Attenti a quei due: Lestienne, M’poku e il progetto Aspire

Lestienne e M’Poku disputeranno la Coppa D’Asia nel 2019 con la nazionale qatariota. Dichiarazione strampalata, a sentire queste parole la faccia del vostro interlocutore potrebbe contorcersi in una smorfia alla Picasso prima di esplodere in una risata. Eppure sussistono tutti i presupposti perché l’ipotesi diventi realtà.

Entrambi i giocatori hanno trascorso l’ultima stagione in prestito in Serie A, Lestienne al Genoa mentre M’poku al Cagliari, il loro cartellino appartiene al fondo Aspire che li ha acquistati rispettivamente dal Bruges e dallo Standard Liegi, anche se il sito transfermarkt è ambiguo e in questo caso non incompleto, in quanto pone il passaggio dei due giocatori dal campionato belga all’Al Arabi, per poi essere girati in prestito verso la Serie A con un diritto di riscatto doppio rispetto al valore d’acquisto (20 milioni per Lestienne, 16 per M’poku) che non verrà esercitato dai club interessati, sul M’poku è vivo l’interesse della Roma mentre il Genoa tenterà di convincere i rappresentanti del fondo a prolungare di un anno l’accordo del prestito.

Il mercato dei club qatarioti ha cambiato completamente faccia negli ultimi anni, oltre alle star a fine carriera (il cui approdo più recente è quello di Xavi), si cercano promettenti giocatori che non hanno ancora esordito con le loro nazionali, è proprio il caso di M’poku e Lestienne, lo stesso si può dire di Ezekiel, attaccante nigeriano dello Standard Liegi acquistato nella scorsa estate dell’Al Arabi, club nel quale ha giocato fino alla sessione di mercato invernale, per poi rientrare con la formula del prestito in Belgio. La repentina svolta nei mercati grazie al fondo Aspire potrebbe essere finalizzata alla naturalizzazione di giocatori di livello in vista del mondiale in data 2022.

Aspire non è solo un fondo, è il quartiere sportivo di Doha inaugurato per i giochi asiatici del 2007 il cui simbolo è proprio l’Aspire Tower, l’edificio più alto della città che ricalca la forma di una torcia olimpica. Soprattutto Aspire è un progetto volto alla creazione della nazionale. Nel 2007 sono stati radunati 2 milioni di giovani calciatori dal sud est asiatico, Africa e sud America, i più meritevoli sono stati selezionati per entrare a far parte del progetto Aspire Accademy e premiati con la cittadinanza in soli due anni rispetto ai 25 richiesti dallo statuto arabo. Non si tratta solamente di formare i ragazzi calcisticamente, Aspire offre anche un istruzione professionale, in particolar modo a quegli studenti che non riescono ad affermarsi nello sport viene offerta l’opportunità di una laurea in medicina o ingegneria.

Oltre alla sede principale a Doha, negli anni successivi è stata aperta un’accademia anche in Dakar, Senegal, onde raccogliere i migliori talenti del calcio africano, inoltre nel 2013 Aspire si è insidiata proprio in Belgio acquistando il club di seconda divisione Kas Eupen. I risultati a livello giovanile sono notevoli, nello scorso anno la rappresentativa del 1996 ha vinto la Nike cup, mentre quella del 1995 la Ciocaria Cup a Frosinone e l’Al Kass Cup, ma il successo di maggior rilievo è la vittoria della nazionale U19 imbottita di “oriundi” nella Coppa d’Asia dello scorso ottobre, frutto di un lavoro lungo sette anni.

Se questo progetto multietnico funziona egregiamente, la nazionale maggiore del Qatar non è in grado di fare il salto di qualità, ne è la testimonianza l’ultima coppa d’Asia disputata in Australia, dove la nazionale allenata da Belmadi è uscita nella fase a gironi dopo tre sconfitte, non è certamente partito bene il nuovo corso data la striminzita vittoria per 1-0 contro le Maldive nei gironi di qualificazione alla Coppa del Mondo. Dopotutto il bacino d’utenza  è estremamente ridotto, nemmeno due milioni di abitanti e appena 225.000 di questi hanno la cittadinanza, il resto sono immigrati del sud est asiatico la cui vita non conta nulla considerando i 1200 e passa morti per l’edificazione degli stadi.

Il Qatar non ha una tradizione calcistica, anzi, è proprio un paese senza tradizione, nato solo nel 1970, si è buttato alle spalle il passato ottomano e inglese con una crescita repentina analoga  a quelle degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrain. Proprio per questo lo sviluppo calcistico dipenderà in gran parte dall’elitè straniera e dai milioni sborsati per convincere giocatori affermati a vestire la maglia del Qatar. Il sito Bleacher Report è stato il primo a lanciare l’ipotesi di una naturalizzazione estesa anche ai giocatori professionisti da affiancare ai prodotti del vivaio, fino ad ora questa eventualità non si è ancora verificata, ci vorranno ancora degli anni perché l’ipotesi diventi realtà. E chissà, proprio nel 2019 potremmo ammirare il Qatar con un tridente offensivo composto da M’poku, Lestienne ed Ekekiel.

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Sono nato a Urbino il 2 maggio 1991. Nel luglio 2015 ho conseguito la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Mi occupo di giornalismo sportivo con un'attenzione particolare al lato economico e allo sviluppo del calcio in Cina, che approfondisco nel mio Blog Calcio Cina. Nel febbraio 2016 ho pubblicato il mio primo libro: IL SOGNO CINESE, STORIA ED ECONOMIA DEL CALCIO IN CINA, il primo volume, perlomeno in Europa a trattare questo argomento. Scrivo anche di saggistica (sovversiva) per kultural.eu