di ritrovarci in futuro per un’altra chiacchierata, un saluto a tutti!”