Nel calcio, le opportunità di redenzione e rivalsa non mancano mai. Ne sa qualcosa Luis Suarez, attaccante uruguaiano dell’Atletico Madrid che dopo essere stato scartato dal Barcellona nel settembre del 2020 è stato il grande protagonista del trionfo dei colchoneros nella Liga 2020-21. Il sudamericano, che era approdato al Camp Nou nell’estate del 2014 dopo la famigerata squalifica per il morso a Giorgio Chiellini, ha vissuto sempre una vita nell’occhio del ciclone per via del suo temperamento, e anche in questa occasione si è mostrato più forte degli ostacoli che il destino gli ha messo davanti. La vittoria da grande cannoniere dell’Atletico nel campionato di Liga spagnola appena conclusosi è una rivincita enorme, a dispetto di un Barcellona che lo ha fatto partire troppo facilmente. Dopo l’insediamento di Ronald Koeman come allenatore del club blaugrana, era stato comunicato all’attaccante che non si contava più su di lui: qualcosa di esageratamente azzardato nei confronti del terzo cannoniere di sempre del Barça.
Bistrattato e ritenuto un peso per una squadra alla quale aveva dato tutto, Suarez ha cercato una soluzione rapida alla sua situazione da separato in casa, e dopo una serie di allenamenti nei quali era stato praticamente messo al margine ha deciso di accettare la corte di Diego Pablo Simeone. Il tecnico argentino è stato uno dei grandi sostenitori di Suarez, spinto anche dal consiglio di un altro uruguaiano che già lavorava con lui, ossia il preparatore atletico Oscar Ortega. All’Atleti Suarez ha trovato una serie di grandi calciatori, tra i quali Koke e Marcos Llorente, entrambi nel giro della roja, una delle outsider alla vittoria secondo le quote delle scommesse relative al campionato europeo che sta per iniziare.
Il suo contributo a livello di goal è stato assoluto, come ben testimoniano le 21 reti in 32 presenze totali in campionato, finendo al quarto posto della classifica marcatori. Immediatamente adattatosi al contesto del club madrileno, Suarez ha fatto vedere a tutti di non essere assolutamente un giocatore finito. Nonostante un problema importante a un ginocchio malandato e già operato in varie circostanze, l’uruguaiano è riuscito a ritrovare la forma, giocando molte più partite di quanto si pensasse. Il piano fisico elaborato per lui proprio da Ortega e la decisione di Simeone di esonerarlo da compiti difensivi per ottenere da lui il massimo in qualità di terminale offensivo hanno permesso al Pistolero di rendere al meglio.
Nonostante un digiuno di goal durato cinque partite, nelle ultime due Suarez si è svegliato dal torpore per ottenere la rivincita tanto sognata dopo essere stato gettato via dal Barcellona senza troppe remore. E invece, quando uno è stato per oltre un decennio un centravanti dal rendimento elevatissimo, andare in goal è un’arte che non si dimentica e va ben oltre l’età e gli acciacchi. A 34 anni Suarez vince quello che forse è il suo titolo più sofferto, con un Atletico guerriero e fiero, proprio come lui.