Avvelenamento per overdose di ignoranza umana. Questo è il responso del medico del calcio. Il nostro sport è deceduto durante il Superclásico più atteso. Durante Boca Juniors-River Plate. Non importa l’ora del decesso perché non siamo di fronte alla prima morte del nostro sport preferito. Il veleno circola già da tempo nelle vene del calcio. Probabilmente ha iniziato a prenderne possesso sin dal momento in cui il primo pallone rotolò sul primo terreno di gioco della prima partita. D’altronde il veleno che ha brutalmente posto fine all’esistenza del futbol nacque nella notte dei tempi.
L’ignoranza umana è un veleno iniettatoci dal creatore sin dalle origini del genere umano. È parte di noi. Popola le nostre vite ed è il segno più tangibile della nostra antica (?) primitività. La civilizzazione è un’utopia spacciata per realtà o forse è realtà di una minoranza e status sconosciuto alla maggioranza. Quotidianamente, costantemente, assistiamo, inermi, ad atti vandalici orribili, in ogni ambito. E il calcio non è mai sfuggito a questa interminabile serie di attentati contro l’intelligenza umana. Anzi, essendo esso un veicolo di comunicazione incredibilmente sviluppato e diffuso è stato spesso strumentalizzato e al centro di questi eventi.
Boca Juniors-River Plate, il terzo capitolo della trilogia di superclásicos 2015 che ha appassionato milioni di persone in tutto il mondo, non è riuscito a combattere la piaga più micidiale della storia. Quell’ignoranza umana che ha portato una manciata di ignoranti – non chiamateli tifosi del Boca perché l’ignoranza non fa distinzioni ed è un veleno alla cui attività antropica contribuiamo tutti quanti, volenti o nolenti – ad aggredire i giocatori del River con lo spray al peperoncino nel tunnel che collega il campo agli spogliatoi. Tutto ciò mentre i Millonarios tentavano di rientrare in campo per l’inizio del secondo tempo. Questi ignoranti avrebbero agito dall’esterno, dal settore adiacente al tunnel, bucando il “corridoio gonfiabile” e spruzzando al suo interno il suddetto “veleno”. A quanto sembra la dose spruzzata nell’aria rarefatta del tunnel deve essere stata rilevante poiché vari componenti del River Plate si sono mostrati alle telecamere visibilmente sofferenti agli occhi e con diverse scottature (addirittura di primo grado secondo quanto affermato dai medici di River e Conmebol) sul resto del corpo. La partita non è più ripresa, ovviamente?
La decisione di sospendere il match non è apparsa così ovvia ai delegati della federazione continentale e alla quaterna arbitrale, due figure che si sono passate più volte la patata bollente per paura di scottarsi. L’attesa per la decisione più ovvia per qualunque essere umano civilizzato è durata UN’ORA E QUINDICI MINUTI, in tutta la sua lunghezza scritta a lettere. Una decisione tardiva frutto dell’indecisione di ignoranti – non chiamateli delegati o arbitri perché come detto l’ignoranza non assegna etichette – legati al potere corrosivo di una società irrimediabilmente comandata dal dio denaro e da infimi interessi personali (sapete che scocciatura dover rivedere i calendari?). Una decisione ritardata che ha prolungato esageratamente l’agonia dello sport che tanto amavamo. Volevano far continuare questa farsa per “amore dello spettacolo” ma questa volta è stato troppo anche per ignoranti privi di sensibilità. L’agonia è terminata. Il calcio è passato a miglior vita. Che riposi in pace.
Foto: lanacion.com.ar