“Lussuose” decadenze, viaggio tra Sarandì e Malaga

Intendiamo spesso la retrocessione come una sommatoria di scelte sbagliate dal punto di vista gestionale, legandole nella maggior parte dei casi all’aspetto sportivo che fa sempre da regola massima ed intangibile del calcio. Ma spesso, la retrocessione di un club è molto più legata al suo passato ed alla capacità di gestire il club inteso come struttura societaria tout court. E’ per questo che, tra le big cadute nel 2018 (un pensiero va all’orologio di Amburgo che sanciva il periodo nella quale il club non era mai sceso in seconda divisione), le storie di Arsenal Sarandì e Malaga sembrano avere un filo comune che le lega nonostante la distanza di ben di 9692 km tra l’umile barrio a sud di Buenos Aires e la  glamour Miami della Costa del Sol andalusa: un’ascesa improvvisa e repentina grazie ad imponenti personalità, il blocco improvviso del progetto ed una discesa agli inferi dopo anni di “vivacchiamento”.  E adesso la domanda più lecita: anno di transizione o termine ultimo delle speranze?

 

PERSONALITA’ A CONFRONTO 

Seppur provenienti da contorni diversi per antonomasia, le contaminazioni di Julio Humberto Grondona e di Abdullah Al Thani hanno avuto esiti positivi ed epiloghi similari.

Julio Humberto Grondona con Diego Armando Maradona (ai tempi ct dell’Albiceleste).

Per questioni cronologiche, partiamo presentando il primo: nato ad Avellaneda (quartiere di Buenos Aires Racing ed Independiente) nel Settembre del 1931, nasce col calcio nelle vene e tenta, da calciatore, di farsi valere nel River Plate prima e nel Defensores de Belgrano dopo. Senza successo però, cosicché nel 1956 decide con suo fratello Hector e con un gruppo di amici di fondare un club a pochi chilometri dal suo quartiere natale: nasce così l’Arsenal de Sarandì. Ufficialmente rimarrà al timone fino al 1976, diventando poi presidente di Independiente (1976) ed AFA, la federazione calcistica argentina (dal 1979). Il club rimarrà comunque in mano ai Grondona grazie a suo fratello Hector prima ed a suo figlio Julio Ricardo poi, che guiderà il club durante il periodo più florido dalla promozione storica del 2002 alle vittorie continentali. Dalle aggressioni agli arbitri durante la presidenzia Arsenal, alle arbitrarie decisioni di designaazioni per alcune partite di campionato sino alle accuse di amministrazione fraudolenta durante un’asta per i sistemi di sicurezza degli stadi, l’amore tra gli argentini e Grondona senior non è mai scoppiato. Anche se a Sarandì quel 30 Luglio 2014, data della morte del patron storico, sancirà l’inizio di un periodo discendente.

Abdullah Al Thani in tribuna a La Rosaleda.

Dall’altra parte abbiamo invece uno sceicco entrato in scena nell’estate del 2010, quando dopo due anni in Liga il presidente del Malaga Fernando Sanz capisce di non poter reggere i costi del massimo campionato spagnolo cercando acquirenti. E’ così che si paleserà Abdullah Al Thani e con lui tutte le speranze di un Malaga stellare versione PSG e Manchester City. Arrivano Manuel Pellegrini al timone, Julio Baptista, Demichelis e successivamente Toulalan, Joaquin, Maresca, Van Nisterlooy, Monreal, Isco e Cazorla (l’acquisto più caro della storia, 20 mln). Il Malaga si affilia ad UNESCO come main sponsor e firma un contratto con Nike.

Oltre alle basi societarie però, Al Thani si tiene attivo su più fronti: a pochi chilometri da Malaga, in quella che è definita la Cannes di Spagna, ovvero Marbella, lo sceicco (tramite l’impresa Nas Marbella) si aggiudica l’asta per un progetto di 400 milioni di euro per il rinnovamento e l’ampliamento del porto di Badajilla, che avrebbe portato 3000 posti di lavoro nella regione.  Dopo sei anni, il progetto è in totale fase di stallo, il comune non ha ricevuto i pagamenti delle quote ed i lavori sono pressoché a zero ed il suo ruolo sia come presidente sia come possessore della maggioranza di Nas Marbella è incerto, mentre dopo anni di splendore il suo Malaga è tornato in Segunda Division. Al Thani continua a prendersela con le istituzioni ed è in pieno processo quanto al porto, mentre parlando di calcio ha accusato, in una recente intervista, il sindaco della città di avergli messo più e più volte i bastoni tra le ruote, pur chiarendo di voler restare al timone nonostante la retrocessione. Ed i tifosi, ora, sono appesi ad un filo.

Se volete saperne di più, quest’articolo di AS potrebbe fare per voi.

