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Man City-Monaco 5-3: Re Pep rischia, ma poi riporta coi piedi per terra i principini monegaschi

Dai, non mi dite che stasera è andata in onda la partita vera? E io che pensavo fosse lo streaming di un match alla Play Station! Scherzi a parte, capiamo benissimo le perplessità dei tifosi Citizens o monegaschi riguardo alle difese delle rispettive squadre, ma a noi neutrali francamente interessa poco, viva lo spettacolo, viva i gol!
L’Etihad Stadium è il teatro dove va in scena un vero e proprio turbinio di emozioni, un thriller psicologico, la cui trama difficilmente sarebbe mai potuta essere accostata ad un ottavo di finale di Champions League, per sua stessa natura una partita nella quale utilizzare più cautela che azzardo. Nel doppio scontro diretto molto più facile che vada avanti chi resta accorto dietro, piuttosto che chi si riversa in avanti, ma Guardiola e Jardim se lo dimenticano stasera e noi spettatori ringraziamo.

Il Manchester City era atteso all’appuntamento perché doveva dimostrare di aver finalmente assimilato la caratura internazionale del suo allenatore, uscendo dal giardino di casa della Premier per sfondare finalmente sui campi di tutta Europa, mentre il Monaco si presentava oggi dinnanzi alla migliore platea calcistica europea e mondiale per mettere in vetrina i suoi gioielli ed il suo gioco che sta conquistando la Francia. La prima impressione, così, vista da lontano, non può che premiare gli ospiti. Finiti sotto dopo 26 minuti di battaglia a colpi di ripartenze per il gol di Sterling su assist di Sané la squadra monegasca non solo non si piega, ma si rimette a correre e sorprende più volte la retroguardia del City infilando prima il pareggio con Falcao di testa in tuffo, poi il 2-1 con Mbappé a fine primo tempo. Ecco, Mbappé. Classe ’98, paragonato a Thierry Henry, capocannoniere dell’ultimo campionato europeo under 19 (manco a dirlo vinto dalla Francia). Basti dire che dopo una partita come quella di stasera, il totem dell’immenso Titì vacilla, il paragone ci può stare.

Non basta, perché ad inizio secondo tempo arriva anche il rigore per gli ospiti. El Tigre Falcao può affondare la zampata decisiva, ma si lascia ipnotizzare da Caballero e nell’arco di dieci minuti completa il suo momento di appannamento favorendo il contropiede di Sterling che porta al 2-2 di Aguero su clamorosa papera di Subasic. Pareggio, ti aspetti il City, trovi il Monaco. Chi? El Tigre, sì, lui, ma come? Non era entrato nel circolo negativo? Ne esce e fulmina con un lob Caballero al 61′: 3-2 ospite. E adesso? Guardiola? Il City dei cinque tenori in campo (De Bruyne, Silva, Sterling, Aguero, Sané)? Eh niente, ne fa altri tre. Tanto per gradire. Il 3-3 arriva nel momento di maggiore scoramento, al 71′, con Aguero che pesca il jolly col destro al volo da corner. L’inerzia scivola dalla parte di Re Pep, che, col trono vacillante sotto i colpi dei giovani principini monegaschi, chiama a raccolta i suoi e non solo rimonta, ma pone una seria base per superare il turno agilmente al ritorno. Al 77′ Stones, a due passi dalla linea di porta, ribadisce in gol la spizzata di testa di Touré da corner e cinque minuti dopo Aguero, imbeccato in area, mette sui piedi di Sané la rete del definitivo 5-3! E Falcao? Non doveva uscirne da eroe? Nient’affatto, all’84’ si fa respingere il potenziale 4-5 da Caballero di piede in controtempo e per Jordim e compagnia bella si mette male.

Strano fare tre gol in trasferta ed uscire dal campo col broncio. Capita a Manchester se ne prendi cinque ed all’orizzonte non hai altra alternativa che vincere almeno 2-0 in casa. Dura, durissima con questa difesa. Qualcuno ricorderà la coppia Raggi-Glik al Bari qualche anno fa. Arrivò la retrocessione. Ok, i due sono nettamente migliorati ed il contesto è un tantino differente, ma davanti ci sono Aguero, Sterling, Sané, Silva, De Bruyne, Yaya Touré. Peccato, perché le premesse per un grande Monaco c’erano tutte, ma a questo punto la salita verso i quarti di finale si fa impervia. Certo, poi non si sa mai. Stasera nessuno avrebbe scommesso mezza monetina rossa su questo risultato, magari al Louis II succede, nuovamente, l’impensabile!

Luca Petrelli

Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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