Dopo due settimane di latitanza, si è consegnato martedì nel capoluogo altoatesino l’imprenditore televisivo argentino Alejandro Burzaco, coinvolto nella trama di corruzione che ha scosso la FIFA e sul quale spiccava un mandato di cattura dell’INTERPOL
20 agosto 2009: Diego Armando Maradona, allora ct della nazionale argentina, la presidente della Nazione Crisitna Fernández de Kirchner e l’allora presidente della federazione argentina Julio Humberto Grondona innalzavano i calici brindando a ‘Fútbol para Todos’, il programma di trasmissione in chiaro delle partite del campionato argentino che passarono dal criptato al chiaro per la ‘gioia di tutto il popolo’. Certamente quel giorno non festeggiò Alejandro Burzaco. Torneos y Competencias, l’impresa di produzione e trasmissione di eventi sportivi di cui è stato presidente fino a due settimane fa, veniva espropriata quel giorno dei diritti di trasmissione del campionato argentino. Un duro colpo per i suoi interessi, ma il suo potere paradossalmente aumentava in quel momento. Torneos perdeva introiti degli sponsor, è vero, ma diveniva un socio diretto del governo argentino: la produzione delle trasmissioni delle partite mandate in onda da Canal 7, la televisione di stato, rimanevano in mano a Torneos, che diventava un partner necessario del canale pubblico: il governo mostrava in chiaro le partite in patria, ma Torneos continuava a vendere le partite sulle piattaforme dell’America Latina.
Burzaco, rimasto comunque vicinissimo al defunto ex presidente della AFA, Julio Humberto Grondona, nonostante l’esproprio di ‘Fútbol para Todos’, deve inoltre le sue fortune alla figura di suo padre, Raúl Horacio Burzaco, scomparso nel 2004 ,giornalista ed editore di riconosciuto prestigio. Capoufficio stampa del presidente Carlos Menem tra il 1991 e il 1994, nonché già collaboratore di Torneos, con spiccati contatti internazionali, tra cui con membri del Club di Roma, il rinomato cenacolo di economisti con sede a Winterthur, in Svizzera, e le cui previsioni sullo sviluppo dell’economia negli anni ’70 esagerarono notevolmente le dimensioni della crisi petrolifera e dei suoi effetti.
COME SI E’ SCOPERCHIATO IL VASO DI PANDORA – Così come Tangentopoli scoppiò con la famosa bustarella da 7 milioni di lire intascata da Mario Chiesa per gli appalti delle pulizie della ‘Baggina’, un piccolo scandalo che portò alla scoperta di una complessa rete di corruzione che permeava l’intero spettro politico e industriale italiano, lo scandalo FIFA che sta portando alla luce tutte le losche trame riguardanti varie assegnazioni di Mondiali e che ha condotto alla clamorosa retata di Zurigo, ha un suo punto di partenza ‘locale’ nei corridoi di calle Balcarce e calle Venezuela, l’incrocio di strade della città di Buenos Aires dove c’è la sede di Torneos y Competencias, perquisita dagli agenti Interpol il 29 maggio, alla ricerca di prove.
Lì sono state probabilmente prese le decisioni di Burzaco e di Jinkis padre(Hugo) e Jinkis figlio(Mariano) che attraverso la società DATISA hanno condotto alla corruzione dei dirigenti FIFA e CONMEBOL per ottenere i diritti esclusivi della Copa America dal 2011 al 2023, compresa l’edizione speciale del 2016, la Copa América Centenario, che dovrebbe essersi disputata negli Stati Uniti nel giugno del prossimo anno, ma che sembrerebbe ormai da considerarsi cancellata, travolta dallo tsunami del FIFA Gate. Proprio a margine di una conferenza stampa di presentazione della Copa América Centenário svoltasi a Miami l’11 marzo scorso, Alejandro Burzaco avrebbe detto ai co-cospiratori che “tutti possiamo finire nei guai ed essere arrestati per questo” secondo ciò che consta in una registrazione in possesso di Loretta Lynch, la procuratrice che sta conducendo l’inchiesta per il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
LA TRIANGOLAZIONE DELLE TANGENTI TORNEOS, CONMEBOL(FIFA) – Si riferiva proprio al giro di tangenti da 110 milioni di dollari che ha coinvolto DATISA, una società a partecipazione mista di cui Torneos y Competencias è uno dei principali azionisti. Questa, assieme alla brasiliana Traffic e a Full Play, società gestita dagli Jinkis, trasferiva attraverso DATISA denaro da conti svizzeri a delle proprie società fantasma registrate in paradisi fiscali, principalmente il Bayan Group SA, con sede a Panama e conti aperti nella Banca Hapoalim di Zurigo. Quindi attraverso queste società di copertura venivano effettuati ulteriori trasferimenti verso i conti a nome dei vari dirigenti FIFA coinvolti nello scandalo, alcuni dei quali registrati in banche USA o succursali statunitensi di istituti di credito stranieri.
