Leicester-Ranieri, esonero obbligatorio

Fonte foto: eurosport.com

L’idilliaco rapporto tra la dirigenza Leicester, la squadra e il suo, ormai ex, allenatore si interruppe pochi giorni dopo quella irripetibile vittoria. La società decise di mettere sul mercato, grazie all’aumento esponenziale del loro valore, alcuni dei migliori giocatori e in quell’istante avvenne la prima frattura: non importano le dichiarazioni d’amore di Vardy e Mahrez, due dei protagonisti della storia delle Foxes, la cessione di Kanté al Chelsea ha rappresentato la morte tattica della formazione di Ranieri e l’esonero, arrivato diversi mesi dopo, è stato solo un funerale rimandato e obbligatorio.

Non me ne vogliano i retorici dell’ultima ora ma una dirigenza deve vivere nel presente e non nei ricordi come, giustamente, fanno i tifosi, anche chi organizzò gite improvvisate per festeggiare uno scudetto che per qualche oscura ragione sentì suo. Nonostante la buona prova offerta nella Champions League, la stagione delle Foxes è stata disastrosa (eufemismo) e la goccia che ha fatto traboccare il vaso immagino sia stata la prematura uscita dalla FA Cup maturata contro il Milwall, al 90′, in superiorità numerica. In quel match gli antagonisti per antonomasia del West Ham hanno recitato il ruolo che lo scorso anno coprì il Leicester: fortunati e uniti.

Quest’unione armoniosa sembra, per quanto trapela dai tabloid britannici, si sia interrotta molto presto nell’arco di questa stagione tormentata: giocatori appagati, magia svanita ed effetto domino che porta al crollo di una pedina dopo l’altra. L’esonero, per quanto sia stato difficile, è stato inevitabile: il club è 17esimo in campionato, in piena relegation battle e con un calendario terribile, pieno di scontri difficili e quasi tutti in trasferta. Questa interruzione è servita soprattutto a Ranieri: quanti di quegli aficionados dell’ultima ora avrebbero puntato il dito (facendo altra retorica inutile) sul tecnico che ora osannano come se fosse la vittima di chissà quale congiura? Tutti, o quasi. Per un Signore (S maiuscola non casuale) come l’allenatore romano è stato meglio così: uscire di scena a testa alta, dopo un ottavo d’andata di Champions League che non ha ancora chiuso le possibilità di successo delle Foxes e idolatrato in tutto il mondo, perfino da chi lo criticò aspramente quando allenava nel Belpaese.