“A Lipsia la cultura del calcio sta morendo. L’Union vive…”. Lo slogan che leggete in foto non lascia spazio a troppe interpretazioni: i tifosi dell’Union Berlin mal digeriscono quello che sta succedendo nella città più popolata della Sassonia. Dal 2009, la Red Bull, celebre azienda austriaca di energy-drink, dopo aver messo su il Red Bull Salisburgo (Austria), il New York Red Bulls (Stati Uniti) e il Red Bull Brasil (Brasile), ha deciso di investire in Germania. In pompa magna, come sua consuetudine. Il progetto, infatti, prevede l’approdo in Bundes nel giro di 10 anni e, dopo esser partiti dalla quinta serie, già l’anno passato hanno dimostrato, al loro esordio assoluto in ZweiteLiga, di avere nel mirino la massima aspirazione calcistica tedesca. (Qui potete leggere la loro storia). Berlino, però, contesta tutto questo: una società senza tradizione, artificiosa che può permettersi consistenti spese attraverso introiti esterni non merita la gloria del vero calcio tedesco. Quest’estate, per esempio, ha fatto clamore l’acquisto di Davie Selke, giovane e promettente attaccante del Werder Brema, passato al RB Leipzig per 8 milioni di euro con un contratto di 5 anni a 2 milioni di euro a stagione.
“Il Leipzig ha nuovamente speso ingenti somme di denaro per giocatori che hanno avuto quasi tutti offerte dalla Bundesliga. Le possibilità finanziare sembrano infinite”, si legge in una lettera aperta scritta da un gruppo di supporter di Köpenick. “Ma noi – continua la nota – lotteremo per la conservazione della cultura calcistica il più a lungo possibile. Strumenti di marketing puro come il RasenBallsport non faranno mai parte di tutto ciò ed è per questo che chiediamo 15 minuti di silenzio”. Venerdì prossimo, infatti, in occasione della quinta giornata di Zweite, l’Union Berlin ospiterà (si fa per dire) allo stadio An der Alten Försterei, proprio il RB Leipzig. E’ immaginabile che ci saranno coreografie ed altre iniziative come l’anno passato quando gli Eisernern, oltre a stare muti per un quarto d’ora, hanno indossato pettorine nere in segno di lutto.
Anche la società berlinese è d’accordo: “Posso solo condividere le parole del nostro presidente Dirk Zingler che sostiene pienamente l’iniziativa al 100%”, ha affermato Christian Arbeit, portavoce del club che ha aggiunto: “Il RB Leizpig dovrà aspettarsi altre proteste”.
Del resto la squadra rossa della capitale tedesca, in un cammino tortuoso che risale dai tempi del Muro e della Germania Est, ha fieramente difeso i suoi ideali di anti-corruzione, di dissidio contro il potere della Dynamo Berlin, la squadra della Stasi e boicottato l’establishment. A Lipsia già lo sanno: proprio all’Alte Försterei, la passata stagione, incapparono nella prima sconfitta. Perché come recita un loro motto: “Wir verkaufen unsere Seele, aber nicht an jeden” (Noi vendiamo la nostra anima, ma non a tutti).