Dai documenti della giustizia americana risulta che siano stati fino ad ora pagati 40 milioni dei 110 milioni di dollari dell’intera operazione. Tra le informazioni declassificate vengono resi noti i depositi che Hugo e Mariano Jinkis hanno realizzato il 31 gennaio, 27 febbraio e 23 luglio del 2014 per un totale di 700 mila dollari. Secondo il Dipartimento di Giustizia i fondi ‘viaggiavano da Zurigo a conti bancari di imprese a nome del presidente della Federazione Venezuelana e dirigente FIFA, Rafael Esquivel (tra gli arrestati il 27 maggio). Le banche in cui sono stati effettuati tali versamenti sono le succursali di Miami della UBS, Bank of America e Banco Espirito Santo” Gli inquirenti hanno stabilito che i pagamenti erano realizzati in questo modo per cercare di occultare la vera origine e natura delle operazioni.
LA TANGENTE DI GRONDONA – Solo la morte ha salvato Julio Grondona dall’onta dell’arresto. E’ lui il co-cospiratore #10 indicato dal dossier del Dipartimento di Giustizia USA, ‘il veterano di lungo corso della AFA e della FIFA’ come letteralmente indicato dal rapporto della Lynch. Per la Copa América 2011, Grondona pretese una somma a ‘sette cifre’ visto che faceva le veci di ospite. Alejandro Burzaco, suo intimo amico, era l’intermediario tra lui e il brasiliano José Hawilla, il CEO di Traffic, da cui Grondona ottenne 1,5 milioni di dollari per i diritti di trasmissione della Copa del 2011. Se fosse stato vivo e fosse convogliato a Zurigo al Congresso FIFA come vicepresidente dell’entità, allora lo avremmo molto probabilmente visto portato via in manette.
E’ SOLO L’INIZIO – In attesa di nuovi sviluppi e di conoscere il destino degli altri due latitanti argentini, Hugo e Mariano Jinkis, per il momento Alejandro Burzaco – già da vari giorni destituito dell’incarico di presidente di Torneos y Competencias – si trova agli arresti domiciliari a Bolzano, ma su di lui pende un mandato di cattura Interpol e difficilmente l’Italia ostacolerà l’estradizione di una persona accusata di lavaggio e riciclaggio rischiando inutili incidenti diplomatici. con Washington. Tra l’altro, l’estradizione processuale potrebbe essere doppia: anche l’Argentina potrebbe richiederla, visto che un giudice argentino, Marcelo Martinez de Giorgi, ha ordinato il suo arresto per frode fiscale, corruzione e riciclaggio, così come degli stessi Hugo e Mariano Jinkis.
Ad un anno dal Mondiale e alla vigilia della Copa América la festa si rinnova, ma sotto al tappeto rosso la spessa coltre della polvere degli scandali continua a imperversare. Si dice che a Santiago e dintorni potrebbero essere effettuati nuovi arresti di dirigenti AFA, FIFA e CONMEBOL. Viaggeranno verso il Cile o molti di loro se ne resteranno ‘comodi’ a casa?
Il Tango Gate è l’inizio dello scandalo FIFA, ma dopo le dimissioni di Blatter sono ben altri i nomi che cominceranno a ballare.