Il campionato americano di calcio, la Major League Soccer, è sicuramente una delle competizioni più colpite dallo stop forzato causato dalla pandemia COVID-19. I motivi sono molteplici, ma potremmo dire che, rispetto ai colleghi degli altri sport, la MLS aveva raggiunto in pochi anni alcuni colossi che apparivano inarrivabili come MLB, NFL o NBA. Il tutto grazie ad una ricerca minuziosa degli investitori e dei nomi giusti, senza snaturare il concetto di entertainement tipicamente americano ma cercando di smussare gli angoli bui di una lega che fino a pochi anni fa appariva “un’alternativa per pensionati”. Tale crescita, sportiva ed economica, è da imputare a vari fattori: quello degli sponsor e delle società, scelte tra i tanti pretendenti a far parte della federazione, e quello del talento, invertendo alcuni trend di mercato ed abbassando di fatto l‘età media dei giocatori in entrata. E, ultimo ma forse aspetto più importante, un rapido sviluppo delle Academy che hanno permesso a tanti giovani locali di esordire e fare esperienza.
Nel melting pot di questi talenti, tra calciatori di provenienza sudamericana e prodotti dei vivai di MLS, abbiamo individuato 5 talenti che, a nostro modo di vedere, potrebbero presto sparigliare le carte in un campionato che, secondo le ultime disposizioni, potrebbe non vedere la luce nonostante le due giornate già giocate o essere rinviato direttamente al 2021. Segno distintivo: sono quasi tutti sotto il metro e ottanta, il che vuol dire che anche in America la tecnica sta spopolando sul fisico, aspetto che non può che farci piacere.
EZEQUIEL BARCO – 1999 (ATLANTA UNITED)
Senza mezzi termini, Ezequiel Barco è sicuramente, e potenzialmente per età, il miglior talento in prospettiva del campionato statunitense. Senza altri filtri, è giusto però affermare che abbia avuto un passaggio a vuoto, lo scorso anno. Dopo aver rotto il ghiaccio nel 2018, avendo giocato con costanza sotto il Tata Martino e vincendo il titolo, nel 2019 il ragazzo di Villa Gobernador Gálvez doveva confermarsi ed invece ha disputato solo 12 partite, marcando 4 gol. Il cambio in panchina, col susseguente arrivo di Frank de Boer, sembra finalmente averlo responsabilizzato: fisicamente, nonostante una statura contenuta (1,67 m), Barco ha una potenza nelle gambe senza eguali. Se ha spazio, nell’uno contro uno può diventare un’arma irrinunciabile, oltre ad avere un’ottima capacità sia di inserimento che di gioco di squadra, andando spesso a prendere palla nell’ultima trequarti campo per poi smistare il pallone. Tatticamente è il classico giocatore che ha bisogno di libertà, sollevato dal dover andare a cercare la palla lontano dalla porta, anche se può peccare in alcune azioni offensive o perché vuole strafare o perché sbaglia qualche lettura. Lo stop forzato non giova ad un inizio stagione piuttosto incoraggiante, in cui l’argentino aveva già segnato al Cincinnati, in campionato.
FRANKIE AMAYA (2000) – CINCINNATI FC
Anche in questo caso, non fatevi ingannare dalla statura. Il brevilineo Frankie Amaya, centrocampista centrale del Cincinnati, è uno spirito indiavolato: in fase di pressing attacca alle caviglie e ci rimane finché non ha conquistato la palla o finché l’arbitro non ha fischiato. Molto capace nel ripiegamento difensivo e fluido nei movimenti, ha un piede destro educato e preciso, soprattutto nella prima costruzione, la più difficile causa pressing avversario. Si tratta di un giocatore senza fronzoli, che sa quando portare palla o quando è il caso di spazzarla. Può agire in una coppia di centrocampisti, in un 4-4-2 o in un 4-2-3-1, ma con qualche anno di esperienza potrebbe presto convertirsi in una mezzala, il dinamismo non manca. Rispetto a tanti altri calciatori, il californiano fa parte di una joint venture, chiamata Generation Adidas, ovvero un progetto tra MLS e federazione americana atto a promuovere alcuni ragazzi promettenti, permettendogli quindi di trovare spazio in una franchigia. Di sicuro una delle scommesse vinte del progetto.
