Liverpool-Chelsea 1-1: un punto che sa tanto di titolo per Antonio Conte

Il Chelsea esce da Anfield con un punto, il Liverpool quanto meno non perde, ma il discorso per il titolo sembra sempre più chiuso, soprattutto alla luce della sconfitta interna dell’Arsenal contro il Watford e del pareggio del Tottenham in trasferta col Sunderland.

Il Liverpool chiude con questo 1-1 un mese di gennaio a dir poco disastroso, dove se ne sono volate via tutte le speranze di alzare un trofeo quest’anno. Finché parliamo di Premier, chiaramente il titolo poteva sembrare un sogno proibitivo, ma le eliminazioni in League Cup contro il Southampton in semifinale ed in F.A. Cup ad opera di una squadra di Championship come il Wolverhampton pesano sul groppone come un macigno. E’ con questo stato d’animo che gli uomini di Klopp si trovano davanti i primi della classe oggi ad Anfield, tra le mura non più così tanto amiche dopo gli ultimi tre ko consecutivi tra coppe e campionato. Eppure la partenza sembra scacciare i fantasmi. Mané siede in panchina, colui che giocando in Coppa d’Africa si è risparmiato le delusioni in terra inglese, ma ha dovuto sopportare il fardello del rigore sbagliato che ha deciso l’eliminazione del suo Senegal.

Dicevamo, la partenza è tutta per i Reds, che schierano i consueti undici ad eccezione appunto di Mané sostituito da Wijnaldum, con Lallana nel tridente offensivo. Antonio Conte contrappone la formazione tipo con l’innesto di Willian per Pedro e sembra impostare la gara più sul contenimento che sull’offensiva. Moses e Marcos Alonso fungono spesso da veri e propri terzini, con le relative ali (Hazard e Willian) che arretrano sulla linea dei centrocampisti disegnando di fatto un 5-4-1. La pressione dei Reds dura 20 minuti buoni, poi il Chelsea mette la testa fuori dalla propria metà campo e trova subito il vantaggio con una furbizia di David Luiz. Il difensore brasiliano sfrutta gli attimi concitati prima della battuta di una punizione per calciare a sorpresa cogliendo impreparati portiere e difensori ed insaccando il pallone in rete di piatto destro con un bacio al palo.

Il contraccolpo è pesantissimo perché, con tutti i fardelli che si portano appresso, i Reds finiscono quasi schiacciati. La reazione non c’è o, se c’è, è confusa. Il Chelsea difende in maniera ordinata e non concede nulla o quasi. La prima vera occasione del pareggio giunge solamente nella ripresa quando Firmino, pessimo stasera, manda alto un pallone facile facile dopo un rimpallo fortunoso in area di rigore. E’ il 49′ e dopo questo lampo la squadra di Klopp torna nell’anonimato. Fino al minuto 57. All’improvviso l’apertura sulla sinistra trova Milner dimenticato (forse creduto in fuorigioco) che di testa rimette al centro, Moses, in ritardo, tocca la palla aggiustandola per il tap-in aereo di Wijnaldum. L’1-1 cambia di colpo l’inerzia della partita ed il Liverpool, sulle ali dell’entusiasmo e spinto da un ritrovato Anfield, attacca a testa bassa e prova a riaprire partita e campionato. Il Chelsea, in apnea, difficilmente esce dalla sua metà campo, ma, come accaduto nel primo tempo, quando lo fa colpisce nel segno. Al 76′ Diego Costa riceve in area, sterza e viene atterrato da Matip. E’ il rigore che può consegnare game, set, match e titolo al Chelsea, ma Mignolet si supera parando la conclusione dell’attaccante brasiliano naturalizzato spagnolo. Il finale è fatto di tentativi da una parte e dall’altra con uno scatenato Kanté che recupera palloni in ogni dove, permettendo ai suoi di sventare le ultime sfuriate dei Reds e consegnando a Conte un punto che vale oro.

Esulta Antonio Conte a fine partita, perché il match finisce un quarto d’ora dopo le altre gare della serata e sono già arrivate notizie da Londra e Sunderland. L’Arsenal ha perso, il Tottenham ha pareggiato, in soldoni significa +9 su tutte e due, oltre al +10 mantenuto sul Liverpool. Le due di Manchester sono dietro e non possono avvicinarsi di più, tradotto: il Chelsea ha la Premier League in tasca, può solamente perderla. Per il Liverpool una sola buona notizia: gennaio è finito!

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.