Premier League: pari tra United e Liverpool, il City crolla a Goodison Park

E’ finita? E’ finita. Non c’è neanche il benché minimo segnale che possa far pensare ad un recupero da parte di una delle due compagini di Manchester sul Chelsea capolista. Non è una novità per lo United, che, nonostante il pari contro il Liverpool, si conferma in un momento pienamente positivo, ma oramai fuori dalla lotta per il titolo, è invece la sentenza odierna per il City che perdendo 4-0 in trasferta contro l’Everton finisce a -10 dalla squadra di Antonio Conte. Un distacco francamente incolmabile.

Manchester United-Liverpool 1-1
La partita più attesa della Premier League si gioca con un’intensità tutta britannica e si risolve in un pari che lascia l’amaro in bocca ad entrambe le squadre. Il Liverpool non disputa la sua partita migliore, anzi. Offensivamente la squadra di Klopp produce veramente poco, lasciando l’iniziativa per larghi tratti di match agli avversari. Cosa piuttosto inusuale e solamente in parte giustificata dal vantaggio acquisito dal dischetto per il madornale e goffo errore di Pogba al 26′. Il giocatore francese perde la marcatura da corner e nel tentativo di recuperare colpendo di testa, arriva a toccare la palla con le braccia, mettendo i suoi nei guai. Milner dal dischetto è una sentenza e a nulla vale il tentativo di De Gea che indovina l’angolo, ma non può contrastare la potenza del tiro.

Mourinho, dopo un primo tempo giocato benino, ma chiuso in svantaggio, cambia assetto nella ripresa mettendo Rooney per Carrick e passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Lo United ha diverse occasioni, ma Mignolet è in serata di grazia e prende qualsiasi cosa. All’84’ ci pensa invece il palo a salvare sul colpo di testa di Fellaini, ma sul contro-cross Ibra di testa pareggia i conti nonostante il tocco della traversa. Lo svedese segna sempre, questa è la costante, il Manchester United offre una buona prova, ma paga alcune ingenuità dei suoi. Pogba su tutti, ma anche Martial, poco cattivo sotto porta, capace di mancare un gol a porta vuota solamente per il gusto di provare a segnare di tacco, quando sarebbe bastato un facile piattone.

Il Liverpool torna a casa imbattuto e con un punto in più in classifica che significa secondo posto a pari merito col Tottenham. Il Chelsea, però, ha vinto e vola a +7 dalla coppia inseguitrice e, considerato che a sei minuti dalla fine i Reds erano ancora avanti nel punteggio, resta un po’ di disappunto. I Red Devils, che ai punti avrebbero meritato qualcosina in più del pari, comunque guadagnano un punto sui cugini del City accorciando a -2 nell’attesa di un possibile quanto clamoroso sorpasso. La zona Champions è a quattro punti, il secondo posto a cinque, l’unica squadra imprendibile per gli uomini di Mou è proprio il Chelsea. Dopo l’inizio disastroso, il tecnico portoghese ha riportato in carreggiata i suoi.

Everton-Manchester City 4-0
Chiudete le valigie, si torna a casa. Se c’era ancora una timida speranza di rimonta, oggi il Manchester City ammaina definitivamente la bandiera e ripone nel cassetto ogni proposito di successo. C’è da lavorare e tanto, ma anche solamente per mantenere la posizione europea e tentare di entrare in Champions, altro che titolo!

La partita di Goodison Park sembra un film già visto e perfino più volte in questa stagione. Un occhio alle statistiche: possesso palla 71% City, tiri 13-6 per il City, risultato 0-4. A cosa serve dominare la partita se non si ha cattiveria davanti e non si riesce minimamente a contrastare le azioni avversarie? Occhio ai dati difensivi dei Citizens: parate 0-5, tackle 10-22, falli 7-17. E’ tutto qui il riassunto della partita: il City non lotta, non si sporca le mani, non contrasta, prova ad essere bello, ma non riesce minimamente ad essere vincente. Le pressioni di mercato hanno ormai schiacciato Bravo e Stones. Il primo di nuovo inattivo, nonostante qualche tiro gli sia arrivato, dato che ha raccolto ben quattro volte il pallone dal fondo del sacco. Inutile. Stones? Leggero, preciso nel passaggio quanto inesistente nel confronto fisico. A che serve saper giocare la palla quando non si è in grado di fare l’A-B-C del mestiere del difensore.

Il Manchester City, oggi come altre volte, parte bene e prova a stringere d’assedio l’area dell’Everton, ma al primo affondo dei Toffees finisce sotto, subendo l’1-0 di Lukaku servito dal fondo da Mirallas. Il secondo tempo, aperto dal raddoppio di Mirallas lasciato colpevolmente solo al limite dell’area, è una montagna da scalare troppo ripida per non finir giù nuovamente. Cosa che puntualmente succede quando, dopo aver fatto il solletico alla retroguardia di Koeman, i ragazzi di casa confezionano il 3-0 col pallonetto di Tom Davies su Bravo in uscita al 79′. Nel finale c’è tempo anche per la favoletta di giornata: Ademola Lookman, classe ’97 prelevato pochi giorni fa dal Charlton Athletic in League One per undici milioni di sterline, entra al 90′ tanto per perder tempo ed invece finisce per incidere nel punteggio siglando il 4-0 al 94′.

E’ un’altra disfatta colossale per Guardiola, quella definitiva forse. Adesso il City, se vuole salvare la stagione, deve iniziare a pensare in maniera umile concentrandosi sull’obiettivo più concreto dell’accesso alla Champions League, visto che ora la squadra è scivolata al quinto posto. Non è facile finire tra le prime quattro, soprattutto se si prova ancora ad inseguire il Chelsea col rischio di finire stritolati dalla pressione del dover vincere tutte le partite. E’ ora che i Citizens inizino a lottare, a sgomitare, a contrastare oltre che a creare belle triangolazioni davanti. Serve cattiveria insomma. Due parole anche per l’Everton che consolida il primo posto tra gli “umani” rimanendo saldamente al settimo posto con un buon margine di vantaggio sulle altre. Se Koeman dovesse proporre un girone di ritorno simile a quello del suo Southampton l’anno scorso, allora anche le prime sei potrebbero ritrovarsi i Toffees tra i piedi. Finora è mancata la continuità di risultati, ma magari ora la squadra si assesta.

 

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.