Siamo nell’ottobre del 2012, Chen Zizhao è il primo giocatore cinese a calcare i campi del campionato brasiliano con la maglia del Corinthias, una breve esperienza in prestito prima del ritorno in patria al Shenxin e il successivo acquisto del Beijing Guoan, squadra nella quale tutt’ora milita, per 2,25 milioni. I pochi mesi trascorsi in Brasile permisero a Chen di guadagnarsi una maglia da titolare per la propria nazionale. Una delle innumerevoli operazioni che vedono coinvolte Cina e Brasile, mediate come sempre dalla Kirin Soccer.
Si tratta del fondo di Joseph Lee, indonesiano naturalizzato cinese, nel 1980 si trasferisce da Hong Kong a San Paulo, è un Brasile nel quale sta vi è un accenno di cambiamento dopo quasi vent’anni di tremenda dittatura filo americana, il periodo in cui sorge un movimento che accumunerà tutto il popolo brasiliano, quello della Democracia Corinthiana del dottor Socrates, capitano del Corinthias. In tale contesto Lee si ritaglia uno spazio suo aprendo una catena di ristoranti e una rivendita di auto, nel tempo libero si dedica al calcio con gli amici partecipando a alcuni tornei amatoriali, dopotutto i più grandi agenti non sono famosi per il proprio passato da atleti.
La svolta avviene nel 1993 quando la rappresentativa giovanile del Jianlibao si reca in Brasile per uno stage. Lee approfittò dell’occasione ritagliandosi un ruolo da interprete per il team cinese ovviando ai problemi di lingua, cibo e sistemazioni oltre all’organizzazione di una serie di partite. L’esperienza permise a Lee di allacciare solidi rapporti con il club di Shenzhen e di conseguire la licenza di Agente FIFA viste le innumerevoli opportunità che si sarebbero poi presentate. Per alcuni anni il team cinese grazie alle tournè in Sudamerica è stato il principale serbatoio per la nazionale e il manager, Zu Guanghu divenne CT dal 2005 al 2007 sfiorando l’impresa di vincere la Coppa D’Asia di fronte il proprio pubblico, solo per poi arrendersi in finale per 1-3 contro il Giappone.
Roberto Amdo nel suo articolo su DCM definisce Joseph Lee un personaggio poco chiaro, i cui modi di agire sono spesso enigmatici. Poche foto reperibili e poche apparizioni in pubblico, la stampa brasiliana descrive Lee come un uomo di cinquant’anni dal largo sorriso con una fitta rete di legami e società off-shore. Le attività dell’impresario cinese dagli inizi degli anni ’80 si sono notevolmente diversificate, ora possiede una catena di alberghi e si è cimentato nella compravendita di oro.
Nel 1995 Joseph Lee fonda la Kirin soccer, agenzia con sede a San Paulo che si pone di intermediare i trasferimenti di giocatori dal Brasile alla Cina, ogni anno verso il continente asiatico transitano dai 20 ai 30 giocatori, tali operazioni non riguardano solamente la Cina ma anche i campionati coreani e giapponesi. Negli anni successivi, in tale contesto il fondo di Eduardo Uram, la Europe Sports Group, ha visto un’occasione unica scoprendo la nuova El Dorado del calcio.
Lee è la personalità più influente del movimento calcistico cinese, il suo braccio è Wang Jianling, secondo uomo più ricco della Cina con un patrimonio stimato in 49 miliardi (42mo secondo Forbes) proprietario della Dalian Wanda e main sponsor dell’Accademy del Guangzhou, nel 2011 ha investito ben 210 milioni di dollari per la rinascita dei settori giovanili oltre ad essere entrato nel calcio europeo con l’acquisto del 20% delle quote societarie dell’Atletico Madrid.
Lo scorso anno la Kirin Soccer ha acquistato il club Deportivo Brasilerao che milita in Serie B, direttamente dalla Traffic Sports, finita recentemente nel mirino dell’FBI per quanto concerne lo scandalo tangenti del FIFA Gate. Nulla si sa sulle cifre della transazione, la Traffic ha giustificato la vendita sostenendo che il gruppo di Lee ha formulato un’offerta tre volte maggiore a quanto prospettato. Rimanendo in tema episodi economici poco leciti, nel 2014 il Congress ha stilato una lista di ben 99 agenti brasiliani indagati per le transazioni bancarie, evasione fiscale e riciclaggio di denaro, fra i nomi spiccano proprio quelli di Joseph Lee e Eduardo Uram, ancora oggi sotto indagine, oltre alla Traffic, la Kirin Soccer e l’ex tecnico Luxemburgo.
