Senza mezzi termini Cédric Bakambu è lo sconosciuto più pagato nella storia del Villarreal. Mai il Submarino amarillo aveva speso tanto (tra i sette e gli otto milioni di euro) per un calciatore di un campionato straniero senza alcun biglietto da visita. Chi lo ha visto giocare sa che si tratta di una seconda punta di movimento, ma forte fisicamente, che ama cercare la profondità e non disdegna il contatto. Nelle prime due uscite stagionali ha già fatto vedere spunti molto interessanti e la sua intesa con Roberto Soldado sembra già rodata, molto più di Léo Baptistão che ha invece avuto più di un mese di vantaggio per trovare la sua collocazione in campo. La sua non è una storia di precocità e reti a raffica, non è un predestinato e non ha la rabbia di chi è sfuggito alla povertà grazie al calcio, bensì è la storia di un ragazzo comune, che ama il rap e la pastasciutta, che in un giorno qualunque si ritrova a partire per la trasferta sul campo del Fenerbahçe che può valere una finale di coppa, su un traghetto stracolmo di tifosi che inneggiano la sua squadra, e la caricano per uno zero-tre che regalerà al Bursaspor una finale tanto meritata quanto attesa. È una storia come tante, che sta per infiammarsi senza mai ardere, perché spesso nel calcio le cose migliori devono ancora accadere.
Figlio di immigranti congolesi, Cédric Bakambu nasce a Ivry-sur-Seine, sobborgo della periferia meridionale di Parigi più popoloso della stessa Vila-real con i suoi quasi 60mila abitanti. Tira i primi calci a un pallone nell’ESV, l’Entente Sportive Vitry-sur-Seine, la squadra della città in cui vive, per poi passare a soli nove anni ai vicini dell’US Ivry, dove si impone a suon di gol. A quindici viene scovato da un emissario del Sochaux che gli offre la possibilità del grande salto nel calcio che conta. Inizialmente i genitori del piccolo Cédric paiono titubanti: Sochaux dista quasi 480 chilometri, ma le garanzie di un’adeguata istruzione e la serietà della società convincono la famiglia Bakambu al grande cambiamento nell’estate del 2006. Qui trova Mérieux, il tecnico che lo formerà come persona e come calciatore: gli spiega che se si trova lì non è per giocare, ma per diventare un calciatore professionista e grazie ai suoi consigli inizia a capire i trucchi del mestiere. Nel sud della Francia la sua crescita sportiva è lenta ma costante, fino a che nel 2010 si mette finalmente in evidenza. Trascina il Sochaux fino alla finale della Coupe Gambardella, il principale campionato under-18 transalpino, mettendo a segno una doppietta determinante in semifinale e l’unica rete della sua squadra nell’atto finale, salvo però perdere ai tiri di rigore. Basta comunque ad essere chiamato dalla Federcalcio francese per prender parte alle selezioni nazionali under-19 prima e under-20 poi, infatti per via dello ius soli è in possesso del doppio passaporto francese e congolese.
E proprio con l’under-19 si prende la prima grande soddisfazione della sua carriera. Subito dopo il Gambardella ottiene il passi per disputare gli Europei di categoria organizzati proprio dalla Francia in quelle settimane. Il c.t, Smerecki conta su di lui per tenere alto l’onore dei galletti, e su una formazione di tutto rispetto che può schierare giocatori del calibro di Kolodziejczak, Coquelin, Kakuta, Griezmann e Lacazette. Ma nonostante la dura concorrenza Bakambu dimostra subito di essere all’altezza dei compagni: nel match d’esordio contro i Paesi Bassi di Martins Indi, Clasie e Castaignos la Francia stravince con un netto quattro a uno e Cédric mette a segno subito una doppietta. Contro l’Austria Smerecki lascia a riposo Kakuta e Bakambu per provare Lacazette e Griezmann: finisce cinque a zero ed entrambi rispondono con due reti a testa. Ma con il girone già in tasca, in semifinale il c.t. ripunta su Kakuta e Bakambu. Per battere la Croazia di Kramarić servirà proprio una sua rete a sette minuti dal termine che regala l’ambita finale contro la temibile Spagna. Anche la Rojita ha uno squadrone: Montoya, Bartra, Canales, Thiago Alcàntara, Muniain, Rodrigo Machado, e soprattutto a livello giovanile sta iniziando a vincere di prepotenza. Con la qualificazione nel girone acquisita dopo due giornate, si è permessa di schierare i panchinari contro l’Italia di Bertolacci, Destro e Borini asfaltandola per tre reti a zero. Il 30 luglio 2010 al Michel d’Ornano di Caen ne esce fuori un partitone dove a spuntarla sono i francesi, che agguantano il settimo successo di categoria nei minuti finali grazie al marchio di Lacazette.
