E’ durata una settimana, corredata dalla bella rimonta in Champions League contro il Wolfsburg, la meravigliosa illusione del Manchester United: all’Emirates Stadium, al cospetto dell‘Arsenal e di quello che può essere considerato come il primo vero esame della stagione, i red devils interrompono la striscia di quattro vittorie consecutive in Premier, vengono travolti con un pesante 3-0 e, soprattutto, perdono la vetta della classifica (e il secondo posto, proprio a vantaggio dei gunners per la differenza reti) nuovamente di proprietà dei cugini del City. Sanchez, Ozil, Sanchez, succede tutto nei primi venti minuti: un uragano l’Arsenal, Wenger riacquista credito da spendere nei momenti più complicati che, inesorabilmente, arriveranno anche questa stagione. Da sempre, bella e (quasi) perdente la creatura dell’alsaziano, non è detto che non ci si possa accontentare anche di questi pomeriggi epici.
Solidità e organizzazione di gioco le parole d’ordine del Manchester United 2.0 di Van Gaal. Il promettente mese e mezzo di partite ufficiali, almeno sotto questi punti di vista, va a farsi benedire in venti, tragici minuti. E’ travolto anche il più positivo di questo inizio stagione, Matteo Darmian. L’ex Torino vive 45 minuti da incubo (verrà poi sostituito nell’intervallo da Valencia) trovandosi di fronte uno stratosferico Alexis Sanchez. Il cileno gioca probabilmente la miglior gara in Inghilterra, realizzando una bellissima doppietta che mette k.o. gli avversari. Male anche l’altro terzino, Young (Van Gaal ne fa una questione personale, d’orgoglio, e Rojo è ad un passo dalla cessione), al centro si vivacchia.
Il primo gol, al 6′, è una chicca: da copertina il colpo di tacco di Alexis Sanchez (assist di Ozil, altro gran protagonista del match) che beffa il non prontissimo De Gea. Un giro di lancette ed è già raddoppio: stavolta è Mezut a concludere con un preciso rasoterra in piena area di rigore su suggerimento arretrato di uno scatenato Walcott. Difesa ospite sballottata da destra a sinistra, confusione totale. Ritmi forsennati, l’Arsenal dà la sensazione di poter chiudere il conto da un momento all’altro. La (flebile) resistenza del Manchester United dura altri dieci minuti, fino all’altra perla di Sanchez che supera con irrisoria facilità Darmian (quasi dilettantesco il suo intervento) e batte ancora De Gea con un perfetto sinistro all’incrocio. Game over.
70 minuti di allenamento agonistico confermano le buone qualità di Martial (ancora troppo individualista), il pessimo momento di Rooney, la verve ritrovata di Ramsey, le solite indecisioni di Mertesacker, e i limiti di Wenger. Sì, avete letto bene. La prestazione da 7.5 di Cech (miracoloso su Martial, bravissimo anche nella ripresa su Rooney e Schweinsteiger) non fa altro che aumentare i rimpianti per la folle serata di Champions League vissuta mercoledì scorso con Ospina tra i pali contro l’Olympiakos. Ha poco da innervosirsi il buon Arsenio alle domande, legittime per quanto petulanti, dei giornalisti su quella scelta tra le più inspiegabili della sua gestione. Ma, almeno, si gode questo fragoroso 3-0, vicino a diventare 4-0 proprio allo scadere, col pallonetto di Oxlade-Chamberlain che colpisce la traversa.
Arsenal e Manchester United sono ora appaiate al secondo posto, a -2 dal City. Il cammino dei gunners, però, ha un peso specifico diverso: i londinesi hanno già affrontato Chelsea e Tottenham in trasferta, Liverpool e United in casa. Il calendario ora è dalla parte dei gunners, facile illudersi: ma è presto per fare calcoli, oggi c’è da godersi 20 minuti di football da cineteca.