Nel 2014 la Kirin è stata protagonista di un giro d’affari pari a 130 milioni di reias (36 milioni di euro). Joseph Lee è l’architetto del calcio cinese, responsabile della doppia transizione di Dariò Conca, e dell’approdo in Cina di importanti giocatori sudamericani fra cui Elkeson, Barrios, Vagner Love. E’ sempre la Kirin Soccer inoltre che ha permesso al Guangzhou l’ingaggio di Lippi e dei suoi pupilli, Gilardino e Diamanti (assistiti dal figlio dell’allenatore) oltre ai più recenti approdi di Scolari e Cuca sulle panchine di Guangzhou Evergrande e Shandong Luneng e al clamoroso colpo Paulinho che la squadra del Canton ha pagato ben 17 milioni di euro dal Tottenham.
E’ dunque chiaro che dietro a ogni movimento che conduce in Cina vi è lo zampino di Joseph Lee. Il tutto avviene alla luce del sole, gli affari vengono riportati direttamente sul sito della Kirin Soccer che sta espandendo le proprie attività anche nel calcio europeo con la prococura di Casemiro (Real Madrid) e la mediazione del passaggio di Hernanes dalla Lazio all’Inter. Essendo un fondo, la Kirin possiede quote di dodici giocatori brasiliani e investe nel settore giovanile del San Paulo dove ha recentemente rilevato le quote di nove giovani talenti grazie al solido rapporto instaurato con l’ex presidente Juvenal Juvenicio.
Nel sito della Kirin Soccer vi è un comunicato del presidente Joseph Lee riguardo le intenzioni di sviluppare il football cinese e la partnership con il Brasile:
“Il football professionistico, soprattutto in Cina ha mosso dei passi da gigante, tanto da diventar una attività quotidiana per il popolo cinese. C’è sempre più interesse per il calcio Brasiliano che in Asia raccoglie molti fan. Intermediamo gli interessi di molti giocatori che militano in Italia, Germania, Turchia, Cina, Giappone, Corea, UAE e Singapore. Negli ultimo vent’anni Corea e Giappone hanno imparato molto dal calico brasiliano, tutt’ora I due paesi mantengono la stessa politica portando giovani atleti brasiliani a giocare e a allenarsi in Asia, il loro è un modo differente di intendere lo sport e può rivitalizzare il movimento cinese. La nostra missione è quella di consolidare il rapporte fra Cina e Brasile permettendo al movimento calcistico cinese di diventare sempre più forte e indipendente”.
A tale scopo lo Shandong Luneng nel 2014 ha istituito una scuola calcio a San Paulo, nella sede del Deportivo Brasilerao l’obiettivo è quello di formare nuovi giocatori per la Chinese Super League sia brasiliani, ma sopratutto cinesi. La struttura comprende cinque campi da calcio e due per il Futsal e ospita 190 persone fra staff tecnico e atleti di un’età compresa fra i 13 e I 17 anni. Le attività sono iniziate lo scorso Luglio dopo il mondiale dato che il Luneng Brazil Sport Center ha ospitato il ritiro dell’Hondouras.
Movimenti non percettibili a cui i media non danno alcun risalto. Eppure l’economia che si sta sviluppando attorno il calcio cinese, nel lungo periodo soppianterà il sistema occidentale. Secondo Fernando Ferreira, direttore del Consultant e specializzato in buisness sporttivo, il valore delle squadre cinesi sorpasserà quello dei club brasiliani nel giro di due anni. Nel 2011 la Cina era al 60mo posto fra i mercati calcistici, ora è 14ma e il Brasile solamente nono.
Per capire come sarà il calcio fra qualche anno dobbiamo guardare alla Cina e porre una maggiore attenzione attorno all’economia speculativa che vi gravita attorno. Poco importa se Il sogno cinese avverrà alle spalle del calcio carioca che vede privarsi dei propri talenti in favore di una terra così lontana che storicamente non ha una tradizione calcistica.
“Non importa se il gatto è bianco o nero, purchè acchiappi i topi”
“Arricchirsi è glorioso”
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