Le sue gesta gli permettono così di esordire in Ligue 1 sette giorni più tardi, quando il campionato francese ha appena ripreso i battenti, e qualche settimana più tardi di firmare il suo primo contratto professionistico. Ma solo nella stagione successiva entra a pieno titolo nelle rotazioni della prima squadra quando Francis Gillot, tecnico del Sochaux, continua a dosarlo progressivamente. Il debutto stagionale avviene il 17 settembre 2011 a Lilla, l’allenatore lo manda in campo per l’ultima mezzora e lui risponde dopo poco più di dieci minuti andando in rete. A gennaio già si parla di un interessamento del Benfica ma Gillot pone il veto su una sua partenza: sa che il giocatore è giovane, ha bisogno di crescere e può aiutare la squadra. A fine stagione Bakambu raccoglie ventuno gettoni in campionato, ma di fatto sono tutti spezzoni di partita (giocherà l’intera gara solo in due occasioni) in cui è riuscito a buttarla dentro appena tre volte. L’anno dopo, complice l’infortunio di Sloan Privat e l’arrivo sulla panchina di Eric Hély, si ritaglia i suoi spazi convincendo la piazza e diventando l’attaccante titolare grazie alle undici reti messe a segno in stagione, di cui otto in Ligue 1. Il 2013/14 dovrebbe essere la stagione della sua definitiva esplosione ma le cose vanno alquanto male da queste parti. La squadra non riesce a vincere una partita, la panchina di Eric Hély salta, arriva Hervé Renard ma la squadra rimane invischiata nella lotta per la salvezza dove resterà fino all’ultimo. Nella finestra di mercato invernale Cédric Bakambu chiede la cessione, ma alla fine non se ne fa nulla. L’epilogo comunque è amaro: incombe una dolorosa retrocessione e lui finisce per perdere il posto chiudendo con soli sette reti in campionato. Per la società è diventato un lusso e nonostante le molte offerte lascia la Francia solo nelle ultime ore di mercato: così in estate finisce in Turchia, il Bursaspor mette sul tavolo 1,8 milioni di euro e se lo porta via.
Qui le cose vanno molto meglio. Non ha bisogno di molto tempo per adattarsi e alla fine si impone in un campionato assai meno competitivo di quello in cui era abituato a giocare. Per la prima volta in carriera arriva in doppia cifra, e tutto sommato va registrare un egregio bottino: tredici gol e cinque assist in ventisette presenze nella Süper Lig turca, e otto marcature in appena dodici gettoni nella coppa nazionale, il cui cammino si è interrotto solamente in finale contro il Galatasaray. E soprattutto dopo anni di dubbi decide finalmente in quale nazionale giocare: nonostante la trafila nelle selezioni francesi, alla fine ha optato per la Repubblica Democratica del Congo, probabilmente anche perché a ventiquattro anni suonati le possibilità di trovare spazio nella Francia sono molto esigue. E pensare che nel novembre 2012 dovette rinunciare alla chiamata di Didier Deschamps per la gara contro la Norvegia a causa di un infortunio. Il resto, comunque, è cronaca recente: la tribolata trattativa col Villarreal, l’esordio con il Betis in cui rischia di andare subito in rete al primo pallone toccato e la doppietta con l’Espanyol che ha salvato il Sottomarino giallo da una nottata grigia. Adesso solamente il campo potrà spiegare meglio di che pasta è fatto Cédric Bakambu.