Se l’Oriali di Luciano Ligabue sta perfettamente a “Una vita da mediano”, il messicano “El Chicharito” Javier Hernández Balcázar farebbe proprio al caso di chi volesse aggiungere alle colonne sonore del pallone “Una vita da attaccante di scorta”. La sua storia è una di quelle sempre segnate dalla medesima sorte. Un destino fatto di tanta panchina, adrenalina da eterno subentrante e goal pesantissimi.
Il goal di ieri sera e le copiose lacrime di gioia versate dopo la sostituzione hanno fatto parlare la stampa “latina” di “Lágrimas de Triunfo”. Un pianto liberatorio che denota la felicità di chi sa di aver interpretato il proprio ruolo, e in generale il proprio fato, alla perfezione. L’infortunio di Benzema gli ha regalato il sogno di giocare, da titolare, una partita così importante e la mano del destino non si è fatta pregare nemmeno stavolta. Solo a marzo parlava così dell’esperienza al Real (prestito dal Manchester United): “La mia situazione è frustrante. Collaboro, aiuto e m’impegno al massimo ad ogni allenamento. Le opportunità che ho sono minime. Sono in una squadra ma fuori dai momenti importanti, fuori dalle partite”. Parole non troppo diverse da quelle pronunciate da attaccante dello United qualche anno fa e relative al lontano 2007: “Sono stato molto vicino a smettere di giocare. Molto vicino, circa tre anni fa. Grazie alla mia famiglia e a Dio ho capito che questa era la strada giusta. Non ero molto tenuto in considerazione nel mio vecchio club (Chivas), facevo spesso la panchina. E’ stato un momento difficile, vedevo giocatori più giovani di me essere davanti nelle preferenze del mister”.
Il suo primo anno allo United (2010) costituisce forse l’unica eccezione di una carriera da “attaccante gregario”. Tante partite giocate, 20 goal segnati e una Premier League vinta. Poi il lento ma inesorabile logorio. Il Chicharito comincia a vedere il campo sempre più spesso dalla panchina fino alla decisone di cambiare area accettando il prestito al Real Madrid. Ma anche lì la musica non cambia. Davanti c’è un mostro sacro del calcio internazionale come Karim Benzema. Ma il messicano ha il merito di non aver mai mollato. Sicuro delle sue indiscutibili doti da volpe d’area di rigore, e del suo destino, è riuscito ancora una volta a buttarla dentro nel momento cruciale. Il goal all’Atletico segnato a pochi spiccioli dal 90’ va a scalare posizioni tra quelli più significativi della sua carriera. Tutti segnati, e mette i brividi se ci si fa caso, subentrando dalla panchina.
La sua prima rete ufficiale con i Red Devils del momentaneo 2-0 nella Community Shield contro il Chelsea (8 agosto 2010. Partita poi finita 3-1). Il suo primo gol, decisivo, in Champions League ( 29 settembre 2010 Valencia-Manchester 0-1). Goal ai mondiali del 2010 alla Francia con il suo Messico (Fase a gironi. La partita terminerà 2-0). Il goal-qualificazione agli ultimi mondiali brasiliani (rete del 2-0 in Messico-Croazia 3-1) nell’ultima partita del girone.