La caduta del Manchester United sembra non avere fine. Dodici anni senza vincere la Premier League, una dirigenza in crisi e un rendimento sportivo che si allontana sempre più dai fasti dell’era Sir Alex Ferguson. Il club che un tempo dominava il calcio inglese si trova ora impantanato in una stagione disastrosa, con la qualificazione alle competizioni europee che si allontana e un ambiente sempre più sfiduciato.
La scelta di affidare la panchina a Rúben Amorim si sta rivelando un fallimento senza precedenti. Il tecnico portoghese ha collezionato numeri impietosi: 9 sconfitte nelle prime 22 partite ufficiali, il peggior bilancio per un allenatore esordiente nella storia del club. Il paragone con i suoi predecessori non lascia scampo: David Moyes, Louis van Gaal, José Mourinho, Ole Gunnar Solskjaer e Erik ten Hag non hanno riportato il club al vertice, ma nessuno aveva mai avuto un avvio così negativo.
Se si considera solo la Premier League, il quadro è ancora più cupo. Amorim ha perso 8 delle prime 15 partite, un record negativo assoluto per un allenatore dei Red Devils. L’attacco è il meno prolifico della storia recente, con appena 18 gol segnati, mentre la difesa fa acqua da tutte le parti, avendo già incassato 25 reti.
Uno dei segnali più evidenti del declino del Manchester United è la sua incapacità di imporsi contro i grandi rivali. Il club ha sempre fatto parte del Big Six, ma oggi il confronto con Manchester City, Liverpool, Arsenal, Chelsea e Tottenham è impietoso. In questa stagione, il bilancio contro le grandi è disastroso: una sola vittoria in dieci sfide, contro un Manchester City che sta vivendo una stagione sottotono. Le sconfitte contro Liverpool, Arsenal e Tottenham hanno messo a nudo le difficoltà tattiche e mentali della squadra.
I numeri a lungo termine confermano questa tendenza. Dall’addio di Ferguson, il Manchester United ha perso più partite (54) di quante ne abbia vinte (47) contro il Big Six. Con lo scozzese in panchina, il bilancio era completamente diverso: 146 vittorie e 80 sconfitte in 309 partite. La differenza non potrebbe essere più evidente.
Alla crisi sportiva si aggiunge quella economica. Il Manchester United non attira più le grandi stelle del calcio mondiale e i suoi problemi finanziari sono sempre più evidenti. L’ultima decisione della società ha scosso l’ambiente: tra i 150 e i 200 dipendenti saranno licenziati per ridurre i costi operativi. Una notizia che evidenzia come anche il lato aziendale del club sia in difficoltà.
Senza il prestigio della Champions League e con il rischio concreto di restare fuori dall’Europa per la seconda volta dal 2014, il futuro del club appare sempre più incerto. L’ultima volta che il Manchester United rimase fuori dalle competizioni europee prima dell’era Ferguson risale al 1990. Ciò che un tempo era un’eccezione sta diventando una pericolosa normalità.
Con 12 giornate ancora da giocare in Premier League, la possibilità di rientrare nella corsa per un posto in Europa non è del tutto svanita. Ma le prospettive non sono incoraggianti. L’ambiente è in subbuglio, la fiducia nei confronti di Amorim è ai minimi storici e la squadra non mostra segni di ripresa.
Se il Manchester United dovesse chiudere la stagione fuori dall’Europa, sarebbe un nuovo colpo durissimo per un club che continua a perdere identità e prestigio. La domanda, ora, è una sola: fino a che punto può scendere il Manchester United prima di risalire?
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