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Leicester-Atletico Madrid 1-1: Simeone decreta la fine della favola delle Foxes

Un rigore inesistente all’andata, il doppio pullman piazzato davanti alla porta al ritorno e Simeone porta nuovamente a casa la semifinale di Champions League per il suo Atletico Madrid. Quanta malinconia, però, a Leicester. Oramai è ufficiale: la favola è finita. E vissero tutti felici e… mica tanto!

Due anni vissuti a perdifiato, una città sconosciuta ai più, pronunciata male persino dagli stessi inglesi, che balza improvvisamente agli onori della cronaca sportiva ed oltre. Claudio Ranieri e i suoi ragazzi hanno emozionato il mondo con la cavalcata che li ha portati a vincere clamorosamente la Premier League un anno fa, per poi approdare in quello che gli stessi tifosi chiamavano “European Tour“, un’insperata gita nelle capitali del calcio europeo. Il Leicester nell’Europa calcistica che conta ci stava e ci stava anche piuttosto bene, tanto da essere l’ultima inglese rimasta in tabellone dopo l’uscita prematura di Tottenham, Arsenal e Manchester City.

Certo, il finale della storia poteva essere migliore. Tralasciando le mere vicende di campo, l’allontanamento di Ranieri ed alcune scene poco edificanti dei tifosi in trasferta a Madrid hanno condito un’eliminazione che riporta coi piedi per terra la città che ha vissuto il sogno calcistico più bello degli ultimi decenni. Sarebbe stato bello vedere la squadra uscire sotto la guida di Ranieri, sarebbe stato bello vedere i suoi ragazzi magari prendere la loro strada a fine stagione. Lo faranno senz’altro, ma non sarà la stessa cosa dopo i veleni per il licenziamento dell’allenatore italiano e l’immediata inversione di marcia in campionato, talmente immediata da far pensar male a molti. Un ammutinamento? Forse.

L’Atletico Madrid ringrazia, ma ha ben poco da esultare. La squadra di Simeone dà l’impressione di trovarsi nella top 4 solo grazie all’accoppiamento benevolo dell’urna. Il Leicester era la squadra più abbordabile e i Colchoneros hanno superato il turno col minimo sforzo. Stasera, partendo da uno striminzito 1-0 maturato grazie ad un rigore inesistente all’andata, si sono ritrovati quasi casualmente in vantaggio, con l’unico tiro in porta del primo tempo, tramutato beffardamente in gol da Saul. Un colpo di testa debole, ma preciso, dal secondo verso il primo palo, al 26′, proprio nel momento di maggiore pressione delle Foxes. Da lì in avanti non è catenaccio, è doppia barricata. Due linee da quattro a difesa della propria area di rigore, coi difensori costantemente nei 16 metri per non concedere la profondità ai velocissimi Vardy e Mahrez.

Il Leicester è tanto encomiabile per impegno, quanto carente per qualità. Difficile sfondare coi giocatori a disposizione. Chilwell, entrato nel secondo tempo, dà quel tocco di freschezza che permette ai suoi di perdurare nell’assedio fino all’ultimo minuto. Peccato che servano ben tre reti, ma ne arrivi solo una, col solito Vardy. Lo stadio spinge per l’ultima volta gli eroi della Premier 2015/2016. E’ finito il sogno, il risveglio nella parte medio-bassa della classifica non è poi così traumatico, ma sarà bene aspettarsi grossi cambiamenti l’estate prossima. E’ anche necessario per aprire un nuovo ciclo. I giocatori maggiormente richiesti sul mercato, tipo Mahrez, prevedibilmente saluteranno il King Power Stadium, entreranno dei soldi, evidentemente arriverà qualcun altro.

E’ stato bello, è stato emozionate seguire il Leicester dall’ultimo posto della classifica nel gennaio 2015 fino al clamoroso trionfo in Premier nel 2016 e alla cavalcata europea in Champions in questo 2017. Peccato per il finale, poteva essere migliore, ma chi ha vissuto quest’esperienza la ricorderà negli anni, di questo si può star certi!

 

Luca Petrelli

Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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