DALLE STELLE ALLA SEGUNDA

Quando a Malaga si iniziava ad inclulcare una mentalità vincente a squadra, società e città, a Sarandì la storia era già scritta: la prima ed unica Copa Sudamericana della storia dell’Arsenal era stata vinta nel 2007 (battendo San Lorenzo, Goias, Guadalajara, River Plate ed America di Città del Messico) mentre il primo campionato arriverà cinque anni dopo, ovvero l’Apertura 2012 chiusa con ben 38 punti. La partita più avvincente di tutte è sicuramente l’andata della finale di Sudamericana, dove Sarandì si prende una rivincita nel tempio dell’Azteca battendo per 2-3 in rimonta l’America di Salvador Cabanas e di Guillermo Ochoa. I gol vittoria? Una doppietta del Papu Gomez.

Al ritorno sarà soltanto 1-2 per i messicani: per chi non conosce Sarandì, questo successo potrebbe essere uno dei tanti. Parliamo di un quartiere umile, dove le cose che mancano sono più di quelle che effettivamente ci sono, citerebbero i giornalisti argentini: visitando il quartiere e lo stadio la povertà è sotto gli occhi di tutti. Non possiamo definire il tifo una barra brava degna delle migliori squadre del paese, perché come molte piccole realtà d’Argentina i supporters sono pressoché abitanti del quartiere che amano passare la Domenica pomeriggio allo stadio: la provincia delle nostre divisioni inferiori. I bar allestiti provvisoriamente intorno alla struttura altro non sono che delle abitazioni con un frigo bar e spesso chi vende le bevande sono semplici casalinghe che hanno deciso di aprire le porte di casa.

E’ per questo che la dimensione acquisita dall’Arsenal a quei tempi è un mix tra poesia, per i più puristi, e diffidenza: come può una squadra ed un quartiere del genere raggiungere certi traguardi? Quanto conta il peso dei Grondona sull’arrivo di grossi giocatori ed allenatori (per un anno anche Martin Palermo da ct)? Nonostante il suo passato turbolento, non c’è nulla che provi qualsiasi coinvolgimento ed è bello pensare che un minuscolo quartiere si sia semplicemente preso la sua rivincita contro tutto il sudamerica. Quasi fosse un presagio, dopo tre anni consecutivi in Libertadores ed una semifinale sfiorata nel Maggio 2014 contro il Nacional Asuncion, la morte di Grondona coincide con la caduta del suo Arsenal, che sparirà dai radar delle coppa sudamericane prima e dall’alta classifica continentale poi sino a retrocedere quest’anno, condannato dal Promiedo. “Ti saremo sempre grati”, citava uno striscione dopo la morte di Julio Humberto.

 

 

 

Sponda andalusa invece, nel 2011/2012 si iniziano a raccogliere i primi risultati: quarto porto in Liga e Champions League da conquistare via preliminari. L’anno successivo è il fiore all’occhiello di 114 anni di storia: dopo aver battuto il Panathinaikos nei preliminari (dove un certo Isco inizia a farsi notare), il girone contro Milan, Zenit ed Anderlecht si rivela una passeggiata e gli andalusi passano da capolista. Agli ottavi viene battuto il Porto (1-0 in Portogallo poi 2-0 alla Rosaleda):

Sono i quarti però la partita più bella, dove a Dortmund, dopo lo 0-0 dell’andata, finisce 3-2 per i padroni di casa dopo il vantaggio malagueno durato fino al minuto 82 (1-2): sono Reus e Santana a condannare gli andalusi.

Come la morte di Grondona condanna virtualmente l’anima di Sarandì, l’eliminazione in Champions League è l’inizio della parabola negativa dei biancazzurri: l’anno successivo, nonostante il sesto posto e la nomina a miglior club europeo del 2013, il Malaga non può partecipare alle coppe europee a causa dei problemi con il fisco, una prima assoluta per tutto il movimento spagnolo. Qualcosa si spezza: lo sceicco decide di ridurre le ingenti somme di denaro versate per il progetto sportivo pur non abbandonando la squadra, mentre i suoi progetti paralleli nella regione ricevono una battuta d’arresto. Pellegrini, per pretese troppo elevate, viene sostituito da Schuster, così come gran parte della rosa che viene smantellata: seguiranno un undicesimo, un nono, un ottavo, un altro undicesimo posto e la retrocessione di questa stagione da fanalino di coda con 20 punti.

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Guardando alla realtà della Costa del Sol, lo sceicco ha comunque apportato dei cambiamenti: gli edifici interni di una vecchia struttura sono stati messi a nuovo, lo store ed il Museo sono all’avanguardia e seguono gli standard delle più grandi compagini. “Voglio che questa squadra diventi fonte di ispirazione a livello europeo” ha dichiarato Al Thani. A Malaga sperano di essere trainati in Liga per rivivere notti come quella di Dortmund.

 

Periodo fugaci, gioie fuggenti, ribaltamenti di gerarchie incredibili: il più classico dei “dalle stelle alle stalle” vissuto da due squadre e due città agli antipodi. Con la stessa identica domanda per entrambe: l’onore ed il successo sono stati semplici fuochi di paglia dovuti ai capricci di fortunati amanti di questo sport o l’esperienza maturata sul campo permetterà alle due anime di risorgere come fenici?