L’Olympique Lione ha vissuto un decennio di transizione dopo l’ascesa del Paris Saint-Germain targato Qatar. Un club abituato a dominare la Ligue 1 si è trovato improvvisamente ridimensionato, costretto a inseguire un rivale che gioca un altro campionato, in termini finanziari e di risultati. Ma John Textor, proprietario del club dal 2022, ha deciso di riscrivere le regole del gioco. Prima ancora di sfidare il PSG sul campo, ha acceso una battaglia istituzionale.
Otto titoli nazionali, cinque Coppe di Francia, due semifinali di Champions League. Il Lione non è una comparsa nella storia del calcio francese. Eppure, da oltre un decennio, osserva da lontano il dominio del PSG, senza riuscire a colmare il divario. Textor, l’imprenditore americano succeduto a Jean-Michel Aulas, ha un’idea chiara: per tornare a competere ad alti livelli, bisogna scardinare il sistema.
Definito un “cowboy” dal presidente del PSG, Nasser Al-Khelaifi, Textor non ha mai nascosto la sua ostilità verso il modello parigino, che ha etichettato come “illegale”. La sua risposta? Un progetto basato sulla multiproprietà, con un network che comprende Crystal Palace, Botafogo e Molenbeek. Un’idea controversa, che ha suscitato più di una perplessità tra i dirigenti del calcio francese.
All’arrivo a Lione, Textor dichiarò senza mezzi termini: “Voglio vincere la Champions League”. Un’affermazione ambiziosa, quasi ingenua, che con il passare del tempo si è trasformata in un obiettivo più realistico: tornare stabilmente tra le prime quattro della Ligue 1. “Il grande Lione oggi può solo aspirare al secondo posto”, ha ammesso l’imprenditore nel 2023, con un’allusione diretta all’egemonia del PSG.
Ma i problemi economici hanno complicato i suoi piani. La DNCG, l’organo di controllo finanziario della Ligue 1, ha imposto restrizioni al club, limitandone il tetto salariale e i movimenti di mercato. Lione ha addirittura rischiato la retrocessione d’ufficio a causa di un indebitamento giudicato eccessivo. Textor ha reagito con fermezza, definendo le sanzioni “prive di fondamento” e accusando il sistema di ostacolare la sua strategia.
L’americano non si scontra solo con le istituzioni, ma anche con gli altri club. La sua gestione ha irritato figure di spicco come Pablo Longoria, presidente del Marsiglia, per le operazioni di mercato interne al suo network di club. Prestiti gratuiti tra squadre sotto il suo controllo e manovre finanziarie per ripianare i debiti non sono passate inosservate.
Tuttavia, Textor rimane convinto della bontà del suo modello. “L’unico modo per competere con il denaro illimitato è la collaborazione tra club in tutto il mondo“, ha dichiarato. Il suo obiettivo è creare un ecosistema di squadre capaci di individuare e valorizzare talenti prima dei grandi club europei. Una sfida colossale in un sistema calcistico che fatica a evolversi.
Oltre alla battaglia istituzionale, Textor ha dimostrato di non avere paura di decisioni drastiche. A gennaio, ha sollevato dall’incarico Pierre Sage, l’allenatore che aveva risollevato il Lione dopo un inizio di stagione disastroso. Il suo sostituto? Paulo Fonseca, tecnico portoghese dal pedigree internazionale.
Una scelta che ha diviso l’ambiente. “Non sono guidato dalle emozioni“, ha spiegato Textor, “ma il mio compito è massimizzare le possibilità di qualificazione in Champions League“. Il tempismo ha giocato un ruolo chiave: la disponibilità immediata di Fonseca ha convinto l’americano a premere il grilletto.
Fonseca ha subito dovuto affrontare una squalifica fino a fine novembre per il clamoroso faccia a faccia con un arbitro della scorsa settimana. La reazione di Textor? Un messaggio su Instagram: “Paulo, sei l’uomo giusto per il Lione”. Un attestato di fiducia, che mette a tacere le prime voci di un possibile esonero prematuro.
Il campo, intanto, ha risposto con segnali incoraggianti. Il Lione ha esordito con un brillante 3-1 in Romania contro lo Steaua Bucarest in Europa. In Ligue 1, però, la strada è ancora lunga: la squadra è a quattro punti dal quarto posto, ma il calendario non aiuta. Le sfide contro Nizza, Lille, Rennes e Monaco renderanno la corsa alla Champions un’impresa.
C’è però un dato che alimenta le speranze. Nei primi tre match con Fonseca in panchina, il Lione ha segnato 10 reti, eguagliando un record che resisteva dal 2002/03, quando sulla panchina sedeva Paul Le Guen. Segnali di un cambiamento, forse di una rinascita.
Ma basterà questo per rendere il Lione grande ancora una volta?
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