Nel corso di questa settimana ha avuto inizio il cammino verso la prossima Coppa d’Africa, che avrà luogo nel 2019 in Cameroon. Una delle storie più interessanti del primo turno preliminare, che ha visto passare anche Madagascar e Comore, è quella del South Sudan. Un paese assediato dalla guerra civile dal lontano 2013, ma che ogni tanto, per almeno 90 minuti, è unito dal calcio (o dallo sport in generale),
La Repubblica del Sudan del Sud nasce nel 2011, quando a questa fetta di territorio, allora sotto l’egidia del Sudan, viene riconosciuta l’indipendenza successivamente ad un referendum passato con il 98% dei voti. La sua capitale è Juba, che è anche la città più grande di tutto lo stato. La gioia per il traguardo raggiunto, però, non dura molto, infatti il neonato paese è comunque oggetto di dispute e faide. Questione principale è il petrolio, presente in grandi quantità in questa area e argomento di lotta con il Sudan. In più a tutto ciò si è aggiunta anche una sanguinosa guerra civile, che sino a questo momento ha provocato solo morti, dolore e parecchi profughi.
In questo clima di guerriglia, come spesso accade, in molti casi una delle armi di unione è rappresentata dallo sport; nel caso del South Sudan il calcio sembra poter avere questo potere. Il debutto ufficiale della nazionale del Sud del Sudan è datato 7 Ottobre 2011 in occasione del match contro i keniani del Tusker, organizzato per celebrare l’indipendenza del paese. Il risultato purtroppo è sfavorevole (sconfitta per 3-1), ma la neonata squadra si destreggia comunque bene e fa una buona figura. Nel Febbraio del 2012 arriva un altro grande traguardo per la federazione, che viene riconosciuta ufficialmente dalla CAF (massimo organo del calcio africano). Risultato a cui segue anche l’inclusione all’interno della FIFA qualche mese più tardi. Questi avvenimenti permettono alla nazionale di partecipare finalmente alle qualificazioni sia delle Coppe d’Africa che dei Mondiali, anche se fino a questo momento non sono stati mai raggiunti traguardi degni di nota. Nonostante ciò qualche soddisfazione è arrivata nella CECAFA Cup, torneo organizzato Consiglio per le Associazioni Calcistiche dell’Africa Orientale e Centrale. Infatti nelle tre edizioni a cui ha partecipato il South Sudan ha collezionato due eliminazioni ai gironi e un onorevole raggiungimento dei quarti di finale, nell’ultima partecipazione, dove la corsa alle semifinali terminò nel derby con il Sudan (vittorioso ai calci di rigore).
Il tutto grazie anche all’aiuto e alla conoscenza calcistica di un serbo, diventato un po’ un guru nel continente africano. Di chi stiamo parlando? Di Zoran Dordevic. La sua figura è stata fondamentale nei primi passi del South Sudan nel mondo del calcio. Tra l’altro intorno alla sua persona è stato girato anche un documentario interessante, intitolato “Coach Zoran and His African Tigers”, in cui viene raccontato il periodo di preparazione che portò la nazionale del Sud del Sudan a disputare la sua prima amichevole riconosciuta dalla FIFA contro l’Uganda, terminata con un più che onorevole pareggio per 2-2. La storia di un commissario tecnico giromondo e discretamente navigato nel mondo del calcio globale, alla luce anche dei suoi trascorsi sulle panchine di Bangladesh, Kuwait, Iran, Yemen e Filippine (alcune tra le tante). Chiamato ad un’ultima grande missione, innestare i principi del calcio nel paese più giovane, e contemporaneamente più povero, del mondo. Sicuramente i frutti del suo lavoro hanno portato ad uno sviluppo crescente del movimento del South Sudan, arrivato oggi ad un buon livello.
Una crescita continua che è stata confermata anche nel doppio match contro il Gibuti valido per il primo turno di qualificazione alla prossima Coppa d’Africa. Una missione difficile quella di qualificarsi alla fase a gironi, riuscita già nel 2015 per il ritiro dell’Eritrea. A condire il tutto c’è stato anche un inizio in salita, visto che nel match di andata la selezione allenata da Joseph Malesh aveva subito una sconfitta pesante per 2-0 in trasferta. A decidere la sfida le reti di Hamza, punizione velenosa, e Breik, in contropiede. Al ritorno, perciò, il South Sudan si presenta con un monte Everest da scalare, una “mission impossible” da realizzare di fronte al suo pubblico, che ha riempito totalmente lo stadio della capitale Juba (basti pensare che alcuni sono assiepati sulle mura divisorie). Recuperare un 0-2 a sfavore e conquistare il pass per la fase a gironi. La corsa verso l’impossibile ha inizio al minuto numero 11, quando i padroni di casa sbloccano il risultato con il calcio di rigore realizzato da Lopidia. La rete infiamma gli animi della folla, che dieci minuti dopo esplode nuovamente di gioia al gol del 2-0. La firma è quella di James Moga, una delle bandiere di questa squadra nonché uno dei giocatori più esperti a livello internazionale, visti i trascorsi con la nazionale del Sudan e alla luce dei vari campionati giocati in India. La sua rete arriva con un tap-in a porta sguarnita, dopo che lui stesso aveva colpito il palo con una conclusione precedente. Il gol è una liberazione, tutta la panchina corre verso il proprio eroe per celebrarlo. Da qui in poi la strada diventa in discesa per le “Tigri”, quello che prima della partita era un “Everest” da scalare diventa una salutare e gioiosa passeggiata in montagna. Ad inaugurarla è sempre Moga, che al 27esimo mette a segno la propria doppietta personale con un altro gol da grande opportunista. A chiudere il primo tempo perfetto, infine, è Dominic Abui Pretino, il quale deposita in rete un pallone vagante in area piccola. A questo punto la ripresa diventa una passerella per i padroni di casa del South Sudan, che chiudono il discorso mettendo a segno altre due reti. Ad entrare nella storia (tra poco diremo perché) e nell’affollato tabellino dei marcatori sono Athir Thomas e Leon Uso Khamis, i quali fissano il punteggio sul 6-0 finale.
https://www.youtube.com/watch?v=WVk2gyef2X4
Ma perché entrano nella storia? In verità oggi tutta la squadra di Joseph Malesh ha scritto una pagina importante del calcio del Sudan del Sud, poiché questo successo contro il Gibuti è ufficialmente la vittoria più netta (ovvero con più gol di scarto) di questa nazionale. Un giorno da ricordare il 28 Marzo 2017 per tutto il popolo del Sudan del Sud, unito nel sostenere le proprie “Tigri”, aldilà di ogni barriera, aldilà di ogni divisione.
Adesso ad attendere il South Sudan, inserito nel Gruppo C, ci sono Mali, Gabon e Burundi. Sulla carta non ci dovrebbero essere chance di qualificazione, anche se la nazionale di Malesh non vuole smettere di sognare, insieme a tutta la nazione, una clamorosa qualificazione alla Coppa d’Africa. Là dove nessuno è mai arrivato, ma dove le “Tigri” sudanesi vogliono osare. In sintesi, parafrasando l’avvocato Buffa, “Do you believe in miracles?”