EDUARD ATUESTA (1997) – LOS ANGELES FC
Se provate a chiedere a Carlos Vela o Diego Rossi, di sicuro vi risponderanno che Atuesta è un’arma vitale per il funzionamento del Los Angeles Football Club, una delle franchigie più nuove della Major League Soccer. Il colombiano, prelevato dall’Independiente Medellín nel 2018, ha già ampiamente mostrato, in un anno, tutte le qualità che potrà affinare in un futuro, molto probabilmente in europa. Un mediano moderno, tuttocampista, che ha nella visione periferica e nei lanci lunghi una spiccata qualità: i suoi lanci ad uscire verso gli attaccanti, a lungo raggio, sono stati l’arma in più del LAFC. Di pari passo, vederlo calciare le punizioni dalla media distanza o al limite dell’area è un piacere per gli occhi ed hanno fruttato più di qualche gol, accomunabili a quelli che in Italia vediamo fare a gente come Miralem Pjanic. Alle qualità balistiche, il nazionale colombiano (che ha partecipato alla competizione sudamericana U23) unisce rapidità di gamba, passaggi tra le linee nello stretto e qualche dribbling interessante. In cosa bisogna ancora scoprirlo? Quando la squadra subisce tanto, visto che si trova a giocare in una delle migliori compagini degli Stati Uniti, in cui spesso risulta semplice fare il gioco. Anche in fase di non possesso però, con la Colombia ha mostrato aspetti davvero interessanti. Come dicevamo, di sicuro uno dei più pronti a fare il grande salto, con un prezzo non ancora lievitato.
IGNACIO ALISEDA (2000) – CHICAGO
Uno dei giocatori più sottovalutati della lega che potrebbe presto farsi conoscere, soprattutto in una squadra alla ricerca della star come i Chicago Fire, che hanno perso Bastian Schweinsteiger. Ignacio Aliseda, classe 2000, ha già vissuto momenti idilliaci: dallo sfiorare il titolo in Argentina con il Defensa y Justicia di Sebastian Beccacece sino al condurre la compagine di Florencio Varela ad un’incredibile qualificazione in Copa Libertadores. Rappresenta, de facto, il nuovo trend della MLS: acquistare giocatori giovani dai più importanti campionati sudamericani, mettendosi sulle spalle il loro processo di crescita pur anticipando la concorrenza, soprattutto europea. Ciò che è certo è che il nativo di Buenos Aires ha già mostrato la malizia giusta per farsi strada: ha un baricentro basso, è scattante e sa come sfruttare le sue abilità per anticipare l’avversario, giocare con i compagni oppure pressare alto. Ha un’ottima personalità nel chiedere la palla ed ha giocato, soprattutto nell’ultima parte di stagione in Argentina, come falso nueve, anche se al momento, soprattutto per conoscere la MLS, può risultare più efficace come trequartista o esterno.
PAXTON POMYKAL (1999) – DALLAS
Assieme ad Amaya, è l’altro calciatore nella top cinque ad uscire da un settore giovanile: texano, di Louisville, Paxton Pomykal è cresciuto a Dallas, avendo fatto parte dell’Academy della franchigia. Nel 2017 passa in prima squadra, con una giovane età che gli ha permesso pian piano di permeare tra i titolari diventando una pedina importante. Sicuramente un’eccezione a livello tecnico-tattico, con caratteristiche più comuni ad un giovane calciatore uscito da un settore giovanile europeo: Pomykal è infatti il più classico dei centrocampisti centrali, ha un buon controllo palla, soprattutto con il piede mancino, rivelandosi il metronomo della propria squadra. Tocca, quando possibile, tutti i primi palloni in uscita, cercando di rendere l’azione sempre pulita e scorrevole. Tiene botta nel corpo a corpo e sa trovare la posizione giusta quando c’è bisogno di tornare velocemente in difesa. Il lancio lungo, per lui che ama tenere la palla attaccata al piede, non lo si vede moltissime volte, ma se ha spazio libero può dare vita e delle serpentine interessanti che gli sono valse il posto da trequartista in qualche occasione. Con carattere e volontà di imporsi partendo da casa sua, in Texas.
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